
Nella giornata di venerdì 28 aprile si è tenuto il terzo incontro del ciclo “Stare in Campo”(iniziative promosse da Cisl Lombardia e Bibliolavoro)
L’incontro è stato curato dal Laboratorio Giovani della CISL Lombardia che ha presentato i 3 progetti a cui si sta dedicando attualmente (Cantiere Scuola, Cantiere Servizio Civile e Cantiere Lavoro povero) e ha dialogato con Rosangela Lodigiani, professoressa di Sociologia dei processi economici e del lavoro all’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Si riportano dei passaggi sugli argomenti trattati durante il momento di approfondimento per il gruppo dirigente Cisl in Lombardia. In chiusura l’intervento del segretario generale della Cisl Lombardia Ugo Duci.
Ferdinando Piccinini, Presidente di BiblioLavoro:
“C’è la volontà da parte del Laboratorio Giovani della CISL Lombardia […] di presentare i progetti che sono stati fatti, da una parte in preparazione al Primo Maggio, dall’altra per rimettere al centro la questione del lavoro, in un’ottica generazionale, anche perché il laboratorio giovani è formato da giovani sindacalisti e giovani che stanno facendo un percorso come civilisti o tirocinanti all’interno della CISL Lombardia”
Giorgio Bonassi, operatore FELSA Brescia, cantiere scuola:
“Il cantiere scuola nasce da alcune domande che, all’interno del Laboratorio Giovani, ci siamo posti per capire e valutare il rapporto che esiste tra sindacato e giovanissimi nei primi anni di scuola superiore. In questi mesi di sperimentazione, il Cantiere scuola, in collaborazione con lo IAL, ha organizzato degli incontri in un istituto professionale di Saronno.
L’esperienza ha sottolineato lo scollamento tra il mondo dell’istruzione e della formazione e il mondo del lavoro, concepiti e organizzativi come due momenti separati e distinti della vita dei ragazzi. Ma se il sindacato nasce e di propone quale corpo intermedio, crediamo possa essere opportuno che questo provi a colmare il gap spazio-temporale tra scuola e lavoro, proponendosi come vero e proprio ente capace favorire l’incontro e il dialogo tra i due mondi e accompagnare le transizioni occupazionali, sempre più labili, che vivono i ragazzi”.
Noemi Maresca/Eleonora Di Vico, cantiere servizio civile:
“Come Laboratorio abbiamo deciso di creare una rete tra i giovani coinvolti nell’organizzazione tramite Servizio Civile, Leva Civica o tirocini e far conoscere il sindacato: per questo abbiamo elaborato un questionario, che ha coinvolto 50 persone di età compresa tra i 18 e i 35 anni che hanno realizzato esperienze in CISL. Vogliamo sottolineare alcuni dati significativi che sono emersi: il 50% dei rispondenti oggi mantiene un ottimo rapporto col sindacato e il 75% vorrebbe essere coinvolto e/o partecipare a iniziative della CISL; tuttavia, circa il 68% afferma che ‘il sindacato è utile ma deve innovarsi’; inoltre, il 46% afferma di non essere riuscito a condividere i valori del nostro sindacato, anche se la volontà di condividerli c’è”.
“Come Laboratorio Giovani, abbiamo deciso di impegnarci a offrire e aumentare sia i momenti di confronto tra volontari/tirocinanti sia tra essi e gli operatori sindacali, ipotizzando che tali momenti potrebbero coincidere con le ore di formazione sulla storia della Cisl. Ciò porterebbe i volontari verso una migliore comprensione dell’Organizzazione, condividendone maggiormente i valori e creando, nel contempo, una rete tra loro e con gli operatori sindacali.”
Giacomo Manfredi, SICET Milano Metropoli, cantiere lavoro povero:
“Il lavoro povero, e più in generale la povertà come categoria, non può essere uno stato naturale dell’individuo: in questi anni di Laboratorio Giovani abbiamo discusso, studiato, pensato su che cosa è il lavoro povero. Cercato di capire chi sono queste famiglie, di conoscerle attraverso i loro racconti. Questa condizione, non la possiamo ritenere accettabile nella nostra società. Siamo sindacato anche per questo, per dare rappresentanza a queste famiglie. Se non lo faremo noi non ci saranno altri a farlo.
