Un bilancio del cinema a Natale

Milano, 8.1.2014
 
Stagione piuttosto deludente dal punto di vista economico questo finale del 2014 per il cinema e neppure il Natale è riuscito a salvarla. I film di maggiore successo sono stati Lo Hobbit 3, Big Hero 6 e Il ricco, il povero e il maggiordomo di Aldo, Giovanni e Giacomo (in una prova piuttosto deludente). 
 
La Disney ha centrato parzialmente l’obiettivo dal punto di vista economico ma ha comunque distribuito un prodotto di buona qualità con Big Hero 6 per la regia di Don Hall e Chris Williams, storia che vede al centro un ragazzo, Hiro, e la sua invenzione (un robot gonfiabile) e che deve molto all’influenza del cinema di animazione giapponese. L’ambientazione infatti si pone al confine tra oriente ed occidente anche se la creatura richiama l’immagine dell’omino della Michelin. Il film sa amministrare equamente commozione ( il fratello del protagonista perde la vita, cosa che raramente si riscontra nei cartoni Disney destinati all’infanzia) e sorrisi ed offre la giusta dose di emozione.  
 
Per restare nel campo dell’animazione va rilevata la buona prova di Paddington, la commedia inglese di Paul King incentrata sul tema dell’accoglienza e molto inglese nei suoi riferimenti anche cinematografici. L’animazione, in questo caso, riguarda l’orsetto protagonista di questa storia che si rifà a racconti per l’infanzia molto noti in Inghilterra e non solo, e che viene reso sullo schermo in modo naturale grazie ai begli effetti della grafica computerizzata. Temi importanti quelli che il film offre alla riflessione dei bambini (ed agli adulti):  la nostalgia e la malinconia ma anche le risorse che ogni creatura dispone anche se considerato diverso. Diversità ed accoglienza sono infatti i temi della riuscita commedia.
 
Ma al di là dei risultati al botteghino altri film meritavano maggior successo. Ne vogliamo segnalare due: il drammatico  L’amore bugiardo – Gone Girl di David Fincher ed il film di Ken Loach Jimmy’s Hall – Una storia d’amore e libertà.
 
Il primo, che pure ha ottenuto un risultato non disprezzabile, racconta di una coppia alle prese con la crisi economica e la disoccupazione fino alla sparizione di lei ed i sospetti sull’uomo. Un film apparentemente poliziesco che in realtà si dimostra una commedia amara sui temi della paura e della sfiducia oltre che del sospetto nella vita di coppia. Una descrizione della “falsa” felicità della vita familiare dove i ruoli si confondono e dove le rivalse portano a far considerare assassino la vittima.
Loach invece ci porta nell’Irlanda del 1921 dentro un dancing per raccontare la storia del proprietario, un buon cristiano accusato di comunismo ed emigrato in America prima di fare ritorno alla sua terra. Come in tutti i film del regista inglese la socialità ed i fenomeni sociali sono al centro del racconto e, rifacendosi ad una figura realmente esistita, ci fa rivivere la vicenda ed il clima di quello che potrebbe definirsi come il primo “centro sociale” della storia. Peccato che il film, distribuito in una ventina di sale, abbia registrato incassi decisamente mediocri.