Cinema e lavoro nel periodo 1936 – 1939

E’ la commedia se non addirittura il genere comico, nel periodo considerato, il cinema che si occupa maggiormente di lavoro. Ancora nel 1935 un buon regista come William A. Seiter aveva girato una tipica commedia del periodo della depressione economica ove una ragazza povera incontra un milionario triste e, credendolo un disoccupato, lo aiuta a cercare lavoro. Il film si intitolava Sarò tua (If You Could Only Cook) e rispecchiava talmente il cinema di Frank Capra che fu spacciato, in Europa, come suo.

1936

Ma il genere comico trova, nel 1936, il suo capolavoro. Si tratta di Tempi moderni (Modern Times) di Charlie Chaplin. Nella storia di Charlot, operaio alla catena, e vittima e cavia delle macchine che letteralmente lo “mangiano”, vi è una delle più riuscite satire sociali a favore della dignità dell’uomo contro il dominio della macchina. Sempre nello stesso anno esce negli Stati Uniti un’altra divertente commediola – La forza dell’amore di Leigh Jason – che racconta di un ingegnere sposato ad una bella indossatrice la quale continua a lavorare per arrotondare le entrate. Litigano, divorziano e quando lei scopre che lui ha accettato un lavoro molto rischioso per mantenere un alto tenore di vita ritorna da lui. Altra commedia capolavoro diretta da Gregory La Cava è L’impareggiabile Godfrey sull’arricchimento di un maggiordomo e sullo sfruttamento della disoccupazione, nel periodo della crisi economica. La vicenda di un operaio che perde il posto a causa di un immigrato con conseguente iscrizione alla Legione Nera, associazione razzista, è il film che ha registrato molte polemiche nella destra Usa. Diretto da Archie Mayo è una denuncia contro il Ku Klux Klan.

Bisogna tornare in Europa, ed in particolare in Francia, per trovare una pellicola che tratta di potere e di disoccupazione. E’ un film molto ideologico ed elettorale che Jean Renoir realizza per il Partito comunista francese. Si tratta de La vie est à nous che il regista realizza in forma collettiva aiutato da Jacques Becker, Henri-Cartier Bresson, Jean-Paul Le Chanois e altri. Il film parla delle duecento famiglie che detengono il potere, della disoccupazione, delle eccedenze alimentari e degli scioperi. Vengono filmati anche i discorsi di capi del Pcf (Thorez, Duclos, ecc.) e manifestazioni col canto dell’Internazionale in quanto destinato allora alle cellule del partito. Solo dopo il 1969, infatti, la pellicola troverà una distribuzione più ampia. Anche la Francia si occupa di disoccupati facendoli protagonisti del dramma di Julien Duvivier La bella brigata. Essi costituiscono una cooperativa grazie alla vincita ad una lotteria ma il melodramma passionale prevale rendendo tutto inutile.

Il 1936 si segnala anche per un interessante film tedesco: L’imperatore della California (Der Kaiser von Kalifornien) di Luis Trenker. E’ un film di denuncia del sistema capitalistico e l’esaltazione dei lavoratori tedeschi, ambientato nella prima metà dell’Ottocento. Protagonista della storia è Johann Sutter che, costretto ad emigrare per motivi politici, lascia il Baden per la California dove, nella vallata di Sacramento, mette in piedi un grande ranch in cui dà lavoro a molti coloni tedeschi. La corsa all’oro però lo manda in rovina, vanificando il frutto del suo lavoro.

1937

Il 1937 vede la produzione di mediocri film che trattano in qualche modo il tema del lavoro. I più interessanti sono il francese Il caso del giurato Morestan Gribouille ed un film italiano: Fermo con le mani. Il primo, di Marc Allégret, è una buona descrizione della piccola borghesia e dei suoi drammi attraverso la vicenda di Camille Morestan, buon padre di famiglia e giurato in tribunale. Dopo aver contribuito all’assoluzione della giovane Natalie, accusata di omicidio, le offre un lavoro nel suo negozio ma verrà coinvolto, per gelosia, in una vicenda giudiziaria. Fermo con le mani  invece rappresenta l’ esordio al cinema di Totò, oramai quasi quarantenne. Totò interpreta un vagabondo sempre affamato, che perde un posto di lavoro dopo l’altro perché impegnato a far la corte a una cantante. Dirige Gero Zambuto. Altri film sono Miraggio di Alexander Ryder, dove si narra di un ingegnere disoccupato che trova lavoro in Algeria, Senza
perdono, film americano di George Marshall che mette in scena la vicenda di un industriale che ha favorito l’entrata in guerra contro la Germania ed il suo rapporto con il domestico tedesco, ed un film sulla disoccupazione e l’arte di arrangiarsi (in questo caso formando un’orchestra) come in Cento uomini e una ragazza di Henry Koster.

