Euronote gennaio 2024 | Come rafforzare i comitati aziendali europei

Proposta la revisione della direttiva sui Cae per migliorare il dialogo sociale

La Commissione europea ha proposto una revisione della direttiva sui comitati aziendali europei (Cae), cioè gli organi di informazione e consultazione che garantiscono il coinvolgimento dei lavoratori nelle decisioni relative a questioni transnazionali nelle imprese con oltre 1000 dipendenti che operano in almeno due Paesi dell’Ue o dello Spazio economico europeo (See). La direttiva attualmente in vigore è stata varata nel 2009 e ha definito i processi per la creazione dei Cae e per la loro informazione e consultazione su questioni transnazionali. Tuttavia, secondo la Confederazione europea dei sindacati (Ces), come espresso efficacemente dalla vicesegretaria generale Isabelle Schömann, «non è all’altezza degli obblighi che dovrebbe rispettare. È una tigre sdentata di cui le multinazionali continuano ad abusare per farsi beffe dei diritti dei lavoratori all’informazione e alla consultazione».

Nel 2018 la Commissione ha svolto una valutazione che ha evidenziato alcune carenze della direttiva stessa, in relazione al processo consultivo dei comitati e ai mezzi di cui dispongono i rappresentanti dei lavoratori per far valere i loro diritti. Nel febbraio 2023 il Parlamento europeo ha quindi invitato la Commissione a rivedere la direttiva e a rafforzare il ruolo dei Cae. Sulla base di una serie di consultazioni con le parti sociali, svoltesi nel corso del 2023, e delle indicazioni delle parti interessate (tra cui amministrazioni nazionali, imprese, rappresentanti dei lavoratori, esperti giuridici e del mondo accademico), la Commissione ha infine deciso di migliorare l’attuale direttiva per sostenere la creazione e il funzionamento dei comitati aziendali europei. Attualmente esistono circa 1000 organi di informazione e consultazione a livello transnazionale, la maggior parte dei quali sono comitati aziendali europei, e ogni anno ne vengono creati circa 20 nuovi. Mentre i Cae esistenti, rappresentando oltre 11,3 milioni di lavoratori europei, rappresentano più della metà della forza lavoro ammissibile, le imprese interessate sono invece meno di un terzo rispetto alle quasi 4000 imprese ammissibili stimate.

Principali modifiche proposte

Varie le proposte di modifica della direttiva avanzate dalla Commissione europea. Innanzitutto quella di garantire ai lavoratori delle imprese multinazionali che operano nell’Ue/See la parità di diritti relativa alla richiesta di istituzione di un nuovo comitato aziendale: le deroghe in merito previste dall’attuale direttiva dovrebbero così essere eliminate, consentendo a 5,4 milioni di lavoratori in 320 società multinazionali con accordi preesistenti di chiedere l’istituzione di un Cae. Un’altra modifica riguarda il chiarimento su che cosa si intenda per «questioni transnazionali» come ambito di competenza dei Cae: l’obiettivo, spiega la Commissione, è «garantire che il lavoro dei Cae sia complementare a quello degli organi nazionali di informazione e consultazione, senza sovrapporvisi. Una definizione chiara è essenziale per stabilire in quali casi i Cae devono essere consultati e informati». C’è poi la questione di garantire che i lavoratori delle imprese multinazionali siano consultati tempestivamente e in maniera significativa sulle questioni che li riguardano: secondo la Commissione, i membri del Cae dovrebbero ricevere una risposta motivata al loro parere prima che la direzione dell’impresa adotti una decisione su questioni transnazionali. Così come «la direzione dell’impresa dovrà dare giustificazioni ogni volta che adduca motivi di riservatezza per non divulgare informazioni su questioni transnazionali oppure per limitarne l’ulteriore condivisione». Inoltre, i Cae devono essere messi nella condizioni necessarie per svolgere i loro compiti: negli accordi che li riguardano devono essere specificate le risorse finanziarie e materiali loro assegnate, ad esempio in termini di esperti, spese legali e attività di formazione. Secondo la Commissione deve anche essere rafforzato l’equilibrio di genere: «Ogni volta che verrà (ri)negoziato un accordo relativo ai Cae, dovranno essere adottate disposizioni che permettano di assicurarne, per quanto possibile, una composizione equilibrata sotto il profilo del genere. L’equilibrio di genere dovrà essere perseguito attivamente anche in seno alle delegazioni speciali di negoziazione, che sono gruppi temporanei di rappresentanti dei lavoratori che negoziano un accordo sui Cae con l’impresa». Infine si ritiene necessario migliorare anche l’accesso ai mezzi di ricorso, con gli Stati membri che dovranno comunicare alla Commissione le modalità con cui i Cae possono avviare procedimenti giudiziari e amministrativi. Gli Stati membri, secondo la Commissione, dovranno anche introdurre «sanzioni effettive, dissuasive e proporzionate» per l’applicazione della direttiva.

Ces: servono ulteriori miglioramenti

In merito alla proposta di revisione della direttiva sui Cae, presentata dalla Commissione europea, si è espressa la Confederazione europea dei sindacati (Ces), sottolineando  come la proposta chiarisca le decisioni sulle quali devono essere consultati i Cae, che  la direzione deve finalizzare qualsiasi consultazione prima di prendere una decisione e che i Cae devono ottenere finanziamenti adeguati. Tuttavia, osservano i sindacati europei, «la direttiva richiede ancora sanzioni sufficientemente severe da impedire alle aziende di violare questi diritti, dovrebbe essere estesa ai franchising per garantire che aziende come McDonalds debbano essere coperte da un Cae e garantire che almeno un consigliere del Cae sia un rappresentante sindacale». Ribadendo che i Cae vengono istituiti per dare voce ai lavoratori nelle grandi aziende multinazionali in cui importanti decisioni strategiche non vengono più prese a livello locale o nazionale, ma nelle sedi europee delle rispettive aziende, la Ces ricorda che i comitati aziendali hanno lo scopo di garantire che, nonostante la natura sempre più internazionale dell’economia, «i diritti dei lavoratori all’informazione e alla consultazione sulle decisioni gestionali siano rispettati». L’attuale direttiva invece, sostiene la Ces, «non prevede informazioni tempestive né consultazioni significative, per non parlare di sanzioni dissuasive e proporzionate in caso di violazione da parte delle multinazionali». Per questo i sindacati europei ritengono «urgentemente necessaria una direttiva più forte» e si mobiliteranno per indirizzare ora il Parlamento e il Consiglio verso «ulteriori miglioramenti».