Cinema e lavoro nel 1977

Il 1977 è l’anno di Lucas e di Guerre stellari, una delle rivoluzioni tecnologiche ed anche dei maggiori
incassi di Hollywood. Ma l’anno registra anche altre pellicole rimaste nella storia del cinema. Citiamo a caso: Incontri ravvicinati
del terzo tipo
di Spielberg, Io e Annie di Woody Allen, La mente
che cancella
di David Lynch, sempre per restare nel cinema di produzione americana. Anche un regista europeo
come Wim Wenders produce negli Stati Uniti L’amico americano mentre il suo connazionale Herzog rimane
in Germania a raccontare, in modo poetico, La ballata di Stroszek. La Francia ci consegna l’ennesimo film di Luis
Buñuel
Quell’oscuro oggetto del desiderio ma anche Il diavolo probabilmente di Bresson
ed, in coproduzione con la Svizzera, La merlettaia di Claude Goretta. Quest’ultimo film è uno dei
più bei film sullo sfruttamento della donna e, metaforicamente, del ruolo di oppressione della borghesia. Della produzione russa colpisce,
per lo splendore figurativo, L’albero dei desideri del regista georgiano Tenghiz Abuladze.
Ma anche il cinema italiano non scherza
consegnandoci delle belle opere quali Una giornata particolare di Scola, Un borghese piccolo
piccolo
di Monicelli, e vincendo la palma d’oro a Cannes con Padre padrone dei Taviani.
Ma
veniamo al nostro tema che non è particolarmente trattato dal nostro cinema mentre intriga il cinema americano prodotto in quell’anno
a partire dallo sciopero in una miniera (ad Harlan nel Kentucky) che viene testimoniato dalla giovane regista Barbara Kopple
nel documentario sociale Harlan County U.S.A. Il film segue le vicende della lunga lotta durata i 13 mesi raccontando
le resistenze della società carbonifera a stipulare un contratto e le difficoltà del sindacato che dovrà essere rinnovato anche grazie
ai lavoratori. Un ruolo importante inoltre lo giocano le donne nel sostenere i mariti impegnati a lottare per migliori condizioni di
lavoro ed un salario adeguato.
Sempre al cinema sociale americana appartiene Alambrista! del regista Robert
M. Young
che tratta di un tema che, ad oltre 30 anni di distanza, risulta ancora molto attuale: la clandestinità dei lavoratori
messicani che passano la frontiera americana. Il film tratta sia del lavoro nero che dello sfruttamento delle persone (con anche la
morte sul lavoro).
Anche la tecnologia viene irrisa nel film Generazione Proteus (regia di Donald Cammell)
dove un computer perfettissimo, vuole conoscere gli uomini e assicurarsi l’immortalità generando un figlio.
L’inquinamento industriale
in una cittadina americana è invece alla base del dramma Un nemico del popolo di George Schaefer.

I problemi del mantenimento del tenore di vita nonostante la disoccupazione sono trattati in modo surreale nel film Non
rubare…se non è strettamente necessario
di Ted Kotcheff dove l’ingegnere Dick Harper si dedica ai furti
mettendo a segno un colpo che, scoperto, non verrà neppure denunciato trattandosi di "soldi sporchi".
Lo stesso tema (quello della
sopravvivenza che porta al furto) è trattato dal film francese di Jacques Rouffio Vivere giovane
dove una coppia di giovani genitori con figlio piccolo si dedicano alle razzie nei supermercati non riuscendo a trovare lavori più
onesti.
Film-manifesto è invece L’uomo di marmo che ci arriva dalla Polonia per la regia di Andrzej Wajda.
Il racconto parte da una inchiesta televisiva su un "eroe del lavoro" degli anni ’50 per scoprire la sua caduta in disgrazia, la prigione
e la morte in uno scontro tra operai e polizia. Dicevamo film simbolo in quanto, pur tra le difficoltà della censura, esso fu distribuito
in Polonia e divenne un grande successo popolare che aiutò il processo politico-sindacale di indipendenza nei confronti dell’Unione
Sovietica.
Molto meno conosciuto è invece il ritratto di una 74enne contadina ungherese (Veronika Kiss) che testimonia le vicende
della guerra e dell’emigrazione nel film Due decisioni dei registi Imre Gyöngyössy e Barna
Kabay.
Il film, premiato in molti festival, è un incrocio tra fiction e documentario e testimonia la volontà ma anche la generosità
di una vita sofferta nella realtà contadina.
Poche invece le opere degne di nota del cinema italiano nel corso dell’anno. Il già
citato film di Monicelli Un borghese piccolo piccolo descrive bene l’ambiente sociale del pubblico impiego mentre Padre padrone descrive
la durezza della vita pastorale sarda ed il suo isolamento in una cultura patriarcale. Per il resto, a parte gli accenni allo sfruttamento
(in questo caso delle vecchiette che costituiscono l’orchestra e del direttore Maurizio Nichetti) nel bel film a cartoni
Allegro non troppo di Bruno Bozzetto va segnalato solo un classico del cinema femminista come Io
sono mia
di Sofia Scandurra dove Michele Placido interpreta la parte di un meccanico maschilista che vorrebbe
diventare un padrone. Il film, totalmente realizzato da donne, in realtà pone l’accento sulle questioni dei rapporti di genere che
stavano comunque tenendo banco anche nel dibattito sindacale.

"fotogramma 
Harlan
County U.S.A

"locandina L’uomo
di marmo