Cinema e lavoro – Lo stagista inaspettato

Un film di Nancy Meyers (Usa 2015)

Milano, 1.9.2021

Regia: Nancy Meyers – Sceneggiatura: Nancy Meyers – Fotografia: Stephen Goldblatt – Montaggio: Robert Leighton – Interpreti: Robert De Niro, Anne Hathaway, Drena De Niro, Nat Wolff, Rene Russo, Adam DeVine, Andrew Rannells, Linda Lavin – Produzione: Waverly Films – Distribuzione: Warner Bros. Italia – Durata: 121 min

Ben Whittaker è un pensionato settantenne vedovo e annoiato. Un giorno scopre che un’azienda di Brooklyn che vende abbigliamento online, ha indetto una selezione di stagisti “senior” alla quale decide di presentarsi. Dopo aver superato brillantemente il colloquio ed essere stato assunto, viene assegnato alle dipendenze di Jules Ostin la fondatrice della compagnia. La donna, però, impegnata a pieno ritmo nella gestione della società che controlla in modo quasi maniacale, ha poco tempo da dedicare al nuovo stagista. Ma Ben ci sa fare, ha dalla sua parte l’esperienza e la saggezza tipica degli uomini della sua età: riesce in poco tempo a farsi apprezzare da tutti i suoi giovani colleghi e si guadagna la stima di Jules, costruendo con lei anche un forte legame di amicizia. Un rapporto sul quale la donna farà affidamento nei momenti difficili, quando la vita la metterà davanti a scelte importanti: prima l’ipotesi di dover assumere un manager aziendale che gestisca la sua società; poi l’amara scoperta di un marito che, insoddisfatto del suo ruolo di ‘casalingo’, la tradisce con un’altra donna. Così, dopo un viaggio di lavoro a San Francisco con Ben, Jules prenderà una delle decisioni più importanti della sua vita.

L’importanza dei rapporti umani nella realtà lavorativa e della professionalità che nasce dall’esperienza sono alla base di una pellicola che punta a recuperare le potenzialità delle persone anziane ed ad offrire, nonostante l’improbabilità della vicenda, momenti di serenità agli spettatori.

LA CRITICA

Ci sono film che hanno un target ben preciso e affezionato. Lo stagista inaspettato è rivolto essenzialmente a una fascia di pubblico prevalentemente femminile, forse più vicina all’età del protagonista che a quella dei suoi giovani comprimari. Sotto la forma della commedia il film ambisce ad essere sia favola che lezione di vita, con una morale espressa chiaramente sotto la cornice lieve e spiritosa: la storia mira ad infondere nuova fiducia nel futuro agli anziani e a convincere i giovani disorientati dai ritmi della vita moderna e dall’eccessivo ricorso alla tecnologia ad ascoltare chi ha vissuto in tempi più lenti e meditativi, dove più della velocità di reazione agli input informatici e al mondo virtuale contavano l’osservazione dal vivo e l’ascolto degli altri. Non a caso Meyers ha scelto di ambientare il film in un sito e-commerce, che ha sede nello splendido loft dove prima si trovava l’azienda di Ben, che permetteva alle persone di comunicare pubblicando i loro numeri di telefono in giganteschi volumi. Il nuovo ha preso letteralmente il posto del vecchio, ma – ci chiede la regista – siamo sicuri che fosse tutto da buttare? (Daniela Catelli – Comingsoon)

