
Questa mattina presso Polo Formazione Valtellina si è tenuto il Consiglio Generale della UST Cisl Sondrio
Si è parlato del tema: “La formazione nelle politiche attive del lavoro”.
Presenti Davide Fumagalli (Segretario Generale Cisl Sondrio), Ilaria Urbani (Segretaria Cisl Sondrio con delega al mercato del lavoro), Enzo Mesagna (Segretario CISL Lombardia delega al lavoro) e Paolo Mora (Direttore Generale Formazione e Lavoro Regione Lombardia)
L’intervento di Davide Fumagalli (Segretario Generale Cisl Sondrio)
“Il 2023 è l’anno europeo delle competenze, per cui il tema della formazione è fondamentale ed è fondamentale in tutte le fasi della vita: nei percorsi scolastici, durante il lavoro (formazione continua), durante i periodi di inoccupazione e anche per le persone che percepiscono NASPI o reddito di cittadinanza. In un’epoca storica caratterizzata da grandi transizioni (ambientale, energetica, digitale) e in uno scenario caratterizzato, per l’Italia ma anche per l’Europa, da una crisi demografica (invecchiamento della popolazione), da fenomeni migratori e dalla mancanza di personale in tutti i settori del pubblico e del privato (fenomeno che si verifica anche nella nostra provincia), come sindacato sentiamo la responsabilità di fare la nostra parte per costruire una società inclusiva, in cui ciascuno possa realizzarsi attraverso un lavoro dignitoso, grazie anche ad una formazione coerente con le possibilità che il mercato del lavoro locale offre, in modo da contribuire allo sviluppo delle aziende e al progresso del Paese. Per vocazione sociale e per necessità di avere in futuro la possibilità di coinvolgere tutti coloro che non hanno un’occupazione, dobbiamo attuare percorsi di formazione che rendano tutte queste persone appunto occupabili.”




L’intervento di Ilaria Urbani (Segretaria Cisl Sondrio con delega al mercato del lavoro)
“Generalmente come delegati e categorie conosciamo e ci troviamo a gestire quelle che sono le politiche passive, ovvero tutte le politiche vengono messe in atto in situazioni di crisi o mancanza di lavoro nelle aziende e la formazione continua, ovvero quella formazione che sempre promuoviamo nelle aziende per riformare costantemente i lavoratori e le lavoratrici e ‘tenerle al passo con i tempi’, per fare in modo che anche con le innovazioni tecnologiche o digitali possano riqualificarsi e professionalizzarsi per mantenersi appetibili sul mercato del lavoro. Cosa invece conosciamo meno? Le politiche attive e la formazione come strumento di politica attiva. La necessità di approfondire questi temi è nata in uno dei nostri ultimi esecutivi, dove il gruppo dirigente si interrogava e condivideva una problematica comune oggi a molte aziende, ovvero la mancanza di manodopera in tutti i settori. La nostra preoccupazione come organizzazione sindacale è capire come rendere le politiche attive più efficaci sul nostro territorio, partendo dal presupposto che, come Cisl, sosteniamo e sempre abbiamo sostenuto sia le politiche attive che la formazione come utile canale per la ricollocazione dei lavoratori.
Perché ci interessano i disoccupati? Come Cisl Sondrio già dal 2017 abbiamo sempre sostenuto come gruppo dirigente l’importanza di un sindacato attivo con lavoratori e lavoratrici all’interno delle aziende, ma contestualmente abbiamo sostenuto i giovani inoccupati o i disoccupati e le disoccupate, in quanto sentiamo di dover tutelare anche loro nei primi passi verso il mondo del lavoro, non solo con l’attivazione della politica passiva NASPI, ma anche con la presa in carico e l’accompagnamento verso il mondo del lavoro fatto attraverso lo sportello lavoro e in un secondo momento con accreditamento agli operatori accreditati di IAL Morbegno.
Uno dei temi e anche degli obblighi è la formazione gratuita fornita attraverso il sistema dei servizi al lavoro: a nostro parere troppo spesso è generica e non funzionale alle reali esigenze del territorio e dei lavoratori e spesso è più finalizzata ad un arricchimento personale più che professionale. Riteniamo invece che la formazione debba essere lo strumento principe per la collocazione e ricollocazione nel mercato del lavoro con corsi utili a coprire le professionalità richieste dal territorio: un esempio riguarda il profilo professionale ASA/OSS, professione molto ricercata dal mercato del lavoro locale. Trattasi di una formazione “non finanziata”, pertanto un disoccupato o inoccupato che volesse investire in quel percorso, oltre a dover investire un anno del suo tempo senza retribuzione per formarsi, dovrà pagare quel corso (circa 1800/2000 euro); questo sarebbe invece un esempio di formazione che a nostro parere dovrebbe essere finanziata perché efficace, utile al territorio e una volta terminata occupa immediatamente la persona.
