Milano, 20.2.2015

Il lavoro da fare, per invertire la tendenza della crisi, non manca certo. Gli ultimi dati Ocse hanno collocato nuovamente l’Italia tra i paesi industrializzati più in sofferenza. “Cos’altro ci serve per convincerci che gli strumenti che oggi abbiamo per la gestione del mercato del lavoro, delle politiche attive, sono un fallimento e non funzionano?”, ha detto il segretario generale Cisl Lombardia, Osvaldo Domaneschi. “Affrontare le questioni del Jobs act, del mercato del lavoro, dell’articolo 18 – ha avvertito – senza legarle a un’idea di sviluppo, di crescita e di innovazione di questo Paese è totalmente inutile”. Sulla questione delle politiche attive e del collocamento pubblico, per esempio, occorre fare molto di più. “E’ assolutamente giustificato il timore che il nuovo contratto a tutele crescenti possa penalizzare il ricorso all’apprendistato – ha aggiunto Domaneschi – perché non può essere altrimenti in un Paese come il nostro, in cui sistema imprenditoriale e produttivo non ha mai investito seriamente sulla formazione”. Sulle politiche attive e l’apprendistato, la Cisl lombarda ha incassato la disponibilità della Regione a lavorare su un fronte comune. Lo ha ribadito il direttore generale dell’assessorato al Lavoro, Gianni Bocchieri, sottolineando la necessità che le regioni mantengano però il proprio ruolo in materia e non siano surclassate dall’agenzia nazionale.