Milano, 7.11.2017
Donato Carrisi, autore letterario di successo, diventa regista dirigendo una storia tratta da uno dei suoi romanzi più noti: La ragazza nella nebbia. Il suo è un esordio abbastanza convincente oltre che fortunato, dal momento che la distribuzione lo ha piazzato in quasi 400 sale sul territorio nazionale, conquistando uno dei primi posti come incassi. Il film, ambientato in un piccolo paese di montagna, ruota attorno alla scomparsa di una sedicenne ed all’azione dell’ispettore Vogel che usa la giustizia come leva mediatica per gettare i sospetti su un professore estraneo alla comunità ma presentato come un mostro, pur in assenza di prove certe. Carrisi quindi ne fa un’opera che riflette sulla giustizia soprattutto quando essa viene plasmata sulla base del desiderio di notorietà e sulla capacità di bucare gli schermi televisivi, anche tradendo le procedure investigative corrette. La figura di questo commissario egocentrico è ben caratterizzata da Toni Servillo, anche se con una recitazione sopra le righe e con un insufficiente scavo psicologico. Dal punto di vista formale il film è comunque ben girato ed offre fin troppe sorprese allo spettatore che viene coinvolto più dalla trama che dalla riflessione, come d’altronde succede quando si è succubi più della tv che dalla realtà dei fatti.