Dinamiche demografiche, fattore strategico per una contrattazione di qualità

Milano, 30.11.2016
 
“Per dare nuovo valore aggiunto al nostro agire contrattuale occorre capire le dinamiche nuove che dovremo affrontare. Non è più sufficiente dire che la contrattazione deve essere sempre più rivolta al livello decentrato, perché in futuro saranno sempre più decisivi i contenuti della contrattazione, importante occasione per inserire idee innovative. Solo così rimarremo centrali nell’azione contrattuale e faremo crescere il Paese, che ha  bisogno di ritrovare un obiettivo comune e soprattutto dare prospettive e futuro alle nuove generazioni”. Così il segretario generale della Cisl Lombardia, Osvaldo Domaneschi, aprendo l’incontro di approfondimento sulle dinamiche demografiche e lo sviluppo economico, primo degli appuntamenti organizzati dall’unione sindacale regionale  in vista del congresso 2017. “La contrattazione è strumento di cambiamento, anche dei processi economici – ha sottolineato Aldo Carera, docente di Storia economica e presidente di BiblioLavoro -. Questo però implica una conoscenza dei processi e in questo senso i fenomeni demografici sono decisivi”. Fenomeni che, come ha spiegato il demografo Giancarlo Blangiardo, sono sempre più “squilibrati”. “Nel 2015 il livello delle nascite è stato il più basso dal 1862, per la prima volta da quasi cento anni la popolazione italiana è diminuita – ha sottolineato -. Non sono arrivati immigrati sufficienti per compensare il saldo negativo di 860mila unità e si è avuta una maggiore mortalità, forse a causa dei tagli al sistema sanitario.  A fine 2016 i decessi diminuiranno e torneremo al livello del 2014, ma la natalità diminuirà ancora”. “Così come a livello nazionale, anche in Lombardia, dove su 10 milioni di residenti abbiamo 1,3 milioni di stranieri, è decisivo l’effetto della crescita degli immigrati – ha detto Blangiardo -. Bisogna prendere atto del fenomeno e trovare le modalità per governarlo, per far sì che diventi un fattore di crescita e di sviluppo”. Non si può comunque contare sull’immigrazione per risolvere il problema demografico, perché anche le donne immigrate fanno meno figli. ”La vera strategia per uscirne è attuare un serio piano per il sostegno alle famiglie – ha detto Blangiardo – . Perché in Italia il numero medio di figli desiderato è di 2,2, ma il numero medio realizzato è 1,3”. Sul rapporto tra demografia e lavoro si è soffermata Francesca Sperotti, ricercatrice Adapt. “Le dinamiche demografiche incidono anche sull’economia – ha sottolineato -. La maggiore presenza di lavoratori over55 incide in termini di organizzazione del lavoro, di salute e sicurezza di formazione”. Dai dati Eurofound 2012 emerge che le cattive condizioni di salute sono una delle principali cause riportate nei casi di pensionamento anticipato e che il 19.8% delle persone inattive tra i 55-64 anni dichiara che malattie e disabilità sono le principali ragioni per le quali non cercano una nuova occupazione. 
“Una ricerca condotta in collaborazione con l’università Cattolica evidenzia che la sostenibilità del prolungamento delle carriere è messa in crisi più di ogni altro fattore dalla motivazione al lavoro e dal tipo di mansioni svolte – spiega Sperotti -. L’esigenza di pratiche di age management è fortemente avvertita, come necessità già di oggi e non soltanto in futuro”. 
 
Gli incontri organizzati dalla Cisl Lombardia  proseguiranno mercoledì 14 dicembre con un appuntamento su politica e rappresentanza