Cinema e lavoro nel 1979

"CINEMALe cose migliori sul tema lavoro arrivano ancora una volta dagli Stati Uniti anche se poche sono le pellicole che, nell’anno, trattano del mondo del lavoro.
Nella storia del cinema il 1979 è ricordato per la produzione di un capolavoro come Apocalypse Now di Francis Ford Coppola ma altre pellicole notevoli caratterizzano l’anno: basti citare il Don Giovanni di Joseph Losey, Fuga da Alcatraz di Don Siegel con l’interpretazione di Clint Eastwood, Manhattan per la regia di Woody Allen o quel grande ritratto dell’apatia che Nikita Michalkov ha rappresentato in Oblomov. Da noi forse il film più interessante è stato relegato in tv: si tratta de Il piccolo Archimede di Gianni Amelio.
Da ricordare anche il bel ritratto della aberrazione religiosa negli Usa fatto da John Huston in La saggezza nel sangue e, di contro, della morte spirituale dell’Urss in Thema che Gleb Panfilov gira in questo anno ma che troverà distribuzione solo otto anni dopo quando, liberato dalla censura, conquisterà il primo premio al Festival di Berlino.

"CINEMAConcentrandoci invece sul tema del lavoro, non possiamo non partire dal bel ritratto dell’operaia tessile Norma Rae messo in scena dal regista americano Martin Ritt. Un film che parla delle condizioni di lavoro e dell’impegno sindacale ma anche dell’emancipazione femminile e del dialogo tra culture e religioni diverse. Sally Field per la sua interpretazione di Norma ebbe il riconoscimento al Festival di Cannes.
Un film piuttosto anomalo sul tema dello sfruttamento riguarda invece il football americano. E’ la storia di un campione alle prese con una dirigenza disumana descritta da Ted Kotcheff in I mastini di Dallas.
Uno dei successi dell’anno del cinema americano è stato Sindrome Cinese di James Bridges, denuncia ed anche descrizione del lavoro in una centrale nucleare e di un relativo guasto tecnico che potrebbe portare ad una esplosione. Accusato di allarmismo si rivelò invece profetico anticipando il disastro nucleare del 1986 a Chernobyl.
Ancora ambiente nel film Profezia di John Frankenheimer sull’inquinamento provocato da una cartiera che, rilasciando mercurio nelle acque, genera esseri mutanti. Ma qui approdiamo al genere fantascientifico e la pellicola non è certo tra le migliori del regista.
Lasciamo gli Usa per una breve puntata in Australia dove vanno segnalati due esordi: quello della regista Gillian Armstrong con La mia brillante carriera (storia di una ragazza col padre povero agricoltore e la madre ricca borghese che si presta ad una analisi dei ceti) e di Peter Weir che diventerà forse il più importante regista di quel continente. Weir esordisce con un piccolo film dal titolo L’uomo di stagno, film paradossale su un idraulico che, non pagato per il suo lavoro, fa a pezzi la stanza da bagno che doveva riparare.
In Russia come al solito i temi legati al lavoro sono presenti nelle opere cinematografiche anche se la distruzione della natura da parte dell’industria è tema off limits. Eppure Andrej Tarkovskij ambienta la "zona" della sua favola filosofica Stalker proprio in una regione industriale incolta.
Per tornare a storie aventi protagonisti i lavoratori e le lavoratrici bisogna invece prendere in considerazione il film Mosca non crede alle lacrime del regista Vladimir Mensov che conquisterà anche l’Oscar come miglior film straniero. Qui le protagoniste sono delle ragazze in cerca del principe azzurro. Tonia, la meno ambiziosa, sposa un onesto lavoratore e costruirà una famiglia felice mentre Katia, operaia e ragazza madre, riuscirà a diventare ingegnere. Lo scontro tra famiglie contadine e proprietari terrieri è invece il nucleo di una lunga saga, premiata a Cannes, girata da Andrej Koncalovskij. L’opera si intitola Siberiade.
In Polonia Krzysztof Kieslowski coniuga il lavoro col cinema raccontando di un impiegato statale che scopre la passione per il nuovo mestiere in Il cineamatore.
Anche il cinema norvegese affronta il tema economico con L’eredità, film di Anja Breien sulle volontà di un ricco armatore morto suicida che pone come condizione che l’azienda sia gestita in modo concordato, da tutta la famiglia. Cosa meno facile del previsto a causa delle rivalità e della cupidigia.
In Germania Werner Fassbinder gira La terza generazione affrontando il sequestro di un industriale per parlare delle trame economiche (tra l’altro i sequestratori ignorano che l’uomo è il loro finanziatore).
In Inghilterra si segnala uno dei primi film di Stephen Frears, Bloody Kids, su una rissa stradale operata da due ragazzi proletari, occasione per parlare della società nell’era della Tatcher. La produzione del film è stata funestata dalla tragica morte dell’interprete principale, poi sostituito.
Maggior successo ottiene invece Tess, una coproduzione anglo-francese di Roman Polanski, bel ritratto di una ragazza di campagna che aspira ad una vita più dignitosa rivendicando origini nobili. Un film che mostra anche la fatica del lavoro dei campi in un’epoca ed in una società inique come quella ottocentesca.
La Francia produce due film che, a loro modo, parlano di vicende economiche. Il primo, L’uomo dei cani di Alain Jessua parla di lavoratori africani feriti da feroci cani addestrati allo scopo affrontando, con un racconto a forma di parabola, temi oggi attuali come l’immigrazione e la sicurezza. Il secondo film è Il mio socio di René Gainville dove il socio è una persona inventata da un finanziere che lo usa per giocare in Borsa fino a doverlo sopprimere quando scopre che il personaggio inesistente diventa più popolare del suo inventore.

