Milano, 11.5.2017

I giovani intervistati temono un lavoro con basse condizioni economiche. Cercano prima di tutto un lavoro che consenta di guadagnare abbastanza per non vivere alla giornata e progettare un proprio futuro (29,9%). La realizzazione nel lavoro viene spostata dopo tale obiettivo (25,3%).
Il fattore di preoccupazione più importante è il protrarsi della permanenza al lavoro delle generazioni più anziane (73%).
“Oltre ai cambiamenti prodotti dall’innovazione tecnologica e dall’automazione, emerge una forte preoccupazione verso gli squilibri generazionali nel mercato del lavoro e nella spesa pubblica di un paese che invecchia. Tutto questo alimenta un’ampia domanda di rappresentanza nelle nuove generazioni – commenta Alessandro Rosina, curatore dell’indagine e docente di Demografia e Statistica Sociale all’università Cattolica -. Il sindacato può cogliere questa sfida se mostra di essere non solo un utile sportello di servizi e uno strumento per proteggere chi ha un posto di lavoro, ma soprattutto agendo in modo credibile per migliorare le condizioni generali per una presenza solida e qualificata delle nuove generazioni nei processi produttivi e sociali del sistema Paese”.
La ricerca è stata presEntata nel corso di una tavola rotonda cui è intervenuto anche il segretario generale della Fim Cisl, Marco Bentivogli. “Dobbiamo restituire un’idea di futuro ai giovani – ha detto Bentivogli -. Occorrono politiche mirate che li riguardano e che puntino a ridurre le disuguaglianze generazionali nel nostro Paese troppo alte”. “Il sindacato deve aprirsi ai giovani, coinvolgendoli – ha detto -. Parlarne un po’ di meno e far parlare loro”.