Clima: non resta molto tempo

Monito del Gruppo di esperti sul cambiamento climatico per un’azione globale

A metà percorso tra l’accordo di Parigi del 2015 e la scadenza prefissata al 2030 per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi, il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc) delle Nazioni Unite ha reso noto un bilancio della situazione globale, mettendo in evidenza i grandi rischi ma anche le varie opzioni che possono essere adottate per ridurre le emissioni di gas serra e adattarsi al cambiamento climatico causato dall’uomo. Non resta molto tempo per agire, ma il percorso è chiaro, afferma l’Ipcc sollecitando un forte impegno politico non più rinviabile.
Nel 2018 il Gruppo di esperti aveva evidenziato la portata senza precedenti della sfida richiesta per mantenere il riscaldamento a 1,5°C. Cinque anni dopo, la sfida è diventata più grande a causa di un continuo aumento di emissioni di gas serra. Nel 2022, infatti, le emissioni globali di anidride carbonica hanno segnato un nuovo record, anche a causa della crisi energetica amplificata dalla guerra in Ucraina. Il ritmo e la portata di ciò che è stato fatto finora e i piani attuali, osserva l’Ipcc, sono insufficienti per affrontare il cambiamento climatico, perché oltre un secolo di combustibili fossili e un uso insostenibile e diseguale di energia e territorio hanno portato a un riscaldamento globale di 1,1°C rispetto ai livelli preindustriali. Da ciò sono derivati eventi meteorologici estremi più intensi e frequenti, che hanno causato impatti sempre più pericolosi sulla natura e sulle persone in ogni regione del mondo.
Dunque restano pochi anni per cercare di porre rimedio: entro la fine di questo decennio è necessaria un’azione per l’adattamento ai cambiamenti climatici e per mantenere il riscaldamento a 1,5°C, ma ciò richiede riduzioni profonde (di quasi la metà), rapide e durature delle emissioni di gas a effetto serra in tutti i settori.

Riscaldamento minaccia per il benessere umano

Il Rapporto pubblicato il 20 marzo scorso dall’Ipcc, redatto da 93 scienziati (56 di Paesi sviluppati e 37 di Paesi in via di sviluppo), è una sintesi delle tre sezioni (cause, effetti e soluzioni) eseguite nell’ambito del Sixth Assessment Report, un enorme lavoro di valutazione sul riscaldamento globale avviato nel 2015.
Secondo l’Ipcc, le emissioni globali di gas serra nel 2030 derivanti dai contributi nazionali annunciati nel 2021 rendono probabile che il riscaldamento supererà il limite di 1,5°C durante il 21° secolo e renderanno più difficile limitare il riscaldamento al di sotto dei 2°C.
I rischi e gli impatti negativi previsti e le relative perdite e i danni derivanti dai cambiamenti climatici aumentano con ogni incremento del riscaldamento globale e sono più complessi e difficili da gestire. Ogni incremento del riscaldamento si traduce infatti in un rapido aumento dei pericoli: ondate di caldo più intense, piogge più pesanti e altri eventi meteorologici estremi aumentano ulteriormente i rischi per la salute umana e gli ecosistemi. Anche l’insicurezza alimentare e idrica causata dal clima dovrebbe aumentare con l’aumento del riscaldamento, poi quando i rischi si combinano con altri eventi avversi, come pandemie o conflitti, diventano ancora più difficili da gestire.
Sottolineando quindi che il cambiamento climatico «è una minaccia per il benessere umano e la salute del pianeta», l’Ipcc ammonisce che si sta rapidamente chiudendo una finestra di opportunità per garantire un futuro vivibile e sostenibile per tutti. «Lo sviluppo resiliente ai cambiamenti climatici è reso possibile da una maggiore cooperazione internazionale, compreso un migliore accesso a risorse finanziarie adeguate, in particolare per le regioni, i settori e i gruppi vulnerabili, e una governance inclusiva e politiche coordinate» osservano gli esperti dell’Ipcc, secondo cui «le scelte e le azioni messe in atto in questo decennio avranno impatti ora e per migliaia di anni».

Un Patto di solidarietà per il clima

Il Rapporto di sintesi propone un «sviluppo resiliente al clima», che consiste nell’integrazione di misure di adattamento ai cambiamenti climatici con azioni per ridurre o evitare le emissioni di gas serra. I benefici economici per la salute delle persone derivanti dal solo miglioramento della qualità dell’aria, sostiene il Rapporto, sarebbero circa uguali o addirittura maggiori ai costi per ridurre o evitare le emissioni.
Secondo il Gruppo di esperti, esistono misure politiche collaudate che possono funzionare per ottenere profonde riduzioni delle emissioni e resilienza climatica se vengono ampliate e applicate. Per un’azione efficace ed equa per il clima servono però un forte impegno politico, un coordinamento delle politiche da adottare, una cooperazione internazionale, una migliore gestione dell’ecosistema e una governance inclusiva. Se infatti la tecnologia, il know-how e le misure politiche adeguate sono condivise e vengono erogati finanziamenti adeguati, osserva l’Ipcc, ogni comunità può ridurre o evitare il consumo ad alta intensità di carbonio e, allo stesso tempo, con investimenti significativi nell’adattamento si può evitare l’aumento dei rischi, soprattutto per i soggetti, i gruppi e le regioni maggiormente vulnerabili.
In base a queste indicazioni, il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha proposto al G20 un “Patto di solidarietà per il clima”, in cui tutti i grandi emettitori dovrebbero compiere sforzi supplementari per ridurre le emissioni e i Paesi più ricchi mobiliterebbero risorse finanziarie e tecniche per sostenere le economie emergenti in uno sforzo comune per garantire che le temperature globali non aumentino di oltre 1,5 gradi. Tale Patto sarebbe raggiunto attraverso un’Agenda di accelerazione, che prevede l’impegno dei Paesi sviluppati a raggiungere zero emissioni il più vicino possibile al 2040 e i Paesi in via di sviluppo il più vicino possibile al 2050.
La volontà per un impegno concreto, urgente ed efficace dei governi sarà comunque verificata a fine anno nel corso della ventottesima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop28), che si terrà a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, dal 30 novembre al 12 dicembre.