Cinema e lavoro nel 1976

"LocandinaAncora il cinema italiano protagonista nel rappresentare le lotte sociali e qualche utopia economica
in un anno nel quale il cinema si occupa poco di lotte sociali. Il merito va soprattutto al film, in due parti, di Bernardo
Bertolucci
, Novecento, del quale tratteremo più avanti. D’altra parte
la stagione cinematografica non ha prodotto nessun vero capolavoro, anche se vi sono alcuni film meritevoli di segnalazione. Il cinema
italiano, oltre al citato film di Bertolucci, aveva prodotto "Il Casanova" di Federico Fellini ed "Il deserto dei tartari"
di Valerio Zurlino. Quello americano aveva visto l’affermazione dei talenti di Martin Scorsese e di De Niro in "Taxi Driver",
oltre alla produzione di un piccolo capolavoro di ironia quale "Robin e Marian" di Richard Lester. Dalle altre cinematografie
erano arrivati: "L’immagine allo specchio" di Igmar Bergman; "Jonas che avrà vent’anni nel 2000" dello svizzero Alain
Tanner
; "La marchesa von…" del francese Eric Rohmer, mentre si faceva conoscere da noi il russo Nikita Michalkov
con "Partitura incompiuta per pianola meccanica". Dalla Francia era arrivato anche il terzo film di Tavernier, "Il giudice e l’assassino",
mentre il tema della memoria e dell’antisemitismo si affacciava in film quali "Il maratoneta" di John Schlesinger e "Mr. Klein"
di Joseph Losey (anch’esso prodotto franco-italiano). "LocandinaGià quest’ultimo film, che ha per protagonista un mercante d’arte che traffica con gli ebrei, in realtà
pone il problema di come la mercificazione abbia modificato l’animo umano sostituendosi ad esso. Qualche rimasuglio sessantottino rimane
inoltre nel film di Monicelli "Caro Michele", tratto dal libro di Natalia Ginzburg. Il tema del lavoro e dell’economia è anch’esso
un po’ sottotono. Dagli Usa nel ’76 arrivano solo pochi film degni di nota e comunque non fondamentali. Il primo è "Car wash", per
la regia di Michael Schultz, ambientato in una stazione di servizio dove lavora soprattutto personale di colore. Da ricordare
anche la vicenda del musicista Woodie Guthrie (uno dei maggiori cantautori dello sfruttamento di classe e della depressione degli anni
’40) portata sullo schermo da Hal Ashby col film Questa
terra è la mia terra
. Il film rappresenta anche l’esordio al cinema di un nuovo mezzo tecnologico: la steady-cam, la
camera mobile esente da vibrazioni che ha permesso di seguire i vagabondaggi del nostro protagonista meritandosi anche un oscar per
la fotografia. Meno riuscito, ma importante per il tema, "La donna dell’anno" di Jud Taylor che parla della difficile conciliazione
tra lavoro e matrimonio. La "guerra dei sessi" e la denuncia del carrierismo maschile è evidenziato meglio nel film cecoslovacco "Il gioco della mela"
della regista Vera Chytilova. Ambientato in un ospedale il racconto tratta di una infermiera che vuole verificare le intenzioni
di un medico dongiovanni fingendosi incinta. La commedia è divertente e dissacrante ma troverà anche resistenze da parte delle autorità
che ne ostacolano la sua distribuzione all’estero. Dalla Germania arriva invece uno dei migliori film di Alexander Kluge:
"Ferdinando il duro". La pellicola è imperniata su un personaggio emblematico: un funzionario di polizia autoritario che diventa guardiano
in un’industria multinazionale. Il racconto dei suoi guai è l’occasione per il regista per scatenare il proprio umorismo nell’analizzare
le vicende sociali tedesche. Anche il tema dell’emigrazione e dello sfruttamento delle donne turche è raccontato dalla regista Helma
Sanders-Brahms
attraverso il personaggio di una giovane che, obbligata a sposarsi in Anatolia la lascia per emigrare in Germania
raggiungendo il suo vero amore. Il film si intitola "Le nozze di Shirin". Un’altra tragedia dell’emigrazione turca ci viene raccontata
dal regista ed interprete turco Bay Okan nella produzione svizzero-svedese "Tragic Bus", vicenda che vede un gruppo di emigranti
clandestini depredati ed abbandonati da un connazionale. La Francia ci consegna una favola sul potere del denaro con "La nuit d’or"
di Serge Moati. Si tratta della vendetta familiare di un uomo creduto morto. Interpretato da Klaus Kinski, il personaggio
diventa una specie di allegoria antiborghese. Il tema della sottomissione al denaro è presente anche nella vicenda di un giornalista
noleggiato dal piccolo rampollo di un ricco editore messa in scena dal regista Francis Veber (che diventerà una delle maggiori
figure di successo della commedia francese) in "Professione… giocattolo". Altro editore impegnato in una campagna contro un industriale
dell’alimentazione che produce cibi precotti e che vorrebbe controllare una catena di ristoranti è invece l’eroe della commedia "L’ala o la coscia?"
del regista di successo Claude Zidi. Ed eccoci in Italia, dove Bertolucci gira, avvalendosi di interpreti quali Gerard Depardieu,
Robert De Niro, Burt Lancaster, Alida Valli (solo per citarne alcuni) una saga contadina che inizia nel 1900 e termina con la liberazione
dal fascismo. Appaiono nel film i primi scioperi nei campi, i proletari come carne da macello nella prima guerra mondiale, la violenza
degli agrari che scelgono il fascismo e la resistenza allo stesso. "LocandinaInsomma, una specie di rievocazione della storia della lotta di classe girata in modo classico che conquisterà
il pubblico sia da noi sia negli Stati Uniti visto il continuo richiamo al melodramma e la grandiosità dell’affresco che utilizza in
modo mirabile la fotografia, i paesaggi ed i colori della campagna nelle varie stagioni. Meno conosciuto perché mai approdato al cinema
e relegato nelle puntate televisive è invece l’opera di Gianni Amico "Le cinque stagioni" che, nel raccontare la costruzione
di un presepio in una casa di riposo, rivaluta il senso collettivo del lavoro, "Locandinala dimensione utopica dello stesso con la riaffermazione delle capacità da parte di una schiera di ex attori teatrali,
senza mai cadere nel banale. Il tema del denaro come degenerazione è invece alla base del film di Ettore
Scola
Brutti sporchi e cattivi su un capofamiglia carogna immigrato
in una baraccopoli romana che, grazie ad un risarcimento, diventa proprietario di un gruzzolo di denaro, oggetto dell’invidia dei familiari
che vorrebbero sopprimerlo. Ancora Roma, ma questa volta ottocentesca, è il set di una vicenda di arrampicate sociali da parte di una
famiglia bottegaia in un contesto di scandali finanziari. Il regista è Mauro Bolognini,
il film L’eredità Ferramonti. Terminiamo con la segnalazione di un episodio di un film
collettivo dal titolo "Signore e signori, buonanotte". L’episodio (forse il migliore dell’opera, non eccelsa) è diretto da Luigi
Comencini
e tratta di lavoro minorile. Si intitola "Sinite parvulos" ed è ambientato a Napoli in una realtà degradata dove si
arriva ad ipotizzare di mangiare i bambini poveri come forma di controllo delle nascite.