Cinema e lavoro nel 1950

Le pellicole maggiormente significative uscite nell’anno non affrontano le tematiche del lavoro, anche se si registrano film molto importanti nella storia del cinema. Il 1950 è l’anno di un capolavoro come "Viale del tramonto" di Billy Wilder, un film che ha come protagonista uno sceneggiatore (interessante comunque per la descrizione dell’ambiente di Hollywood nel quale il suo lavoro si svolge) una pietra miliare tra le opere cinematografiche che descrive in modo mirabile i cambiamenti di tale mondo e la vacuità della fama dovuta al divismo.
Ma esistono altre opere importanti, a partire dal western "La carovana dei mormoni" di John Ford al film drammatico, ancora con al centro la figura di uno sceneggiatore, "Il diritto di uccidere" di Nick Ray. Joseph L. Mankiewicz ci regala nello stesso anno la commedia "Eva contro Eva", mentre John Huston gira "Giungla d’asfalto" apologo morale sulla storia di una rapina.Sempre nel mondo della malavita è ambientato anche "I trafficanti della notte" di Jules Dassin mentre in Francia Robert Bresson gira l’indimenticabile "Diario di un curato di campagna" ed in Italia, per restare sui temi religiosi, Roberto Rossellini fa uscire "Francesco giullare di Dio".
Sempre in Francia nasce un’opera di squisita eleganza come "La ronde" di Max Ophuls mentre si afferma sempre più il cinema giapponese, vincitore a Venezia con "Rashômon" di Akira Kurosawa, che produce uno splendido film su un ritratto di donna come "Il ritratto della signora" Yuki di Kenji Mizoguchi. Il “cinema sociale” è ben rappresentato da "I figli della violenza" di Luis Buñuel ambientato in un quartiere povero di Città del Messico.
Negli Usa "Bandiera gialla" di Elia Kazan descrive l’ambiente ed il lavoro dei portuali pur parlando degli sforzi per bloccare una epidemia. Il mondo della produzione del tabacco è il luogo ove viene ambientato "Foglie d’oro" di Michael Curtiz ed una clinica specializzata nel recupero dei reduci di guerra quello nel quale si svolge "Uomini – Il mio corpo ti appartiene" di Fred Zinnemann.
Un film sulla deontologia medica è invece "La rivolta" di Richard Brooks mentre un emigrante italiano è alle prese con la criminale "La mano nera" nel film omonimo di Richard Thorpe.
In Italia il cinema che parla di lavoro racconta soprattutto storie del Sud ed a questo proposito vanno segnalati, soprattutto per la lunga e splendida drammatica sequenza della pesca del tonno, Stromboli – Terra di Dio di Roberto Rossellini e l’odissea degli operai emigrati dopo la chiusura di una zolfatara siciliana in Il cammino della speranza di Pietro Germi.
De Santis, dopo l’exploit di Riso amaro, gira un melodramma ciociaro su un pastore, "Non c’è pace tra gli ulivi", mentre sono da segnalare, anche se non proprio riusciti, i film "È più facile che un cammello…" di Luigi Zampa (fiaba su un industriale che dal cielo ritorna per rimediare ai danni provocati) e "Taxi di notte" di Carmine Gallone, che vede un taxista come protagonista.
In Francia troviamo ancora un postino protagonista, dopo la figura di Tati in “Giorno di festa”dell’anno precedente. Si tratta della commedia "Nulla è dovuto al fattorino" di Henri Decoin che descrive simpaticamente anche la vita dei bimbi.
Una serie di personaggi, tra i quali un neurochirurgo ed un operaio in sciopero, sono i protagonisti de "Sotto i tetti di Parigi" di Julien Duvivier e, sempre in Francia, va registrata una gradevole commedia sul mondo dei medici condotti dal titolo "Knock, ovvero il trionfo della medicina" per la regia di Guy Lefranc. Nel complesso, dunque, il 1950 si ricorda come un anno non particolarmente ricco di opere sul mondo del lavoro, ove forse i film di Germi ed, in parte, quello di Rossellini, restano i più significativi.