Milano, 10.3.2003
Iniziamo questo lungo excursus tra opere cinematografiche che parlano a vario titolo del lavoro partendo dagli anni ’30, cioè da quando il cinema ha imparato a parlare.
Non che il cinema muto non abbia offerto opere importanti su questo tema, basta pensare a Metropolis di Fritz Lang del 1926, ma il sonoro offre nuove opportunità nel raccontare le vicende del lavoro. Già nel 1929 era uscito un primo film sonoro importante negli Usa, Alleluja di King Vidor che, pur trattandosi di un dramma musicale, accennava alle condizioni dei neri nelle piantagioni di cotone.
1930
Il sonoro debutta in Russia proprio nel 1930 con Sinfonia del Donbass per la regia di Dziga Vertov. E’ il resoconto dell’attività nel bacino minerario del Donec, affluente del fiume Don, tra Ucraina e Russia. Vuole sponsorizzare, con un film lirico, il primo piano quinquennale sovietico. E’ un film anticlericale che però descrive il lavoro nelle miniere di carbone e nelle grandi officine metallurgiche. L’autore di L’uomo con la macchina da presa sperimenta l’uso del sonoro registrato dal vivo in sincrono con microfoni collegati a centri radiofonici durante le riprese, poi miscelate con musiche e canti, ed ottiene le lodi di molti colleghi tra i quali Chaplin. Tra le produzioni mute in Urss si segnala La terra, capolavoro di Aleksandr P. Dovženko che parla delle vicende di giovani contadini che si uniscono in cooperativa. Un film che magnifica il collettivismo e la dignità del lavoro. Anche in Giappone è ancora di scena il cinema muto del maestro Yasujiro Ozu che gira una commedia dal titolo Anche se non sono riuscito a laurearmi…Racconta di uno studente che trascura lo studio mentre i compagni di stanza si laureano. Peccato che non trovano lavoro. Insomma qualcosa di molto attuale anche se siamo nella prima metà del XX secolo. Dall’Olanda arriva il documentario di Joris Ivens Zuiderzee sulla costruzione di una diga di 33 km per togliere al mare il terreno coltivabile. Un film sulla nobiltà del lavoro. Il cinema statunitense tramite il tedesco Friedrich Wilhelm Murnau ci consegna un film sul rapporto tra campagna e città vista come ammantata dalla logica del profitto. Titolo del film, girato muto e poi sonorizzato, Nostro pane quotidiano. Frank Capra ricorda invece il suo impegno sociale col film Femmine di lusso, storia di un affarista che rinuncia alla ricchezza.
1931
Il 1931 vede un film italiano in qualche modo “anomalo”. Si tratta de La segretaria privata di Goffredo Alessandrini con Elsa Merlini, Nino Besozzi e Sergio Tofano che recitano in modo splendido. Racconta di una dattilografa e delle mire del capo del personale nella banca nella quale lavora. Il film è discreto ma soprattutto è il primo film italiano sulla donna che lavora e uno dei primi nel mondo a parlare di “molestie sessuali” sul lavoro. Legato alla retorica fascista Terra madre di Alessandro Blasetti racconta del padre-padrone che si sacrifica perché i contadini non perdano il lavoro. Dagli Stati Uniti arriva l’opera di David Wark Griffith su di un operaio che a causa della sua dipendenza dall’alcool perde il lavoro. Titolo del film (in realtà non tra i migliori del regista) è The Struggle. Spostiamoci in Urss dove il regista Nikolaj Ekk dirige Il cammino verso la vita, storia di ragazzi di strada raccolti da un educatore per avviarli al lavoro. Il film rappresenta una rivoluzione nella cinematografia sovietica essendo non solo il primo lungometraggio a soggetto sonoro ma anche primo film a colori. Esso rappresenta anche un inno sui metodi pedagogici fondati sulla libertà. E’ ancora muta invece la successiva opera del giapponese Yasujiro Ozu dal titolo Il coro di Tokyo, vicenda di un impiegato laureato costretto ad accettare un lavoro umiliante a causa della malattia di una figlia. E’ un film che riflette sulla disoccupazione in quel paese a seguito della crisi economica. Muta anche la prima opera del portoghese Manoel de Oliveira che racconta il lavoro sul fiume Douro che attraversa la città di Oporto nel documentario Douro, lavoro fluviale. In Francia René Clair gira A nous la liberté, un film che parla di lavoro anticipando di qualche anno il fondamentale “Tempi Moderni” di Chaplin. Notevole infatti la costruzione dell’universo del carcere e poi industriale, collegati dalla stessa logica della lavorazione a catena. Dello stesso regista Il milione sul subbuglio creato da un biglietto vincente della lotteria. La tragedia della miniera di Georg Wilhelm Pabst è invece un inno alla solidarietà tra minatori tedeschi e francesi colpiti da una esplosione all’interno di una miniera al confine tra i due stati. Frank Capra dirige invece un film che parla del rapporto tra religione ed affari dal titolo La donna del miracolo. Sempre sui rapporti tra classi diverse, dello stesso regista, La donna di platino.
