Rigenerazione urbana, occasione di rilancio per superare la crisi dell’edilizia e dare valore alle comunità

Milano, 6.6.2019

Le politiche di riqualificazione urbana, di ri-generazione del territorio, sono un’opportunità di sviluppo sostenibile delle comunità, economico sociale ed ambientale. Ma richiedono un cambio di paradigma e una progettualità che mette al centro la persona, anche rendendola protagonista. E’ quanto emerso nel corso dell’incontro “RI generazione. Strategie per uno sviluppo sostenibile”, organizzato da Cisl e Filca Lombardia nell’ambito del Festival nazionale dello sviluppo sostenibile promosso da Asvis.

“Più soggetti, più realtà – ha sottolineato Paola Gilardoni, segretario regionale Cisl Lombardia – se fanno rete, creano comunità mettendo al centro la persona e riconoscendo il lavoro come strumento di promozione sociale”.  Su questo, l’edilizia può e deve fare la sua parte. “La rigenerazione urbana per il settore è una grande opportunità: bisogna scegliere se coglierla e rilanciarsi o se crollare definitivamente – ha detto il segretario generale della Filca Cisl, Franco Tutti -. La rigenerazione urbana è un tema decisivo per il futuro, ma richiede un investimento serio nel settore dell’edilizia, per cambiare l’Italia in maniera positiva”. “Molto dipende da chi governa i processi – ha aggiunto – e forse abbiamo davvero bisogno di un cambio di mentalità”.

Le storie di rigenerazione urbanistica, territoriale, sociale, offrono lo spazio di una riflessione per un rilancio economico, di sostegno agli investimenti in infrastrutture materiali ed immateriali. Partendo però dall’affrontare i problemi dell’esistente. “L’inquinamento ambientale è uno dei grandi problemi del nostro tempo, che vede la Lombardia drammaticamente protagonista , con una media di 29,6 microgrammi per metro cubo da inquinamento pm10 – ha sottolineato Angelo Ribelli, segretario generale Filca Cisl Lombardia -. Le abitazioni vecchie contribuiscono per un 30-40% a questo dato ed è evidente che oggi più che mai servono nuove competenze e professionalità per riqualificare patrimonio edilizio pubblico e privato. Un’occasione importante di rilancio del settore, uscito devastato da 10 anni di crisi”.

La “terapia” della rigenerazione, applicata al caso lombardo e italiano, può funzionare. A patto, però che si adotti un cambio di prospettiva e che tutti facciano la propria parte. “La prima questione nella rigenerazione urbana è guardare in modo diverso, vedere l’oltre – ha sottolineato Elena Granata, architetto e urbanista del Politecnico di Milano -. Numerosi progetti, già realizzati, dall’High line di New York alla funivia sulle favelas di Medellin, ci insegnano che bisogna cambiare strumenti di osservazione e che la buona architettura fatta dove non te l’aspetti è spiazzante e rigenera, ha ripercussioni positive sul territorio”.

Il presidente di Anci Lombardia, Virginio Brivio, ha sottolineato che rigenerazione significa”riflettere su territorio”, avere una progettualità a 360 gradi. “Siamo pronti a dare il nostro contributo qualificato alla Regione, che ha avviato l’iter di un progetto di legge sulla rigenerazione urbana, affinché le nuove normative recepiscano questo approccio, evitando che il peso ricada sui Comuni”. “Servono ulteriori finanziamenti, interventi significativi sulle bonifiche -ha aggiunto -. I Comuni dovranno fare la loro parte, ma non possono essere l’architrave del sistema delle sperimentazioni regionali”.

Antonio Crescini, direttore della Scuola Edile di Brescia, ha sottolineato l’importanza del settore edile nel contribuire allo sviluppo sostenibile. Il problema, però, è la carenza di figure professionali adeguatamente formate. “Usciti da una crisi che ci è costata 700mila posti di lavoro e 200mila aziende – ha detto – avremmo bisogno di gente giovane, digitalizzata, competente, perché il futuro delle costruzioni non può essere che la sostenibilità, l’innovazione”.

Rigenerazione urbana significa anche rigenerazione sociale. E lo dimostra il progetto “Lacittaintorno” della Fondazione Cariplo, che sta rilanciando quattro quartieri “cerniera” tra centro e periferia di Milano (Adriano, Corvetto, Padova, Chiaravalle) per sviluppare e migliorare il benessere e la qualità della vita per gli abitanti. “Abbiamo aumentato le iniziative culturali, economiche, creative – spiega Chiara Bartolozzi, dell’area Arte e Cultura Fondazione Cariplo -. Abbiamo cercato di rendere la comunità locale attiva e partecipe, protagonista del proprio quartiere e l’esperienza ha dimostrato che è importante Condivisione obiettivi, riconoscimento esigenze territorio, immettere competenze, costruire fiducia”.
Secondo il segretario generale del Sicet Lombardia, Leo Spinelli, è importante partire dal decidere “quale modello di città vogliamo, tenendo conto che per la maggior parte dei loro abitanti le città hanno costi insostenibili”. “La sostenibilità applicata allo sviluppo – ha detto – è anche questione di sostenibilità sociale, a partire dai redditi. Se no continueremo ad avere migliaia di alloggi sfitti perché troppo costosi”.

 

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