Dopo aver scoperchiato il mistero della mente delle donne in What Women Want e aver regalato al mondo una delle romcom definitive degli anni Zero con L’amore non va in vacanza, Nancy Meyers è diventata una griffe, un marchio multimilionario di expertise sul feelgood movie. Il segreto dell’intrattenimento non volgare ma piccante e la dote di saper gestire i mostri sacri del cinema, preferibilmente anziani, trova un unico possibile sbocco naturale: l’incontro tra Anne Hathaway e Robert De Niro. La prima, donna di spettacolo a 360 gradi, dal talento straordinario e attrice di duttilità rara; il secondo un mito di celluloide, senza bisogno di presentazioni, ormai definitivamente prestato alla commedia leggera. L’intesa tra i due è indiscutibile e si traduce in una naturalezza che agevola l’immedesimazione dello spettatore, al punto da prevalere nettamente sullo script e sulla regia di Meyers, che si rivelano insolitamente rigidi. Troppa attenzione all’equilibrio nelle dinamiche del cast e al formalismo codificato del genere porta a soluzioni che rischiano di spezzare il ritmo del film. Meyers ci tiene da subito a trasmettere l’idea che il rapporto tra Ben e Jules non possa andare oltre l’amicizia, ma questo vincolo ne implica altri, a partire dal romance tra Ben e la massaggiatrice Fiona, trama collaterale totalmente pleonastica.
Dettagli, che però, uniti a musiche invadenti e didascaliche (si parla di Billie Holiday e parte un brano di Lady Day, extradiegetico), minano la riuscita complessiva di un’opera che difficilmente segnerà un’epoca come gli illustri predecessori dell’autrice. I fan di Meyers e i nostalgici di un’antica etica del lavoro – briefcase e completo scuro – così come di una antica mascolinità perduta (tema ricorrente in Meyers, più che mai stanca di eterni ragazzoni nerd) tuttavia si troveranno perfettamente a loro agio. Scena cult, nonostante un cast di comprimari distante mille miglia dai due mattatori, il recupero disperato della mail inviata per sbaglio da Jules: chiunque abbia vissuto il trauma di una mail finita nelle mani sbagliate ha conosciuto quella scarica di adrenalina. Benché pieno di difetti, Lo stagista inaspettato centra comunque l’obiettivo più importante, dopo averlo perseguito a scapito di credibilità e qualità artistica: rasserenare lo spettatore. Può sembrare poco, ma (far) stare bene è una faccenda seria, parola di Nancy Meyers. (Emanuele Sacchi – MyMovies)

Sarà che Robert De Niro, capace di rendere plausibile l’improbabile, è lo stagista Ben Whittaker, che alla veneranda età di settant’anni decide di rimettersi in gioco forte della sua esperienza e Anne Hathaway, bravissima nell’interpretare il capo Jules Ostin, è colei che ammette prima personalmente e poi professionalmente la valenza del fattore umano, ma questo film è una commedia molto profonda. Una commedia costruita e che segue le reazioni e le relazioni umane che sono alla base dei rapporti personali, di lavoro e aziendali, mantenendo un forte equilibrio tra cuore, commedia e verità. Il fattore umano di cui parla la pellicola è quello che spesso viene messo da parte nella realtà, che nella storia scritta dalla Meyers fa nascere una profonda amicizia tra Ben e Jules, una amicizia che non punta a secondi fini ma che pone l’accento sull’ascolto e la stima reciproca, sentimenti che normalmente in campo aziendale non sempre vengono ritenuti importanti, ma che invece sono un aspetto fondamentale perché le cose funzionino al meglio. Ciò che il film fa emergere chiaramente è l’importanza delle persone e della loro umanità che nel mondo del lavoro possono diventare un motore per elevare tutto ciò che gli sta intorno. L’umanità, che spesso viene tralasciata e ritenuta un elemento di debolezza, è invece l’elemento di forza che lo stagista attempato riesce a trasmettere al giovane capo che ha creato la propria azienda da sola e dal nulla, diventando in poco tempo l’elemento fondamentale, il consigliere, il supporto umano tanto dal punto di vista personale che professionale. Stuzzicati da questo film, abbiamo anche intrapreso una ricerca di questi “stage senior” scoprendo che in realtà non esistono, forse perché l’idea di stage è direttamente collegata all’epoca dello studio o al momento della primissima formazione lavorativa. Eppure è un peccato perché si comincia ad invecchiare quando nella vita non si hanno più obiettivi da raggiungere e ritenere che le persone un po’ in là con l’età siano pesi della società (civile e aziendale) non è il massimo, visto che sono loro a detenere la saggezza e l’esperienza. (Francesca Tesoro – Sistema Generale)