Oriocenter, sindacati e lavoratori contro le aperture natalizie

Milano, 10.11.2017

Sindacati sul piede di guerra. Tutte le domeniche di dicembre…poi le festività infrasettimanali e, infine, Natale Santo Stefano e Capodanno: le aperture festive di Oriocenter sono state ufficializzate ieri con una nota rivolta a tutti i consorziati.

“Per la prima volta nella nostra provincia si tenta di passare sopra anche al Natale ed al primo dell’anno, le Feste più sentite per la famiglia e gli affetti delle Persone: questo è troppo! …Eppure, per noi rimane prioritario che si possa lavorare per un commercio che faccia convivere servizi, sviluppo, crescita e corretta concorrenza in una dimensione meno frenetica, più umana, più rispettosa delle esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori. Sostenere questo obiettivo significa anche rispettare e valorizzare il significato ed il valore sociale delle festività”. Così scrivono Mario Colleoni, Alberto Citerio e Maurizio Regazzoni, segretari generali di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil di Bergamo.

I lavoratori dei negozi della galleria si sono fatti promotori di una raccolta firme sostenuta da Filcams, Fisascat e Uiltucs per chiedere di abbandonare l’idea di aperture natalizie. “Abbiamo incontrato la disponibilità di molti colleghi – dice Maria, occupata presso un negozio di profumeria di Oriocenter – e molti altri hanno garantito che appoggeranno la nostra raccolta, che le categorie di Cgil, Cisl, Uil, hanno da subito sostenuto. Al tempo stesso, alcune decine di lavoratori ci hanno detto che hanno avuto il veto di firmare qualsiasi petizione…. Nei primi giorni, comunque, abbiamo raccolto diverse centinaia di firme, e fino a quando non avremo assicurazioni che l’intenzione di aperture festive sarà definitivamente cancellata proseguiremo nella nostra azione”.

I sindacati stanno predisponendo un’azione unitaria per sostenere l’iniziativa dei lavoratori di Oriocenter e di tutti gli altri centri commerciali della provincia, che sull’onda del “fratello maggiore” si sentiranno autorizzati, se non costretti, a ampliare a dismisura ore e giornate di apertura.

“Come noto – proseguono Colleoni, Citerio e Regazzoni – la “liberalizzazione” degli orari introdotta nel 2011 con il Decreto “Salva Italia” ha eliminato ogni vincolo e regola in materia di orari commerciali, senza considerare gli effetti negativi che tale normativa ha prodotto su milioni di persone, in prevalenza donne, e sulle loro famiglie.
E’ necessario affermano i tre che in parlamento si riprenda la discussione per porre fine ad una norma sbagliata ed ingiusta”.