1932
Spostiamoci negli Usa per quanto riguarda l’anno successivo per visionare un film di Victor Halperin che parla di un perfido proprietario di zuccherificio che sfrutta il lavoro degli zombie. Non a caso si intitola L’isola degli zombies. Si tratta di un antesignano dei film horror con una atmosfera da incubo. Ma siamo durante la grande depressione e Frank Capra illustra il panico dei correntisti in La follia della metropoli Ernst Lubitsch insieme ad altri registi gira il film ad episodi Se avessi un milione, film sul potere dei soldi ma anche sulla solidarietà. Gli effetti della ricchezza sono alla base di Salotto, camera e servizi di Edward Sedgwick. Sulla lotta per migliorare le condizioni di lavoro in fabbrica è basato Sfidando la vita del regista Victor McLaglen. Il 1932 vede anche la realizzazione di un film importante in Giappone da parte di Yasujiro Ozu. Il film in questione è Sono nato ma… (Umarete wa mita keredo) e tratta il tema del servilismo verso il datore di lavoro da parte di un impiegato che vive alla periferia di Tokyo. I due figli maschi contestano il suo atteggiamento giungendo a fare uno sciopero della fame. Capiranno ben presto che nel mondo esistono i rapporti di forza e che il padre è impotente e lo sciopero terminerà. E’, come si può intuire dalla trama, un film amaro ma anche lucido in merito all’analisi della rigidità gerarchica nei rapporti sociali e familiari. Una produzione franco-ungherese diretta da Paul Fejós racconta dei rapporti tra un padrone terriero ed una giovane contadina che viene licenziata dopo uno stupro che la mette incinta. Si tratta di Maria, leggenda ungherese, un equilibrato racconto che sta tra la favola ed il realismo.. Sul rapporto tra un contadino e gli operai è basato il racconto ideologico Ivan del russo Aleksandr Dovzhenko. Nel nostro Paese da segnalare un ritratto neorealista della Milano nel film di Mario Camerini Gli uomini, che mascalzoni… Un documentario sulla miseria e la povertà, Les Hurdes, è il film che ci consegna Luis Buñuel.
1933
L’America della depressione è raccontata attraverso un melodramma proletario da Vicino alle stelle di Frank Borzage. La cinematografia del nostro paese produce un film che anticipa i temi della disoccupazione provocata dalla modernità. Si tratta del ritratto di un fiaccheraio fiorentino minacciato nel lavoro dall’avvento delle automobili che si attacca al fiasco ed è vittima dell’autoritaria moglie. Il film si intitola Acqua cheta ed è diretto da Gero Zambuto, il regista che diresse per la prima volta Totò in un film che tratteremo nella prossima puntata. Sempre invece l’Unione sovietica è la patria di un film che parla di sciopero, di repressione al porto di Amburgo. Il nostro protagonista troverà rifugio in Urss dove troverà lavoro. Titolo Il disertore autore Vsevolod I. Pudovkin. Dallo stesso paese arriva Sobborghi di Boris Barnet che legge la rivoluzione con lo sguardo di una cittadina operaia. In Germania Curtis Bernhardt gira un film che avrà qualche problema con la censura nazista. Si tratta di Il tunnel sotto l’Atlantico che parla di uno speculatore finanziario che sarà responsabile della morte di centinaia di operai morti sotto il crollo del tunnel del titolo.