"CINEMAE veniamo al nostro paese dove i film che parlano direttamente di lavoro sono solo due ma altri sono ugualmente importanti dal momento che affrontano temi quale l’organizzazione o il ritratto della società.
I film aventi come protagonisti figure alle prese con il lavoro sono La patata bollente di Steno e Ratataplan di Maurizio Nichetti.
Il primo in realtà tratta principalmente il tema della diversità sessuale in un’epoca nella quale parlare di omosessualità era ancora poco usuale (anche se il successo de "Il vizietto" aveva aperto una strada) ma il protagonista è un operaio comunista descritto a tutto tondo con le sue illusioni, la sua onestà di fondo ed anche i suoi limiti, ben reso dalla interpretazione di Renato Pozzetto.
Il secondo film invece porta sullo schermo la figura di un ingegnere disoccupato che campa grazie alla italica "arte di arrangiarsi". Insomma una bella anticipazione della figura dei lavoratori precari, anche se sotto forma di commedia girata con uno stile che ricorda le comiche. Il film ha un grande successo di pubblico aprendo la strada al suo regista.
Gli altri film da segnalare sono Prova d’orchestra di Federico Fellini e L’ingorgo di Luigi Comencini.
Prova d’orchestra ha una trama semplice, descrive le relazioni tra direttore ed orchestrali durante le prove in una chiesa sconsacrata, ma la capacità di Fellini di mettere in risalto sia i rischi dell’autoritarismo che quelli dell’anarchia sessantottesca ne fanno un apologo brillante sull’organizzazione sociale e sui rapporti di subalternità nell’Italia di quegli anni.
Anche il film di Comencini si limita a descrivere le relazioni ed i conflitti che insorgono durante un maxi ingorgo che blocca l’autostrada per 36 ore, ma va ben oltre la pura descrizione parlando di ecologia sia della natura che della mente.
Altre pellicole da segnalare sono Caro papà di Dino Risi, satira anticapitalista con al centro la figura di un industriale intrallazzatore, e I viaggiatori della sera di Ugo Tognazzi, regista oltre che interprete, sulla gerontologia della società con l’ipotesi di un potere affidato ai giovani; ma soprattutto il bel ritratto socio-politico di una civiltà contadina come quella lucana in Cristo si è fermato ad Eboli che Francesco Rosi ha tratto dal romanzo di Carlo Levi.


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