A Bergamo presidio Cgil, Cisl e Uil per l’Ispettorato del lavoro

Milano, 7.11.2017

Hanno manifestato davanti al palazzo della Prefettura di Bergamo circa 50 lavoratori dell’ispettorato del lavoro provinciale, in agitazione per i tagli al servizio prospettati dal governo e la costante carenza di personale. Dallo scorso lunedì i dipendenti di via Novelli non usano più le loro auto proprie per effettuare i sopralluoghi nelle aziende e non effettuano straordinari, sia interni che esterni agli uffici, oltre che ritardare l’apertura degli sportelli di un’ora al giorno con apposite assemblee.

La delegazione sindacale composta, oltre che dai segretari del Pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil e dai rappresentanti delle Rsu, anche dai segretari generali dei tre sindacati bergamaschi, ha incontrato il vicario del Prefetto, Francesca Iacontini. All’incontro ha partecipato anche il direttore dell’Ispettorato, Carlo Colopi. “Il ruolo dell’ispettorato del lavoro in provincia di Bergamo è stato determinante al fine del rispetto della legalità nel mondo del lavoro, e importante per il servizio svolto quotidianamente nei propri sportelli (dimissioni, maternità, servizio turno, ecc) – hanno detto Gianni Peracchi, Ferdinando Piccinini e Amerigo Cortinovis al termine dell’incontro – per questo abbiamo chiesto al vicario di farsi carico delle legittime proteste e portarle all’attenzione del governo centrale. È importante andare incontro alle richieste dei lavoratori in quanto l’ispettorato giocherà un ruolo strategico in materia di sicurezza nel mondo del lavoro per la prevenzione degli infortuni come è emerso dal tavolo sulla sicurezza del lavoro con Ats”.

La mole di attività svolta dall’Ispettorato provinciale consiste in 723 pratiche irregolari, 119 lavoratori trovati in nero, 675 richieste d’intervento evase, 1486 tentativi di conciliazione svolti e 985 provvedimenti di anticipazione maternità. “Un’attività – dicono Dino Pusceddu, Angelo Murabito e Livio Paris per Cgil, Cisl e Uil del Pubblico Impiego – che richiede un forte impiego di risorse in termini di banche dati, assunzioni di personale, formazione e miglioramento delle condizioni professionali ed economiche dei lavoratori. Invece, dopo un anno di totale confusione, l’ufficio di Bergamo deve fare i conti con un taglio di circa 7 milioni di euro”.