Milano, 30.1.2015
I lavoratori del settore agroalimentare hanno manifestato questa mattina davanti a Palazzo Lombardia, per richiamare sulle grandi difficoltà create dalla crisi. L’iniziativa si inserisce nell’ambito della giornata di mobilitazione nazionale promossa dal sindacato di categoria Fai Cisl che in Lombardia interessa oltre 200mila addetti, tra aziende industriali e imprese agricole. “L’agroalimentare per la crescita, lo sviluppo e il lavoro” lo slogan della manifestazione, che ha rilanciato le richieste al governo e alla Regione: misure per una forestazione produttiva e sostenibile; rilancio dell’industria alimentare, rilancio dei consorzi di bonifica; interventi per favorire il lavoro regolare, a partire dall’approvazione in tempi brevi della proposta di legge quadro sulla “Rete del lavoro in agricoltura” e il no all’estensione dei voucher; rilancio del settore pesca, con la definizione di ammortizzatori sociali, il riconoscimento del lavoro usurante e il rifinanziamento del piano triennale; rilancio del sistema allevatori, attraverso il rifinanziamento delle risorse assegnate al settore e la definizione di un sistema di ammortizzatori sociali. “In Lombardia sono sotto controllo delle associazioni circa 3.900 allevamenti e il 42% della produzione di latte nazionale – spiega Attilio Cornelli, segretario generale della Fai Cisl Lombardia -. I 450 operatori, suddivisi tra il laboratorio Aral, le 9 Apa provinciali, il laboratori di genetica e servizi e l’associazione nazionale Anafi, danno agli allevatori lombardi tutto il supporto per una gestione economica dell’allevamento ma nello stesso tempo lavorano per la sicurezza alimentare di tutti noi, garantendo la salubrità degli alimenti che vengono utilizzati per i prodotti “Made in Italy””. Il ministero, però, ha continuato in questi anni a tagliare i finanziamenti necessari alla sopravvivenza di tutto il sistema, mettendone seriamente in pericolo l’esistenza. “In questi anni le risorse aggiuntive regionali hanno consentito di ridurne l’impatto negativo – sottolinea Cornelli -, ma gli ulteriori tagli programmati hanno già messo a rischio l’occupazione con l’aggravante che per il settore non sono previsti ammortizzatori sociali. Se Regione Lombardia non dovesse intervenire rapidamente le conseguenze sarebbero disastrose ed inevitabilmente si determinerebbero perdite occupazionali di elevata professionalità”.