Tramedautore 2013

Milano, 13.9.2013

Dopo aver dedicato al teatro africano un lungo e articolato percorso suddiviso in quattro differenti tappe, la 13esima edizione  di Tramedautore, cui hanno collaborato anche Iscos e Anolf Lombardia, si rivolge quest’anno al subcontinente indiano in particolare ai seguenti paesi: Bangladesh, India, Pakistan e Sri Lanka. Il subcontinente indiano spazia dall’Afghanistan al Nepal, al Tibet, al Pakistan, al Bangladesh fino all’isola di Sri Lanka e comprende alcuni altri piccoli stati come il Bhutan, Sikkim e Maldive.

Quattordici lingue letterarie e oltre 1400 dialetti: l’unica lingua veicolare che fa da collante tra le varie realtà linguistiche è l’inglese, che è entrato nel sistema educativo e in quello pubblico durante la dominazione britannica. Secondo gli antropologi, vi sono due ceppi linguistici: dravidico, che comprende le lingue tamil, buruhi e malayalam (parlate rispettivamente in parte del Pakistan, in India e nello Sri Lanka) e il ceppo indoeuropeo a cui appartengono l’hindi, l’urdu, il persiano, il punjabi, il kashmiri, il pasto, il cingalese, il nepalese e altre lingue minori, tutte parlate un po’ ovunque nel subcontinente (a parte il cingalese che si parla nello Sri Lanka).

Un mondo culturalmente ricco! Numericamente ampio, per le etnie, e radicalmente diverso nella sua prima cognizione culturale: la lingua.

Il festival si apre con un monologo tragicomico dello Sri Lanka Last bus eke kathawa di Dhananjaya Karunaratne.

Lo Sri Lanka è presente anche con il film Machan – La vera storia di una falsa squadra ( al Museo Interattivo del Cinema, domenica 15), con la sceneggiatura di Rwanthie De Chickera, pluripremiata autrice teatrale di Colombo.

L’autrice indiana Manjula Padmanabhan, con la sua black comedy Harvest (Il raccolto), in una chiave fantasmagorica solleva l’agghiacciante argomento del traffico d’organi umani tra il terzo e il primo mondo.
La globetrotter Barbara Barbarani, nella sua conferenza/spettacolo, L’India non è un paese per piangere, ci racconterà un’India non da cartolina e il proprio tormentato vivere tra l’Oriente e l’Occidente.
Le identità multiple, con il testo dal titolo emblematico Borderline (Il confine) dell’anglo-pakistano Hanif Kureishi, riferiscono della violenta transizione di un ex impero verso una società multietnica e multiculturale. Gli stessi temi li ritroviamo nel film 18+ del bengalese Kazi Tipu, con l’accento sulle seconde generazioni di immigrati, in bilico e senza cittadinanza. Il Bangladesh è presente anche con la musica, con un raffinato e virtuoso suonatore di tabla Sanjay Kansa Banik, nato in Bangladesh, vissuto in India, ora in Italia.

 INFORMAZIONI
Outis – Centro Nazionale di Drammaturgia Contemporanea
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