
Milano, 11.4.2019
Dopo la scheda informativa realizzata lo scorso 17 gennaio, il dipartimento delle Politiche europee ed internazionali, di cooperazione e migratorie della Cisl Lombardia ha realizzato una scheda di aggiornamento sulla Brexit e sul processo di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. La pubblichiamo qui di seguito.
Le decisioni del Consiglio Europeo straordinario
A seguito della richiesta presentata dal governo britannico lo scorso 5 aprile 2019 di un’ulteriore proroga dei tempi per la Brexit e l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, il Consiglio europeo straordinario del 10 aprile, dopo lunghe discussioni, ha accordato una proroga così da consentire la ratifica dell’accordo di recesso.
La nuova data ultima individuata è stata fissata al 31 ottobre 2019; se l’accordo non sarà ratificato entro tale data, il recesso diventerà effettivo il 1° novembre 2019.
Rimane ferma la possibilità che le parti ratifichino l’accordo di recesso prima di tale data; in questo caso il recesso avrà luogo il primo giorno del mese successivo.
Se il Regno Unito non avrà ratificato l’accordo di recesso entro il prossimo 22 maggio, dovrà obbligatoriamente, come previsto dai trattati, organizzare le elezioni del parlamento europeo. Se ciò non dovesse avvenire, il Regno Unito sarà automaticamente fuori dall’Unione Europea dal 1° giugno 2019, con o senza ratifica dell’accordo di recesso.
Cosa può succedere entro il 31 ottobre
Nelle conclusioni del Consiglio Europeo straordinario, si ribadisce che le istituzioni europee non sono disposte a modificare l’accordo raggiunto con il Regno Unito, in particolare per la parte giuridicamente vincolante che riguarda i termini dell’uscita dal Regno Unito dall’Unione (contributo inglese alle casse di Bruxelles per gli impegni già assunti, diritti dei
cittadini, ‘backstop’ sull’Irlanda del Nord, periodo di transizione fino almeno a fine 2020).
L’unica possibile apertura da parte delle istituzioni comunitarie riguarda la dichiarazione politica che accompagna l’accordo; questa dichiarazione, giuridicamente non vincolante, definirà il rapporto tra Bruxelles e Londra, ed è la parte su cui al momento si è avviato un primo dialogo tra Theresa May ed il partito laburista.
La data del 31 ottobre è una mediazione tra le differenti richieste dei 27 Paesi Ue e soprattutto rappresenta la data di entrata in carica della nuova Commissione Europea, così che non ci sarà modo di avere una nuova Commissione europea (di fatto l’organo di governo dell’Unione) con rappresentanti del Regno Unito, anche in vista dell’imminente decisione riguardo al prossimo bilancio comunitario per il periodo 2021-2027.
Durante tutto il periodo di proroga (cioè fino al momento della ratifica dell’accordo o al massimo fino al 31 ottobre), il Regno Unito, a norma dell’articolo 50 del Tue, continuerà a essere uno Stato membro con tutti i diritti e gli obblighi che ne conseguono, e che ha il diritto di revocare la sua notifica in qualsiasi momento.
Per questo motivo il Regno Unito, se non avrà ancora ratificato l’accordo entro il 22 maggio, è obbligato ad organizzare le elezioni per i propri rappresentanti al Parlamento europeo. Se non eleggesse i propri rappresentanti all’assemblea di Strasburgo le sedute – e relative decisioni – di quest’ultima potrebbero risultare invalide. Ma se Londra si rifiutasse di partecipare alle elezioni europee di maggio, uscirebbe senza alcun accordo dall’Unione europea già l’1 giugno.
Per evitare questa situazione paradossale in cui gli eventuali parlamentari britannici verrebbero eletti solo per il periodo da luglio 2019 (data di inaugurazione della nuova legislazione europea) a ottobre 2019, la premier May ha subito ribadito come l’obiettivo del suo governo sia comunque quello di arrivare alla ratifica dell’accordo di recesso il prima possibile, anche a fronte della nuova proroga.
Nel Consiglio del 10 aprile, i leader dei 27 Paesi Ue hanno insistito e hanno ribadito che il Regno Unito deve comportarsi in modo costruttivo e responsabile durante tutto il periodo di proroga, come richiede il dovere di leale cooperazione, e il Consiglio si attende che il Regno Unito ottemperi a questo impegno e obbligo previsto dal trattato secondo modalità che rispecchino il suo status di Stato membro in fase di recesso.
A tal fine il Regno Unito deve facilitare all’Unione l’adempimento dei suoi compiti e astenersi da qualsiasi misura che rischi di mettere in pericolo la realizzazione degli obiettivi dell’Unione, in particolare quando partecipa al processo decisionale dell’Unione.
Quest’ultimo richiamo viene ritenuto particolarmente doveroso per avere rassicurazioni dal Regno Unito che non ostacolerà durante il periodo di proroga il processo decisionale europeo (ad esempio ponendo il veto) in particolare su alcune questioni che potrebbero penalizzarli in futuro in quanto Paese terzo rispetto all’Unione europea.
Il Consiglio europeo ha già fissato una riunione nel giugno 2019 per verificare ed esaminare i progressi compiuti nel processo di ratifica dell’accordo di recesso da parte britannica.