Case popolari, al via la petizione per modificare la legge regionale

Milano, 3.3.2016
 
Al via la raccolta firme contro la legge di riforma delle case popolari della giunta Maroni. I sindacati degli inquilini Sicet, Sunia, Uniat, Unione inquilini, Conia, con Cgil, Cisl e Uil regionali hanno lanciato una petizione per chiedere al consiglio regionale di modificare la proposta di legge regionale sulle case popolari e quindi gettare le premesse per una riforma che anzitutto tuteli i diritti delle persone ad avere un alloggio con un affitto sopportabile, e metta Comuni e Aler in grado di affrontare l’emergenza casa. E’ possibile firmare presso le sedi sindacali o i punti sul territorio. “La riforma che Regione Lombardia vuole fare stravolge il ruolo sociale dell’edilizia pubblica – afferma Pierluigi Rancati, segretario generale Sicet Lombardia -. Apre ai privati al gestione degli alloggi, taglia il diritto alla casa popolare per le persone disagiate, riduce la disponibilità di alloggi da assegnare a canone sociale e non dà garanzie sul finanziamento dell’edilizia pubblica”. 
I sindacati chiedono una legge di riforma che rilanci il modello di servizio e di gestione pubblica delle case popolari, senza discriminazioni nei criteri d’accesso e nelle procedure di assegnazione. “Occorre inoltre garantire le risorse per il buon funzionamento del servizio dell’edilizia pubblica destinando ogni anno almeno l’1% del bilancio della Regione ad un fondo di finanziamento per la manutenzione, il recupero e nuovi programmi di costruzione – afferma Beppe Saronni, segretario regionale Cisl Lombardia con delega alle politiche abitative -. Rendere sopportabili il canone e le spese con criteri fissati per legge è possibile modulando e ribassando gli attuali affitti con un criterio di calcolo del costo convenzionale e del valore locativo che tenga meglio conto delle reali capacità economiche delle famiglie assegnatarie, oltre che esentando le famiglie in condizioni di povertà estrema dal pagamento del canone e delle spese attraverso l’istituzione di un fondo di solidarietà specifico con adeguate risorse”. 
 
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