Cambiamenti climatici: il parere dei cittadini

Un sondaggio Eurobarometro conferma la sensibilità ambientale degli europei

Che sia dettato dall’evidente estremizzazione degli eventi atmosferici, dal generale aumento delle temperature o dalle correlazioni con la crisi energetica, sta di fatto che la sensibilità ambientale della popolazione europea sembra essere in miglioramento. Secondo l’ultimo sondaggio Eurobarometro sul tema, infatti, più di tre quarti dei cittadini dell’Ue pensa che il cambiamento climatico sia un problema molto serio in questo momento; la maggioranza degli europei ritiene che l’Ue, i governi nazionali, le imprese e l’industria siano responsabili del grado di lotta al cambiamento climatico, mentre circa un terzo si ritiene personalmente responsabile. Per realizzare questo Eurobarometro speciale sui cambiamenti climatici sono stati intervistati 26.358 cittadini dell’Ue di diverse età e categorie sociali, nei 27 Stati membri, tra il 10 maggio e il 15 giugno scorsi. I risultati sono in linea con quelli dell’ultimo Eurobarometro standard svolto in primavera, a conferma del fatto che i cittadini europei sostengono la transizione energetica, considerano i cambiamenti climatici e ambientali una priorità a cui l’Ue deve far fronte e auspicano forti investimenti nelle energie rinnovabili. Va ricordato che la normativa europea sul clima stabilisce l’obiettivo vincolante della neutralità climatica entro il 2050 e introduce il traguardo intermedio di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.

«I cittadini europei sono consapevoli dei rischi posti dalle crisi legate al clima e alla biodiversità, ma al contempo riconoscono che la transizione verde costituisce un’occasione per costruire un futuro migliore, più sano e sicuro» ha commentato i risultati dell’indagine Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo della Commissione europea per il Green Deal europeo, osservando che «l’avanzamento del Green Deal europeo può ancora contare su un solido sostegno popolare, sta ai politici e ai responsabili decisionali rispondere a questa chiamata».

Accelerare la transizione “verde”

Dai risultati dell’Eurobarometro emerge che il 77% degli intervistati ritiene che il cambiamento climatico sia un problema molto serio, classificandone la gravità tra 7 e 10 su una scala fino a 10. Il cambiamento climatico è considerato il problema più grave che il mondo deve affrontare dagli intervistati in sette Paesi: Belgio, Danimarca, Germania, Irlanda, Malta, Paesi Bassi, Austria, Finlandia e Svezia. Si colloca tra i primi tre in 16 dei 27 Stati membri.

Più di 6 cittadini dell’Ue su 10 affermano di aver intrapreso azioni per combattere il cambiamento climatico negli ultimi sei mesi e, in generale, gli intervistati concordano sul fatto che intervenire sul cambiamento climatico può avere dei vantaggi. L’84% degli europei è convinto che gli interventi per combattere i cambiamenti climatici e risolvere le questioni ambientali dovrebbero essere una priorità anche per migliorare la salute pubblica, mentre il 63% degli intervistati ritiene che prepararsi agli effetti dei cambiamenti climatici possa avere conseguenze positive per i cittadini dell’Ue. Quasi nove europei su dieci (87%) considerano importante che l’Ue fissi obiettivi ambiziosi per aumentare il ricorso alle energie rinnovabili e una percentuale analoga (85%) ritiene altrettanto cruciale che l’Ue intervenga per migliorare l’efficienza energetica, ad esempio incoraggiando i cittadini a isolare le abitazioni, installare pannelli solari o acquistare automobili elettriche.

Secondo la maggioranza l’Ue (56%), i governi nazionali (56%), le imprese e l’industria (53%) sono responsabili della lotta al cambiamento climatico, il 35% si ritiene personalmente responsabile e il 67% pensa che il proprio governo nazionale non stia facendo abbastanza.

Tre quarti dei cittadini intervistati (75%) pensano che agire sul cambiamento climatico porterà a un’innovazione che renderà le imprese dell’Ue più competitive (29% totalmente e 46% tendenzialmente d’accordo). Quasi altrettanti (73%) concordano sul fatto che il costo dei danni causati dal cambiamento climatico è molto più alto del costo dell’investimento in una transizione verde (33% totalmente e 40% tendenzialmente d’accordo). Sette intervistati su dieci (70%) credono che la riduzione delle importazioni di combustibili fossili dall’esterno dell’Ue possa aumentare la sicurezza energetica e avvantaggiare economicamente l’Ue, mentre quasi otto su dieci (78%) ritengono che si dovrebbe destinare più sostegno finanziario pubblico alla transizione verso le energie pulite, anche se ciò significa ridurre i sussidi ai combustibili fossili.

Il 58% ritiene che l’uso di fonti energetiche rinnovabili dovrebbe essere accelerato, l’efficienza energetica aumentata e la transizione verso un’economia verde accelerata. Per alleviare la pressione economica causata dalla crisi energetica, il modo preferito di agire è accelerare la diffusione delle energie rinnovabili (29%) e adottare misure economiche (29%).

Nuova direttiva sull’efficienza energetica

Intanto il Consiglio dell’Ue ha adottato una nuova direttiva sull’efficienza energetica per ridurre, a livello di Unione europea, il consumo finale di energia dell’11,7% nel 2030 rispetto alle previsioni del consumo energetico effettuate nel 2020. Questa riduzione equivale a un limite massimo al consumo finale di energia dell’Ue di 763 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e di 993 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio per il consumo primario. Il limite per il consumo finale, che rappresenta l’energia consumata dagli utenti finali, sarà vincolante per gli Stati membri collettivamente, mentre sarà indicativo l’obiettivo di consumo di energia primaria, che include anche quella utilizzata per la produzione e la fornitura di energia.

L’obiettivo annuale di risparmio energetico per il consumo finale di energia aumenterà gradualmente dal 2024 al 2030. La direttiva adottata entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Ue. La revisione della direttiva riguarda gli aspetti energetici della transizione climatica dell’Ue nell’ambito del pacchetto “Fit for 55”, presentato dalla Commissione europea nel luglio 2021. Tale pacchetto intende allineare il quadro legislativo dell’Ue in materia di clima ed energia con l’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050 e con quello di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990.