Qualche accenno alla crisi finanziaria vi è in un bel film sulla vecchiaia come Cupo tramonto di Leo McCarey. In Italia si registra anche un film di Raffaello Matarazzo, Sono stato io! con un povero diavolo disoccupato che è ospitato da parenti benestanti e si becca la responsabilità della maternità della domestica. Uno dei pochi film interpretato da tutti e 3 i fratelli De Filippo (Peppino,Eduardo e Titina).

1938

Il 1938 è ancora più avaro di film che parlino in qualche modo di lavoro. Possiamo registrare solo Dietro l’angolo (Just Around the Corner) di Irving Cummings con Shirley Temple; storia scoraggiante sui primi anni ’30, quelli della Depressione con una ragazzina che convince un ricco industriale, pessimista dopo il crollo in Borsa, a creare nuovi posti di lavoro; ed un brutto melodramma di Guido BrignoneSotto la Croce del Sud, che parla dei lavoratori italiani in Africa Orientale. Il film, che sfiora il ridicolo, viene premiato dal regime a Venezia. Qualche accenno alla Grande Depressione si ha con Chi vuole un milione? di Walter Lang con un milionario travestito da vagabondo che rifiuta il perbenismo della sua casta per regalare un milione a chi sarà capace di compiere un vero atto di bontà.

Sempre della depressione post bellica parla un dramma ambientato nel 1918 su un gruppo di amici che lavorano insieme in un mondo violento. Diretto da Frank Borzage, Tre camerati è un film con implicanze antinaziste che infatti fu vietato sia in Italia che in Germania. Dal punto di vista dell’apologo economico rimane invece il bel film, diretto da Frank Capra, L’eterna illusione sul valore della cooperazione contro quello del denaro. Sull’importanza del lavoro ben fatto, da segnalare La moglie del fornaio che, fuggita con un pastore, ottiene come effetto che il marito chiuda la produzione degli ottimi prodotti coinvolgendo tutto il paese in modo solidale alla ricerca della donna nel bel film agreste di Marcel Pagnol. Infine ambientato nel mondo dei minatori il film La cittadella che King Vidor trae dal romanzo di Cronin.

1939

Anche il 1939 vede poche opere interessanti sul lavoro. La più bella riguarda la vita dei minatori del Galles sfruttati di una classe padronale senza scrupoli. La pellicola è diretta dall’inglese Carol Reed, tratto dal romanzo di Cronin E le stelle stanno a guardare. La “meno peggio” tra le produzioni statunitesi è L’ultimo ricatto (Blackmail) per la regia di Henry C. Potter, storia di un industriale condannato ai lavori forzati. Una fabbrica di aerei appare anche in Nick Carter – Master Detective piccolo film di un autore per altri versi importante come Jacques Tourneur. Un operaio è invece il protagonista de Il dominatore del mare, storia della applicazione del vapore alla navigazione che porterà alla prima traversata dell’Atlantico. Dirige Frank Lloyd. Infine dall’America arriva anche la trasposizione sullo schermo del romanzo di di John Steinbeck Uomini e topi, storia di due braccianti durante la depressione, diretto da Lewis Milestone.
Anomalo per il periodo il film Bel Ami, l’idolo delle donne girato nella Germania nazista dal regista Willi Forst. Tratto dal romanzo di Maupassant parla della scalata sociale del protagonista ed è anche una denuncia delle speculazioni finanziarie. In Italia un film anomale come tema è la commedia su di un industriale che entra in crisi e regala lo stabilimento agli operai ritirandosi in campagna. Si tratta del film di Ferdinando Maria Poggioli dal titolo Ricchezza senza domani. Si gira inoltre, sempre nell’ambito del genere “telefoni bianchi”, Ai vostri ordini, signora! di Mario Mattòli con Elsa Merlini e Vittorio De Sica dove un disoccupato è assunto da una ricca vedova per fingersi il suo amante.
Sarà il 1940 poi ad offrire un film-simbolo sulla depressione come Furore di John Ford, tratto dal romanzo di Steinbeck.
Ma questa è materia della prossima puntata.