1934
Il 1934 ci obbliga a trasferirci in Francia. Esce infatti in quegli anni un capolavoro che parla di un cavapietre italiano emigrato a Martigues, nel sud della Francia. E’ Toni di Jean Renoir che parla, pur nell’ambito di una tragica storia d’amore, delle condizioni degli operai italiani e spagnoli emigrati. Si tratta di un film che anticipa certi tratti del futuro neorealismo italiano almeno nell’azione di ambiente popolare e nel ricorso ad attori non professionisti o poco noti. Il legame col neorealismo si può trovare anche nella collaborazione, gratuita, di un giovanissimo Luchino Visconti. Da segnalare anche un film diretto controvoglia da John Ford dal titolo Il mondo va avanti. Si tratta della saga familiare di ricchi cotonieri che termina con la crisi del ’29. Di povertà e disoccupazione parla anche il film di Frank Borzage E adesso pover’uomo? Dal Messico arriva un film muto sincronizzato più tardi col sonoro sullo sciopero di pescatori. Dirigono Paul Strand, Fred Zinnemann ed Emilio Gómez Muriel, il film si intitola Redes (I ribelli di Alvarado). Un documentario che ebbe una difficile circolazione (anzi ne fu impedita) è invece l’opera di Joris Ivens ed Henri Storck sulle condizioni di vita dei minatori in una zona del Belgio che dà anche il titolo all’opera: Borinage. Un crollo finanziario è invece all’origine della vicenda raccontata da Mario Camerini in Come le foglie. Di solidarietà come reazione alla crisi del ’29 parla Nostro pane quotidiano. Il regista King Vidor infatti racconta la nascita di una cooperativa per rimettere in sesto una fattoria ereditata da una coppia di disoccupati. Una bella serie di trovate sul potere sono contenute nel film di René Clair L’ultimo miliardario sulle vicende di un anziano banchiere chiamato a sanare le finanze di un immaginario regno balcanico. Da segnalare infine un film sulla innovazione e sulle lotte di potere in un mercato come quello nautico. Si tratta del primo film di Michael Powell intitolato Vessillo Rosso.
1935
Il 1935 vede l’uscita negli Usa di un film di Frank Borzage – Il ponte – che parla di bambini abbandonati, poveri emigranti, disoccupati e della costruzione del Golden Gate Bridge. Vi si racconta di scioperi, di rivolte operaie e dei tentativi mafiosi di condizionare i lavori ma il film è piuttosto debole seppur diretto da un geniale regista. Milionario triste si innamora di una ragazza povera e si fa credere un disoccupato. Insieme cercano lavoro e lo trovano – lei come cuoca, lui come maggiordomo – in casa di un malavitoso. Una commedia gradevole sullo stile di Frank Capra e col suo nome fu distribuita in Europa ma in realtà fu diretta da William A. Seiter e risponde al titolo Sarò tua. Sempre di povertà parla (ma siamo appena usciti della grande depressione ed è stato fondato l’Iri da noi) Darò un milione di Mario Camerini. In Francia siamo alla vigilia del fronte popolare che si caratterizza con un film di Jean Renoir su di un padrone di una tipografia odiato a morte dai dipendenti i quali, quando sparisce e lo credono morto, formano una cooperativa. Titolo Il delitto del signor Lange.
Sul fronte del cinema e lavoro si stava già producendo uno dei capolavori del genere che sarebbe uscito l’anno successivo: Tempi Moderni di Chaplin.
Ma del periodo 1936-1939 parleremo nella puntata successiva.