Euronote – Investimenti, non solo spese col piano di recupero

Presentato dalla Commissione il pacchetto di primavera del semestre europeo

Milano, 8.6.2021

Il semestre europeo fornisce un quadro per il coordinamento delle politiche economiche dei Paesi dell’Unione europea, che quest’anno è strettamente collegato al dispositivo per la ripresa e la resilienza (Recovery and Resilience Facility – Rrf). Di questo tratta dunque il pacchetto di primavera del semestre europeo, presentato lo scorso 2 giugno dalla Commissione europea, che fornisce orientamenti di bilancio agli Stati membri impegnati nel processo di graduale riapertura delle economie. All’inizio della pandemia, nel marzo 2021, al fine di permettere agli Stati membri di reagire rapidamente e adottare misure di emergenza per ridurre al minimo l’impatto economico e sociale, l’Ue aveva deciso di attivare la clausola di salvaguardia generale del Patto di stabilità e crescita, permettendo così agli Stati membri di discostarsi dagli obblighi di bilancio e impiegare misure adeguate per rispondere alla crisi. Sulla base delle previsioni economiche di primavera 2021, la Commissione europea ha poi deciso di continuare l’applicazione di tale clausola anche nell’anno in corso e nel 2022, prevedendo di disattivarla nel 2023. «È necessario che la politica di bilancio continui a sostenere l’economia» hanno spiegato i responsabili dell’esecutivo dell’Ue, secondo cui «è opportuno che gli Stati membri evitino di mettere fine prematuramente al sostegno e si avvalgano pienamente dei finanziamenti del dispositivo per la ripresa e la resilienza». L’attuazione degli investimenti e delle riforme nell’ambito di tale dispositivo, sostiene la Commissione, «contribuirà a sostenere la ripresa economica, a promuovere un aumento del potenziale di crescita e occupazione, a ridurre gli squilibri e a migliorare le finanze pubbliche». Appena le condizioni lo consentiranno, però, i Paesi dell’Ue dovranno tornare a garantire la sostenibilità di bilancio.

Politiche «prudenti» per i Paesi con debito alto

La Commissione ha infatti individuato «vulnerabilità macroeconomiche» per 12 Stati membri: Cipro, Grecia e Italia «continuano a presentare squilibri eccessivi», mentre Croazia, Francia, Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Spagna e Svezia «presentano squilibri». La realizzazione delle riforme e degli investimenti nell’ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza, prevede la Commissione, «avrà un ruolo importante nella correzione degli squilibri macroeconomici». Il dispositivo Rrf dovrebbe infatti contribuire in modo significativo, dal momento che le sue sovvenzioni non si aggiungeranno al debito e ai deficit nazionali. Così per l’Ue si prevede un impulso economico dell’1,2% del Pil e la creazione di 800.000 posti di lavoro entro la fine del 2022. Tuttavia, ha sottolineato il vicepresidente esecutivo della Commissione, Valdis Dombrovskis, mentre i Paesi con bassi rischi di sostenibilità dovrebbero sostenere le loro economie anche con l’Rrf, i Paesi con un debito elevato «dovrebbero perseguire politiche prudenti», utilizzando il dispositivo per finanziare maggiori investimenti. «Allo stesso tempo – ha aggiunto – va tenuta sotto controllo la crescita della spesa corrente finanziata a livello nazionale, che dovrebbe essere limitata per i Paesi con un debito elevato. Ciò consentirà di sostenere la ripresa e il potenziale di crescita dell’economia senza creare un onere permanente sulle finanze pubbliche». Data l’incertezza elevata, in questa fase è stato deciso di non avviare procedure per i disavanzi eccessivi, ma, ha sottolineato Dombrovskis, «è chiaro che, quando le condizioni economiche lo consentono, gli Stati membri dovrebbero perseguire politiche volte a posizioni di bilancio prudenti a medio termine che garantiscano la sostenibilità di bilancio». Sulla stessa linea il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni: «Divergenze ci sono e non sono state cancellate dalla crisi. Per tutti gli Stati membri, la politica di bilancio dovrebbe dare la priorità a maggiori investimenti pubblici e privati. Chi ha un debito elevato dovrebbe limitare la crescita della spesa corrente. Perché un conto è utilizzare le finanze pubbliche per le spese correnti, un altro investire in ricerca, istruzione e infrastrutture pubbliche». Quando poi si uscirà dalla crisi, ha aggiunto Gentiloni, «dovremo affrontare livelli di debito significativamente più alti. Sappiamo tutti che i disavanzi di bilancio dovranno essere ridotti rispetto ai livelli eccezionali di questo e dell’anno scorso. Ma non si deve ripetere l’errore di sacrificare gli investimenti pubblici e altre spese produttive necessarie per la crescita futura delle nostre economie».

Ces: priorità a investimenti per l’occupazione

Sui contenuti del pacchetto di primavera del semestre europeo è intervenuta anche la Confederazione europea dei sindacati (Ces), con la segretaria confederale Liina Carr che ha sottolineato positivamente come «i livelli senza precedenti di investimenti pubblici sostenuti dall’Ue stanno riportando in crescita l’economia europea». Secondo la Ces, la priorità deve essere continuare a salvare e creare posti di lavoro di qualità, per questo accoglie favorevolmente l’estensione della clausola di salvaguardia del Patto di stabilità e la non apertura di procedure per i disavanzi eccessivi: «Il fatto che ciò sia necessario mostra quanto queste politiche siano incompatibili con la crescita economica». Non manca però un commento critico rispetto all’indicazione fatta dalla Commissione di mostrare moderazione: «È una richiesta sbagliata, in un momento in cui i bassi tassi di interesse danno un significativo margine di manovra quando si tratta di investimenti pubblici a favore della crescita senza il pericolo di rendere insostenibili i debiti pubblici». Poche settimane dopo il Vertice sociale di Porto, osserva la Ces, l’avvertimento della Commissione contro la “spesa corrente” «invia il messaggio sbagliato» secondo cui gli Stati membri dovrebbero dare priorità al controllo del debito piuttosto che agli investimenti per l’occupazione e la protezione delle persone più colpite dalla crisi, nonostante le lacune nei sistemi di welfare europei emerse durante la pandemia. Il pacchetto del semestre europeo, conclude la Ces, «evidenzia come la sospensione temporanea delle politiche di austerità che uccidono gli investimenti non sia sufficiente e perché siano necessarie riforme fondamentali per il progresso sociale. Non ci può essere un ritorno alle normali attività nel 2023».