Le politiche attive sono degli strumenti, la formazione è un mezzo per colmare di divario tra domanda e offerta, ma ci sono anche altre dimensioni importanti con cui dobbiamo necessariamente confrontarci, come ad esempio il tema della conciliazione vita e lavoro, le difficoltà di trasporti e spostamenti in questo territorio dove spesso i disoccupati sarebbero disponibili a spostarsi, ma senza patente e macchina è impossibile raggiungere i luoghi di lavoro, soprattutto nelle aree più periferiche o le aree industriali e le questioni retributive e più in generale il mercato del lavoro basato su precarietà e stipendi bassi che soffre della forte concorrenza oltre confine.”
L’intervento di Enzo Mesagna (Segretaria Cisl Lombardia con delega al lavoro)
“Il tema delle competenze sta diventando sempre più strategico per essere competitivi in un mondo del lavoro in continuo mutamento a causa delle transizioni, ecologica e digitale, ma anche dei cambiamenti e delle situazioni geopolitiche che stiamo affrontando (calo demografico, guerra, rincari energetici). Questi fenomeni impattano sul mondo del lavoro, dunque l’adeguamento delle competenze è necessario per saper gestire questa fase di cambiamento ed evitare che ci possano essere ricadute sociali. Ritengo importante che il gruppo dirigente della CISL si occupi di questi aspetti e l’intera organizzazione deve spendersi affinché questi temi vengano posti al centro della nostra azione. In particolare, il tema relativo alla formazione deve assumere un ruolo importante nella contrattazione e far parte della ‘cassetta degli attrezzi’ di ogni nostro sindacalista.”
L’intervento di Paolo Mora (Direttore Generale Formazione e Lavoro Regione Lombardia)
“Innanzitutto, ci tenevo ad introdurre il tema riprendendo alcuni concetti già esposti in precedenza: qual è la sfida che oggi abbiamo davanti e che avremo davanti sempre di più nei prossimi anni? È la scarsità di persone idonee per svolgere attività lavorative compatibili con quelle che richiede il mercato del lavoro, a tutti i livelli. Per questo, oggi abbiamo bisogno di formare e attrarre anche ‘le braccia e le gambe’; vanno ripensate le logiche con cui si facevano politiche per il lavoro, per la formazione, per il recruiting. Questa scarsità è causata anche da un cambiamento culturale e di atteggiamento verso il lavoro: durante il Covid molte persone si sono ‘guardate intorno’, hanno scoperto nuovi settori e molti hanno cambiato occupazione, per cui oggi il datore di lavoro deve tenere conto di questo, ovvero di una maggiore mobilità e ci sono esigenze più complesse, in cui il lavoro è una delle componenti di una vita che è più articolata. A fianco a questo c’è anche un altro fenomeno, ovvero il fenomeno del calo demografico: il nostro Paese ha sempre sopperito a questo problema con il riequilibrio demografico tra le regioni del Sud e le regioni del Nord, ma oggi questo non avviene più, questo flusso non è più diffuso e con l’avanzare degli anni si ridurrà sempre di più. Questo calo demografico, oltretutto, è addirittura maggiore nelle regioni del Mezzogiorno rispetto a quelle del Nord. Se a tutto questo aggiungiamo un terzo elemento, ovvero il cambiamento dato dall’innovazione delle competenze richieste, abbiamo un quadro che rimarca un trend verosimile: noi oggi abbiamo lavoratori che nell’arco di pochi anni invecchiano nel loro patrimonio di competenze e pertanto devono essere riqualificati.
Questo ci porta a dover ripensare alle politiche del lavoro in una chiave nuova, come Regione stiamo già applicando degli orientamenti che, con la nuova Legislatura appena aperta, saranno ancora più rimarcati: innanzitutto c’è l’obiettivo di andare a recuperare tutte le persone inattive, le persone ai bordi del lavoro, gli scoraggiati e le persone che hanno degli impedimenti (ad esempio coloro che hanno degli impedimenti familiari che non consentono loro di avere il tempo per formarsi); se queste persone potessero ricevere, anziché sussidi, delle indennità finalizzate ad avere dei bonus per pagarsi dei servizi di formazione, si potrebbero recuperare delle fasce di popolazione che oggi invece non ce la fanno materialmente a formarsi; in Regione si sta affrontando anche il problema dei costi della mobilità, perché in contesti come quello della Provincia di Sondrio in cui le distanze a volte sono difficilmente percorribili, è importante portare le persone oggi inattive ad avvicinarsi al lavoro.
