Consiglio generale italiani all’estero: ogni anno 300mila italiani all’estero. Cercare soluzioni concrete

Milano, 29.11.2018

Si è svolto ieri a Roma nella sede del ministero per lo Sviluppo economico l’incontro tra il Cgie, Consiglio generale degli italiani all’estero, e il viceministro Dario Galli.
Per il Cgil erano presenti Rodolfo Ricci e Gianluca Lodetti del Comitato di presidenza e Mirko Dolzadelli, rappresentante dei lavoratori frontalieri e segretario regionale Cisl Lombardia.

L’incontro fa seguito alla decisione del comitato di presidenza di avviare un’azione di sensibilizzazione del mondo politico-istituzionale e, in particolare del governo, sul tema del lavoro all’estero e delle nuove mobilità e su quello dei diritti dei lavoratori frontalieri.

Sul primo tema, i rappresentanti del Cgie hanno condiviso con il viceministro le cifre preoccupanti del vero e proprio esodo di giovani e meno giovani che sta vivendo il nostro Paese: più di 300.000 persone, lavoratori e lavoratrici che ogni anno decidono di stabilirsi oltreconfine e che vanno ad incrementare il già cospicuo numero di connazionali all’estero. Ben oltre 1 milione di persone solo negli ultimi 5 anni.  E non si tratta solo di fuga di cervelli, ma spesso di lavoratori in età avanzata che hanno perso il lavoro o stentano economicamente ovvero di giovani che non riescono a trovarlo e non vedono un futuro in Italia; nel contempo, il Paese subisce un consistente decremento demografico e vede assottigliarsi il suo potenziale di popolazione attiva.

Questo esodo, hanno puntualizzato i rappresentanti del Cgie, fa emergere la necessita di un orientamento pre-partenza dei lavoratori e di assistenza e, nel momento in cui arrivano all’estero, di mantenimento di un legame con l’Italia e di misure volte ad un loro possibile rientro collegando le loro nuove professionalità e competenze acquisite con il mercato del lavoro interno.

Il viceministro ha evidenziato la necessità di attuare una serie di azioni tese ad incentivare la creazione di posti di lavoro in Italia per ridurre il fenomeno della nostra “emigrazione economica”. Per Galli, dopo aver promosso una manovra espansiva, è necessario sia incentivare le imprese – con la riduzione del cuneo fiscale – sia varare un piano strategico per il Sud, che consenta di superare il condizionamento dei fenomeni di criminalità organizzata.

Per quanto riguarda i lavoratori frontalieri, i rappresentanti del Cgie hanno illustrato le attività svolte dal tavolo interministeriale creato presso la Farnesina riguardo alla predisposizione di uno Statuto dei Lavoratori Frontalieri e hanno auspicato una presa in carico da parte della politica e del governo delle problematiche legate al fenomeno del frontalierato nel suo complesso. Si tratta di problematiche legate all’armonizzazione dei diritti previdenziali, a questioni afferenti al fisco, alla gestione dei ristorni con i Paesi interessati, alla inclusione dei lavoratori frontalieri nel quadro delle politiche attive in caso di disoccupazione e molto altro. Anche questo fenomeno peraltro è cresciuto negli ultimi anni arrivando a toccare cifre importanti: più di 90.000 lavoratori frontalieri in totale e quasi 70.000 nella sola Svizzera, generando anche situazioni difficili (come quella dei lavoratori del Casinò di Campione d’Italia, fallito nel luglio scorso e dove oltre 200 lavoratori frontalieri e altrettanti residenti nel canton Ticinio, attendono soluzioni concrete per la loro condizione economica).

In generale, i partecipanti hanno convenuto sulla necessità di promuovere momenti di riflessione congiunta sugli argomenti affrontati ma soprattutto di cercare soluzioni concrete ai problemi che sorgono con le nuove emigrazioni e di cogliere anche le opportunità che derivano dalla presenza di più folte comunità italiane all’estero che vanno coinvolte nelle azioni di internazionalizzazione.