Anche la tutela ambientale diventa scontro politico

Divisioni alla vigilia dei negoziati sulla legge europea per il ripristino della natura

La salvaguardia della natura, la tutela della biodiversità e il ripristino degli ecosistemi compromessi dovrebbero costituire delle priorità nell’interesse della comunità intera e non essere oggetto di disputa politica. Ma, evidentemente, se il pianeta si trova in emergenza ambientale un motivo c’è ed è da ricondurre totalmente alla miopia degli esseri umani.

Si potrebbe riassumere così la vicenda che ha portato il 12 luglio al voto dell’Europarlamento   sulla proposta di legge europea riguardante un regolamento per il ripristino della natura (Nature Restoration Law). Partita con un’iniziativa della Commissione europea del giugno 2022 nel quadro del Green Deal, la questione è poi passata al vaglio del Consiglio dell’Ue che nel giugno di quest’anno ha concordato una soluzione al ribasso causa l’opposizione di alcuni governi europei (tra i quali l’Italia). La legge è inoltre diventata nel corso dei mesi una sorta di simbolo dello scontro politico tra la maggioranza che ha sostenuto la Commissione a guida Ursula von der Leyen (Socialdemocratici, Verdi, Sinistra radicale e Liberali) e la coalizione che si propone di diventare maggioranza alle elezioni europee del prossimo anno (Popolari e destre dei Conservatori e riformisti e di Identità e Democrazia).

Una spaccatura a metà dell’Aula confermata dal margine ridotto con cui è stato approvato il provvedimento: 336 voti a favore, 300 contrari e 13 astensioni. Tutto ciò non per approvare la legge, ma solo per poter avviare i negoziati con il Consiglio sul testo definitivo di una legge che, tra l’altro, prevede il rinvio degli obiettivi di ripristino (già ridotti dal Consiglio) «in caso di conseguenze socioeconomiche eccezionali».

Ecosistemi e biodiversità in declino

Come se non ci si rendesse conto che la natura in Europa è in declino allarmante. La perdita di biodiversità e il degrado degli ecosistemi proseguono, mentre oltre l’80% degli habitat naturali si trova già in cattive condizioni. Dal 1970 a oggi in tutta Europa le zone umide si sono ridotte del 50%, mentre solo nell’ultimo decennio sono diminuiti il 71% dei pesci e il 60% delle popolazioni di anfibi. Si stimano poi in circa 12 miliardi di euro annui le perdite economiche accusate dall’attuale declino della biodiversità e dagli impatti della crisi climatica.

Come indicato anche nel Green Deal europeo, si tratta di «una delle minacce maggiori che l’Ue deve affrontare nei prossimi decenni» perché sia la società che l’economia europee dipendono fortemente dai benefici offerti da ecosistemi sani. I recenti sviluppi geopolitici hanno poi evidenziato la necessità di salvaguardare la sicurezza e la resilienza dei sistemi alimentari, mentre i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità rappresentano minacce significative per la produttività agricola.

Finora, però, il ripristino degli ecosistemi nell’Ue è stato largamente insufficiente, sia per carenza di obiettivi specifici nella legislazione esistente sia perché alcuni ecosistemi (le foreste e gli agroecosistemi) non sono contemplati in modo adeguato dalla normativa.

Tutte ragioni che hanno portato la Commissione europea a proporre, nel giugno 2022, la proposta di regolamento sul ripristino della natura, basata su norme giuridicamente vincolanti a integrazione di quelle esistenti. L’obiettivo è che le misure di ripristino coprano almeno il 20% delle superfici terrestri e marine dell’Ue entro il 2030 e si estendano infine a tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050. Si intende così ripristinare gli ecosistemi degradati (zone umide, foreste, aree marine, agroecosistemi, fiumi e laghi e habitat alluvionali), soprattutto quelli con un alto potenziale di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica, e di prevenire e ridurre l’impatto delle catastrofi naturali. Ciò dovrebbe contribuire a garantire che entro il 2030 la biodiversità dell’Ue sia sulla via della ripresa e che entro il 2050 siano messe in atto misure di ripristino per tutti gli ecosistemi europei che ne hanno bisogno.

Sempre che il prossimo negoziato tra le istituzioni dell’Ue, nell’ambito della procedura di codecisione, non indebolisca ulteriormente il testo della futura legge europea.

Una Campagna a favore della legge europea

«Il declino della biodiversità europea è così avanzato che la conservazione e la protezione della natura residua non saranno sufficienti per arrestare la perdita di biodiversità» sostiene la campagna internazionale #RestoreNature. Promossa dall’European Environmental Bureau (Eeb), la più grande rete europea ambientalista che riunisce 180 organizzazioni di 40 Paesi europei, dal network internazionale del Wwf, attivo in oltre 100 Paesi, e da BirdLife Europe, costituito da 48 organizzazioni nazionali, la campagna considera la legge dell’Ue un potenziale «punto di svolta per affrontare la duplice crisi della biodiversità e del clima».

Ciò che rende unica questa opportunità, spiegano i promotori di #RestoreNature, è che «questa legge obbligherà legalmente i Paesi dell’Ue a ripristinare una determinata quantità di natura. Se falliscono, possono essere ritenuti responsabili e portati in tribunale». Ripristinare la natura, si legge in una lettera aperta inviata ai decisori politici nell’ambito della campagna, «significa ripristinare il nostro più grande alleato nell’affrontare le crisi climatiche e della biodiversità, ripristinare la nostra salute e il benessere generale e ripristinare la resilienza delle nostre economie». Eppure, sostiene il Wwf, «c’è chi per bocciare un impegno come quello che prevede il ripristino delle aree naturali degradate lo definisce come “ideologico”. Ci sono associazioni agricole secondo cui dare spazio alla natura nelle aziende agricole metterebbe a rischio la sicurezza alimentare. Vogliamo spiegare alle persone che è vero il contrario, perché una gestione più ambientalmente sostenibile dell’agricoltura è l’unica strada per avere una produzione redditizia e capace di assicurare profitti duraturi alle aziende».

Secondo i promotori di #RestoreNature, dunque, i cittadini devono pretendere dagli europarlamentari un forte segnale di attenzione e consenso su questa legge, «perché dalla sua approvazione dipendono il nostro futuro e la nostra sicurezza climatica e alimentare».