Gli inattivi in Lombardia sono tantissimi e sono distribuiti in tutte le fasce d’età, non ci sono solo i NEET, ma anche tante persone di età maggiore. Su questo tema il mondo del sindacato può fare molto anche attraverso i patronati e gli sportelli, cogliendo l’occasione per spiegare alle persone le opportunità e gli strumenti che ci sono, rendendosi così un terminale di ingresso nel sistema delle politiche del lavoro: per questo noi, attraverso il programma GOL, introdotto questo ruolo di reti organizzate di soggetti che fanno da ‘punti di primo contatto’ del sistema delle politiche attive.
Dobbiamo anche ‘fare efficienza’ nel nostro percorso di utilizzo di capitale umano: questo vuol dire fare tanto orientamento e spiegare ai ragazzi quali sono le opportunità del lavoro, sia a livello locale, sia lontano da loro, evitando gli sprechi, ovvero aiutando i ragazzi a fare delle scelte consapevoli. La Regione investirà molto nell’orientamento, che sarà uno dei grandi temi di questa Legislatura.
Questi percorsi di orientamento sono anche utili nell’ottica del recupero dei NEET e di tutti quei ragazzi che non sanno cosa fare (ogni anno le Università milanesi e pavesi contano circa 12.000 studenti che rinunciano agli studi o si iscrivono ma non danno esami e molto spesso questi ragazzi si ritrovano ad essere frustrati, a non saper cosa fare, per questo vanno aiutati).
Oltre a questo, c’è anche il tema della formazione continua: Regione Lombardia, che già ha attivo il ‘Fondo Formazione continua – Fase VI”, vuole continuare ad investire in questo campo anche con la collaborazione dei fondi interprofessionali e di tutti gli attori che si occupano di questo tema, per mantenere le competenze dei lavoratori e prevenire l’obsolescenza in uscita dall’azienda, che è uno dei rischi a cui si va incontro.
Perché tutto questo sia attuabile però c’è bisogno di una forte collaborazione di tutti gli enti presenti sul territorio, perché la presenza attiva sul territorio di sempre più operatori specializzati nella formazione è fondamentale. Questa formazione, però, deve essere mirata ai fabbisogni del territorio, di qualità e il più possibile capace di portare entro il breve tempo ad avere un posto di lavoro. Se tutto questo avviene con dei corsi di durata breve tanto meglio, altrimenti i risultati si possono ottenere anche con dei corsi lunghi, con il rischio però di abbandono da parte dei frequentanti.
Un altro tema importante, sempre parlando di formazione, è la formazione digitale: l’obiettivo in tutta la Lombardia, solo nel 2023, di inserire nelle politiche attive di ‘GOL’ almeno 131.000 persone, di cui 12.500 formate in competenze digitali.
Regione Lombardia per quanto riguarda il tema della formazione è molto attiva, ad esempio se l’azienda che assume un giovane ha bisogno di fornire formazione e si affida ad esterni, questa formazione è rimborsata, fino a 3.000€, dalla Regione, in più c’è un incentivo, variabile a seconda dell’età e del sesso del lavoratore, che è molto conveniente. Da quando è stata lanciata questa misura, denominata “Formare per assumere”, a febbraio, noi oggi abbiamo circa 400 persone assunte, il 70% a tempo indeterminato, di cui la metà in apprendistato, e la restante parte a tempo determinato superiore a 12 mesi. Di queste persone 12 sono in Provincia di Sondrio.
Questa misura è gestita con il supporto del sistema delle Camere di Commercio, che oggi utilizzano fondi regionali per inserire, formare e assumere personale.
Inoltre, è attiva anche la misura di Certificazione di parità di genere, per tutte le aziende che vogliono vedersi riconosciuta la messa in campo degli strumenti che hanno a disposizione per dare parità di trattamento di diritti e disciplina alla lavoratrice rispetto al lavoratore maschio.
Da ultimo, Regione Lombardia ha lanciato i Patti territoriali per le competenze, l’occupazione e la filiera del territorio: ad esempio, la Provincia di Sondrio, anche in collaborazione con la CISL, ha lanciato questo Patto per le professioni della filiera del turismo”