Molestie e mobbing, Filca Cisl: lavorare sull’organizzazione del lavoro per contrastare il fenomeno

Milano, 9.3.2017
 
A due anni dalla firma dell’accordo, il codice di condotta contro le molestie sessuali e il mobbing,  primo e unico ad essere introdotto in un contratto nazionale, rischia di rimanere solo una dichiarazione d’intenti. E’ quanto emerso dal convegno organizzato dai sindacati di categoria degli edili, Filca Cisl, Fillea Cgil, Feneal Uil della Lombardia, per fare il punto della situazione sul fenomeno nel settore. “Dal nostro punto di vista l’accordo è stato disatteso e dimenticato – afferma Monica Coltura, delegata alla Novem di Bergamo -. La realtà che tocchiamo con mano ogni giorno è una grande situazione di disagio della maggior parte delle lavoratrici, che lamentano malessere e vessazioni sul lavoro”. Denunciare è sempre difficile, le molestie e il mobbing spesso avvengono in modo da non dare prove sufficienti alle vittime per poter documentare lo stato di disagio a cui sono sottoposte. Per questo è fondamentale avere anche strumenti come i contratti nazionali e aziendali per favorire l’emersione del problema. ”La vera sfida però è come declinare nei luoghi di lavoro impegni ed intenti espressi negli accordi – afferma Sara Piazza, segretaria della Filca Cisl Brescia delegata alle Politiche di genere per la Filca Lombardia -. Non è possibile generalizzare, occorre analizzare il contesto”. “Il mobbing, per esempio, deve essere affrontato da un punto di vista trasversale, perché oggi a causa della crisi tutti i lavoratori sono esposti e ricattabili, donne o uomini che siano”. La proposta della Filca Cisl Lombardia è quella di lavorare sul clima aziendale e sull’organizzazione del lavoro, puntando sulle risorse a disposizione della Regione e dei fondi interprofessionali per avviare interventi sulle competenze relazionali. “L’organizzazione del lavoro è il nodo centrale – aggiunge Piazza – e ora che sia il Jobs Act che la Legge di Stabilità permettono di istituire le commissioni paritetiche credo si potrà e dovrà lavorare sul benessere organizzativo”. 
Un grande ruolo sarà quello svolto anche dai delegati sindacali, nel sensibilizzare le aziende ad una maggiore attenzione alle condizioni di lavoro. Un lavoro tanto più difficile, ma prezioso, quanto minori sono le dimensioni aziendali. “Il nostro settore conta oltre 4.000 aziende, la maggior parte di piccole dimensioni, ed è molto difficile controllare in maniera capillare il fenomeno delle molestie e del mobbing”, afferma Massimo Ghirlandetti, di Federlegno. “Le aziende più grandi hanno indubbiamente più mezzi per attivarsi – afferma Stefania Isabella Massoni, responsabile risorse umane di Holcim -. Noi siamo una multinazionale e a livello europeo abbiamo una green line per la denuncia dei comportamenti non etici, ma la stragrande maggioranza delle imprese è preoccupata di rimanere sul mercato nonostante la crisi”. “Il percorso è ancora lungo – aggiunge –  ma sono convinta che lavorando insieme col sindacato, con un approccio collaborativo, si potrà fare molto”. La situazione è complessa a livello generale, non solo nel settore dell’edilizia o del legno. “Per contrastare le molestie gli strumenti normativi ci sono, ma bisogna agire. Sul mobbing abbiamo solo giurisprudenza ed è più complicato – sottolinea la consigliera regionale di Parità, Carolina Pellegrini -. In generale le donne fanno una gran fatica sul posto di lavoro e in particolare la maternità è un fattore di discriminazione per le donne che lavorano: anche nel 2015 oltre 5.000 donne in Lombardia hanno lasciato il posto nel primo anno di vita del figlio”.