Bisogna pensare anche ad un nuovo livello organizzativo, di lavoro in questi luoghi: non sempre deve essere chi vive in queste condizioni ad adeguarsi al nostro sistema organizzativo, ma dovremmo essere noi a trovare gli strumenti idonei per dare rappresentanza a questi lavoratori, spesso giovani, adeguarci ai lori bisogni alle loro istanze.”
Michela Guzzi, ANOLF Monza Brianza Lecco, cantiere lavoro povero:
“Gli stranieri in condizione di povertà assoluta aumentano di anno in anno e la quota di cittadini stranieri in questa condizione è superiore di 4 volte rispetto a quella dei cittadini italiani. La percentuale di famiglie extracomunitarie che non riesce a soddisfare i bisogni essenziali è invece 5 volte più consistente che tra le famiglie italiane. Povertà e indigenza, come ci suggerisce la rete dei Centri d’ascolto della Caritas e come registriamo quotidianamente.
Sicuramente, come sindacato, dobbiamo e soprattutto possiamo fare qualcosa in più. Ovviamente, sono necessarie idee, azioni e strategie. Sono necessarie anche volontà e risorse affinché il sindacato sia capace, da una parte, di rappresentare una componente sempre più significativa dei nostri contesti lavorativi e formativi e, dall’altra, perché si ponga in una condizione di reale vicinanza verso i fragili e gli ultimi, anche verso coloro che non hanno né stabile reddito né regolare iscrizione sindacale. Molto è stato fatto e molto sicuramente si farà”
Rosangela Lodigiani professoressa di Sociologia dei processi economici e del lavoro all’Università Cattolica del Sacro Cuore:
“Gli interventi che abbiamo ascoltato oggi si pongono su diversi piani: quello dei confini e i significati del lavoro (le esperienze riportate, infatti, spesso non corrispondono alla definizione giuridica di lavoro), quello che vede il sindacato come organizzazione in ascolto (dalle parole riportate emerge una richiesta di ascolto molto chiara, che passa attraverso le parole dei giovani sindacalisti) e infine quello della consegna (perché l’organizzazione non solo è interrogata, ma è anche chiamata a delle consegne).
Dagli interventi esce una passione per la rappresentanza, soprattutto per la rappresentanza degli ultimi. Il tema vero è la questione del rapporto tra lavoratori e cittadini: la rappresentanza del lavoro sempre meno è confinata dentro al lavoro, ma deve guardare alla dimensione di vita complessiva del lavoratore, quindi rappresentare il lavoratore vuol dire sì contrattare per il salario, per i diritti del lavoro, ma il lavoratore ha anche bisogno di essere tutelato negli aspetti familiari, fuori dalla sfera lavorativa. Non bisogna quindi ridurre l’essere cittadini all’essere solamente lavoratori, bisogna guardare anche a tutte quelle persone che portano una contribuzione alla società che però non viene considerato giuridicamente lavoro.
La CISL è tante cose, tra le quali essere un sindacato di prossimità: vedere un sindacato attivo e presente e che si rende presente attraverso i servizi e le associazioni è un’occasione di incontro, di ascolto, di apprendimento, di capacità di prendere la parola”
Ugo Duci, Segretario Generale CISL Lombardia:
“Questa occasione è solo il ‘primo tempo’ di confronto con i nostri giovani, che io spero sia il più provocante possibile, dove provocante è inteso come ‘chiamare verso’, mettersi in relazione, noi siamo aperti a una provocazione, nel senso letterale.
Servizio civile e tirocinio sono due forme da espandere ed estendere alle UST e alle Federazioni, perché sono l’occasione migliore che abbiamo di ingresso di giovani nel mondo del sindacato e poi un’occasione di scouting per possibili stabilizzazioni e per possibili presenze all’interno del sindacato, perché per capire cos’è, com’è e come agisce la CISL non c’è niente di meglio che viverla: anche per questo stiamo conducendo un’indagine sui nostri giovani, sui 63.000 under 35 iscritti alla CISL Lombardia.
A noi non compete stabilire le istanze e i bisogni delle persone, a noi compete ascoltare quei bisogni e non promettere una risposta, ma agire una rappresentanza comunitaria, in quanto si basa sulla solidarietà, sulla prossimità, sulla reciprocità dell’attenzione, per organizzare le risposte possibili: non solo salario, occupazione, ma anche salute, casa, accoglienza, cioè persona nella sua totalità”.




