Milano, 7.9.2011
Annata che vede la realizzazione di alcune pellicole rimaste
nella storia del cinema (Ran di Akira Kurosawa, grande film sul crollo di un mondo;
Fuori orario di Scorsese, una delle migliori commedie sull’inferno urbano; Ginger
e Fred di Fellini, lettura della società della Tv e del consumismo; La messa è finita
di Moretti sulle condizioni dei sacerdoti nella società moderna) vede anche qualche opera interessante relativa ai temi del
lavoro e dell’economia. A partire dal ritratto della ex segretaria Monà messo in scena da Agnes Varda in Senza
tetto né legge, vincitore del Festival veneziano. Non un film strettamente legato al lavoro ma alla libertà economica con la scelta
del vagabondaggio.
Ma
veniamo alle opere maggiormente legate ai temi del lavoro partendo, come al solito, dal cinema americano.
Il ritratto della comunità degli Amish,
ex emigranti tedeschi che vivono di agricoltura, realizzato da Peter Weir in Witness
– Il testimone non è dimenticabile facilmente. Si tratta di una minoranza che rappresenta un’isola in un mondo violento e corrotto.
Il film è un omaggio al gusto per il lavoro ma anche per la pace ed il rispetto delle persone.
Anche Louis Malle, emigrato negli
Usa, gira un film che affronta la vita di una minoranza. Questa volta si tratta degli ex vietnamiti che dopo il 1975 si rifugiarono
in Texas dimostrandosi ben più abili nella pesca dei locali ed entrando in concorrenza con loro in un periodo di ristrettezze economiche.
Alamo Bay è il titolo dell’opera che rimane impressa per il clima di diffidenza e razzismo
della popolazione nei confronti dei nuovi immigrati.
Una tradizionale commedia in tema di economia è Chi
più spende… più guadagna di Walter Hill che prende spunto da una serie di film classici sul modo di scialacquare 30 milioni
di dollari in un mese per poter accedere ad una eredità ben più consistente.
Chiudiamo il panorama "americano" con
un film sul pericolo delle scorie chimiche che distruggono l’ambiente. Scorie che sono il prodotto delle lavorazioni di un’azienda
che pure dà prosperità alla regione. E’ questo il tema affrontato da un film minore come L’aria
che uccide di Rick Fallace che comunque ebbe poco successo.
Facciamo un salto in Australia dove
il regista serbo Dušan Makavejev gira Coca Cola Kid. Film sul mercato e sui meccanismi
economici si concretizza in una satira graffiante sostenuta da una magnifica fotografia e da una bella sceneggiatura. Un film sullo
scontro culturale ove quella yankee, arrogante e presuntuosa, ha la peggio.
In Jugoslavia intanto il giovane regista
bosniaco-mussulmano Emir Kusturica girava Papà è in viaggio d’affari. Peccato che il viaggio
d’affari è in un campo di lavoro a seguito delle purghe nei confronti degli stalinisti slavi. Una commedia delicata, con le contraddizioni
del mondo slavo viste attraverso gli occhi di un bambino, che conquista Cannes.
La cinematografia tedesca si inserisce in questo panorama
con due commedie femministe: Sugar Baby di Percy Adlon e Uomini
di Doris Dörrie. Il primo è il racconto satirico di una ragazza grassa che lascia il lavoro in una agenzia di pompe funebri
per inseguire un manovratore della metropolitana. Il secondo invece è una forma particolare di vendetta messa in atto da un
dirigente aziendale che, quando scopre il tradimento della moglie con un personaggio alternativo alla sua cultura industriale
lo assume facendolo diventare come lui.
A parte il già citato film della Varda
niente di significativo dalla Francia mentre nel nostro paese si distingue l’opera prima di Silvio Soldini Giulia
in ottobre, il pedinamento di una commessa che prende delle giornate di riposo per riprendersi dalla fine di un amore ma, soprattutto,
un bel ritratto della Milano di quegli anni che, nonostante l’immagine di successo, è una città desolata.