Sanpellegrino, protesta contro lo spostamento delle linee delle bibite in vetro e degli aperitivi

Bramaschi (Fai Cisl): “nessuna soluzione alternativa. Continua la mobilitazione”

Milano, 25.1.2021

Linee ferme al sito di Ruspino della Sanpellegrino Spa per due giorni di sciopero (mercoledì e venerdì scorso): è la protesta dei lavoratori, contrari allo spostamento delle linee che producono Sanbitter e bibite in vetro. Non trova, infatti, soluzione il confronto con l’azienda dopo  l’annuncio  della volontà di completare entro l’anno 2021 il suo progetto di investimento che prevede però di cessare la produzione a San Pellegrino, in val Brembana, provincia di Bergamo, delle bibite in vetro e degli aperitivi fino ad ora prodotti.
I lavoratori, con la Rsu e le organizzazioni sindacali Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uil, hanno chiesto all’azienda di rivedere la decisione di spostare le linee in questione e di sostenere tutti gli investimenti che mantengano la diversificazione delle produzioni in essere all’interno dello stabilimento di Ruspino.
“L’azienda prevede l’inserimento di una nuova linea per le lattine da inizio 2022, da affiancare a quella esistente e prevedere gli spazi per un ulteriore investimento dal 2024 di una nuova linea di Pet. Ma le produzioni interessate al possibile trasferimento, sono attività produttive storiche che hanno segnato la nascita e accompagnato nella storia lo sviluppo del sito bergamasco – ha detto Gianluigi Bramaschi, segretario generale di Fai Cisl Bergamo. Anche in questi mesi difficili che abbiamo attraversato a causa della pandemia, le produzioni di questo stabilimento hanno contribuito in modo determinante a tutelare attività produttiva e occupazione, vista la trasformazione imposta dalle chiusure delle attività commerciali che hanno sensibilmente influito sui volumi delle produzioni in vetro. A fine dicembre si era svolta una prima mobilitazione dei lavoratori che aveva fermato la produzione, protesta a cui erano seguiti  incontri di approfondimento tra azienda, Rsu e organizzazioni sindacali. Ad oggi però non è stato possibile individuare soluzioni alternative e si è quindi arrivati a continuare con la mobilitazione. Riteniamo importante trovare gli spazi per mantenere aperto il confronto con l’azienda per individuare le possibili soluzioni capaci di assicurare le necessarie garanzie, sia produttive che occupazionali per il futuro dello stabilimento bergamasco, dell’indotto di settore e le ricadute sul tessuto economico, produttivo e occupazionale di tutta la valle”.
Il 21 gennaio l’azienda ha annunciato l’apertura di un procedimento di cassa integrazione per tutti i 448 dipendenti.