Pensioni, al via part-time agevolato in uscita. Cisl: non è priorità

Milano, 13.4.2016
 
Al via il part-time agevolato in uscita per i lavoratori prossimi alla pensione. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha firmato il decreto che disciplina le modalità della norma introdotta dalla legge di stabilità 2016. Il nuovo meccanismo è destinato ai lavoratori del settore privato con contratto a tempo indeterminato ed orario pieno, che possiedono il requisito contributivo minimo per la pensione di vecchiaia (20 anni di contributi) e che maturano il requisito anagrafico entro il 31 dicembre 2018. Tutti coloro che hanno i requisiti, si legge in una nota del ministero, potranno concordare col datore di lavoro il passaggio al part-time, con una riduzione dell’orario tra il 40 ed il 60%, ricevendo ogni mese in busta paga, in aggiunta alla retribuzione per il part-time, una somma esentasse corrispondente ai contributi previdenziali a carico del datore di lavoro sulla retribuzione per l’orario non lavorato. Inoltre, per il periodo di riduzione della prestazione lavorativa, lo Stato riconosce al lavoratore la contribuzione figurativa corrispondente alla prestazione non effettuata, in modo che alla maturazione dell’età pensionabile il lavoratore percepirà l’intero importo della pensione, senza alcuna penalizzazione. In pratica, chi si trova a tre anni dalla pensione (passati i 63 anni e 7 mesi) potrà richiedere il part-time mantenendo gli stessi contributi che garantiva l’impiego a tempo pieno.  “Il governo non può eludere con misure di questo tipo il problema fondamentale dei lavoratori più anziani e cioè la necessità di reintrodurre la flessibilità nell’accesso alla pensione”, ha commentato il segretario confederale Cisl, Maurizio Petriccioli. “Il part-time agevolato in uscita risponde all’esigenza più volte richiamata dalla Cisl di dare sollievo ai lavoratori in età anziana, riconoscendo la diversità dei lavori, la diversa pesantezza e usura – ricorda – ma non è purtroppo concessa a tutti visto che il settore pubblico ne è stato escluso, oltre al fatto che le risorse previste sono limitate”. Per la Cisl, quindi, “si è persa l’occasione di accompagnare questa nuova normativa con l’introduzione della cosiddetta staffetta generazionale collegando il passaggio dal tempo pieno al tempo parziale con l’assunzione di un giovane. “Il non coinvolgimento dei dipendenti pubblici e la mancata staffetta generazionale, sono, dunque, i due grandi limiti del provvedimento”, conclude Petriccioli.