Case popolari, sindacati: subito un tavolo regionale sul nuovo regolamento

Milano, 13.7.2017

Convocare immediatamente un tavolo tecnico e informativo sulla realizzazione della piattaforma informatica e per la valutazione dei risultati della sperimentazione del nuovo regolamento sull’accesso alle case popolari. E’ la richiesta, anticipata questa mattina in conferenza stampa, che i sindacati confederali regionali e degli inquilini hanno presentato oggi pomeriggio alla Regione nel corso dell’audizione in V Commissione consiliare. “Nel corso dell’incontro abbiamo ribadito le nostre posizioni e chiesto modifiche sostanziali al testo approvato dalla giunta regionale – ha detto Pierluigi Rancati, segretario regionale Cisl Lombardia – con particolare riferimento ai contenuti discriminatori e agli aspetti più critici sul piano dei diritti e della tutela sociale e con profili di dubbia legittimità”.
“Figlio” della legge regionale n°16/2016, duramente contestata dai sindacati confederali e degli inquilini poiché sovverte il sistema più generale dell’edilizia residenziale pubblica senza garantire efficienza, economicità ed efficacia sociale, il regolamento penalizza e discrimina le famiglie in difficoltà abitativa. “Invece di garantire facilità di accesso alla casa popolare alle famiglie con più grave svantaggio, introduce un limite del 20% di assegnazioni per le famiglie indigenti che, in ogni caso, dovranno obbligatoriamente essere seguite dai Servizi Sociali comunali – ha sottolineato Leo Spinelli, segretario generale Sicet Lombardia -. Peccato che uno dei motivi principali che spinge decine di migliaia di famiglie a fare richiesta di una casa popolare sia proprio lo svantaggio economico, cioè l’impossibilità di avere un alloggio dignitoso a prezzi accessibili sul mercato privato liberalizzato”.
Dure critiche dai sindacati anche al peso che la residenza avrà nel determinare il punteggio in graduatoria. Oltre al requisito dei 5 anni di residenza in Lombardia, infatti, nel nuovo regolamento i punteggi specifici riferiti alla durata della residenza sul territorio regionale e comunale hanno un peso particolarmente rilevante, poiché tra loro cumulabili. Possono arrivare a contare per più del 50% all’interno del punteggio complessivo. “Questo è introdotto un ulteriore strumento di selezione e di esclusione nei confronti di chi risiede da meno tempo sul territorio, indipendentemente dalla reale condizione di emergenza abitativa della famiglia – ha sottolineato Spinelli -. Malgrado la tanta demagogia che s’è fatta sulla “casa ai lombardi” la realtà è che siamo in presenza di una grave incapacità pubblica di dare una risposta abitativa dignitosa a chicchessia, italiani o stranieri, lombardi o siciliani, giovani o anziani”.
Proseguono quindi le iniziative dei sindacati per sollecitare modifiche al regolamento. Nei prossimi mesi saranno sviluppate ulteriori iniziative e assemblee di tipo informativo nei diversi territori (Milano, Brescia, Bergamo, Varese,…) nei quali è più grave la situazione di emergenza abitativa. “Subito dopo l’estate – conclude Rancati – avvieremo un intervento capillare su tutti i Comuni lombardi, in particolare sui sindaci dei capoluoghi, per sollecitare una presa di posizione a sostegno delle nostre richieste di modifica sia del Regolamento per gli accessi, sia della legge 16/2016”.

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