Via alla proposta unitaria Cgil Cisl Uil su nuovo modello contrattuale

Milano, 15.1.2016

 
Via libera dagli esecutivi unitari di Cgil, Cisl e Uil alla proposta dei sindacati per riformare il modello contrattuale. Tre i pilastri del documento, dal titolo “Un moderno sistema di relazioni industriali. Per uno sviluppo economico fondato sull’innovazione e la qualità del lavoro”: contrattazione, partecipazione e regole (rappresentanza). “Un documento importante, perché rimette al centro del dibattito la questione del lavoro e dei contratti – afferma Osvaldo Domaneschi, segretario generale Cisl Lombardia -. Siamo in una fase in cui il Paese discute molto di reddito di cittadinanza, degli 80 euro, di misure contro la povertà. Tutte cose importanti ma che rischiano di distogliere l’attenzione dalle questioni salariali e delle relazioni industriali”. “Vogliamo rilanciare un’idea di contrattazione fortemente legata all’azienda, al territorio, al distretto industriale – aggiunge -. Il contratto nazionale sempre più deve diventare riferimento per ciò che attiene al salario minimo garantito per tutti i lavoratori di quel settore e lasciare le questioni legate alla salario di produttività, all’organizzazione del lavoro, ai temi della conciliazione, delle politiche attive, laddove si svolge il rapporto diretto con i lavoratori e quindi in azienda e sul territorio”. Nella proposta unitaria, per quanto riguarda la contrattazione si confermano i due livelli con la centralità del contratto nazionale; gli aumenti salariali vengono legati non più (solo) all’inflazione ma a “dinamiche macroeconomiche” e si punta non soltanto alla difesa del potere d’acquisto ma al suo incremento, oltre che ad implementare la contrattazione di secondo livello (aziendale o territoriale) e la produttività. Obiettivo è la rappresentanza e la tutela di tutte le forme contrattuali; allo stesso tempo si dice di diminuire il numero dei contratti nazionali (la cui durata potrebbe salire a quattro anni). Altro punto principale è che Cgil, Cisl e Uil chiedono “l’esigibilità universale” dei minimi salariali definiti dai contratti nazionali, “in alternativa all’ipotesi del salario minimo legale”, che “va sancita attraverso un intervento legislativo di sostegno, che definisca l’erga omnes dei Ccnl”, dando attuazione a quanto previsto dall’articolo 39 della Costituzione. Così come, richiamando un altro articolo della Carta (l’articolo 46), puntano sulla partecipazione dei lavoratori alle scelte delle imprese (la partecipazione alla governance, nei consigli di sorveglianza nel modello duale; quella organizzativa ed economico-finanziaria). “È una proposta fatta di speranze e non di paure, per una contrattazione migliore che metta al centro la condizione dei lavoratori e un nuovo ruolo: meno subalterni e più protagonisti nelle imprese”, ha sottolineato aprendo i lavori degli esecutivi il segretario confederale della Cisl, Gigi Petteni. “A Confindustria e a tutte le controparti imprenditoriali – ha aggiunto – diciamo: confrontiamoci dialogando, non partiamo da chiusure perché il mercato del lavoro darà una spinta decisiva all’economia”.