Euronote novembre 2023 | I prezzi aumentano più dei salari

La Ces commenta i dati Eurostat sull’aumento dei prezzi di beni alimentari

«Milioni di persone lottano per mettere il cibo in tavola per sé o per le proprie famiglie nonostante lavorino per lunghe ore in lavori duri. L’evidenza dimostra che le grandi aziende traggono profitto dall’aumento dei prezzi, con aumenti di profitto nell’agroindustria secondi solo a quelli nel settore energetico. Nel frattempo i salari non riescono ancora a tenere il passo con il costo dei beni alimentari più basilari, compresi quelli per i lavoratori del settore agricolo stesso, costringendo sempre più lavoratori a fare affidamento sulle banche alimentari».

È quanto ha affermato la segretaria generale della Confederazione europea dei sindacati (Ces), Esther Lynch, commentando alcuni dati pubblicati recentemente da Eurostat, secondo cui i prezzi di molti generi alimentari di primaria necessità sono aumentati sensibilmente negli ultimi due anni.

La Ces sottolinea che i costi del cibo continuano ad aumentare molto più rapidamente delle retribuzioni e il prezzo di alcuni generi alimentari basilari è cresciuto fino a sette volte più velocemente rispetto ai salari, i quali negli ultimi tre anni sono aumentati solo dell’11% nell’Ue e del 10% nella zona euro.

In Europa, sostengono i sindacati europei, le persone hanno estremo bisogno di aumenti di stipendio: «Alimentati dall’avidità aziendale, i prezzi dei beni e dei servizi di uso quotidiano sono saliti alle stelle. I maggiori profitti aziendali sono stati ridistribuiti lontano dai lavoratori e sono stati invece catturati dagli amministratori delegati e dagli azionisti. Di conseguenza, i dividendi pagati agli azionisti stanno aumentando 13 volte più velocemente dei salari».

È quindi necessario che i leader politici europei affrontino «la vera causa dell’inflazione, imponendo una tassa sui profitti in eccesso e garantendo che il diritto dei lavoratori alla contrattazione collettiva sia rispettato. L’Europa ha bisogno di un aumento dei salari, non di restrizioni salariali e di tassi di interesse elevati» ha aggiunto la segretaria generale della Ces.

La Confederazione europea dei sindacati considera la contrattazione collettiva lo strumento principale con cui i lavoratori possono rivendicare una giusta quota distributiva, per questo chiede alle istituzioni dell’Ue e ai governi nazionali di promuovere il dialogo sociale e la capacità dei lavoratori di contrattare collettivamente nei loro sindacati.

Prezzi alimentari in continua crescita

Dopo gli aumenti sostanziali registrati nel corso del 2022, i prezzi dei prodotti alimentari nell’Ue hanno continuato a salire anche nel 2023, rileva uno studio pubblicato da Eurostat. Ad esempio, segnala l’Ufficio statistico dell’Ue, nel settembre 2023 il prezzo dell’olio d’oliva era superiore del 75% rispetto a gennaio 2021. Nel gennaio 2022 i prezzi erano già superiori dell’11% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente e tra settembre 2022 e settembre 2023 gli stessi prezzi hanno registrato un ulteriore forte aumento. L’olio ha rappresentato l’esempio più eclatante di aumento dei prezzi di generi alimentari di prima necessità, ma non l’unico. Anche i prezzi delle patate hanno registrato un «aumento vertiginoso», osserva Eurostat: da gennaio 2021 a settembre 2023 sono aumentati del 53%, dopo un picco del 60% raggiunto nel giugno 2023. Così come i prezzi delle uova, che a settembre 2023 erano più alti del 37% rispetto a gennaio 2021, e del burro, che dopo il picco del dicembre 2022 con un aumento del 44% lo scorso settembre ha fatto registrare un aumento del 27% rispetto al 2021.

Considerando le componenti principali dell’inflazione della zona euro, Eurostat ritiene che i prezzi più alti siano legati a cibo, alcol e tabacco, con un tasso annuo nel mese di ottobre del 7,5% rispetto all’8,8% di settembre, seguiti dai servizi (4,6%, rispetto al 4,7% a settembre), da beni industriali non energetici (3,5%, contro 4,1% a settembre) ed energia (-11,1%, rispetto al -4,6% di settembre). L’inflazione annua dell’area euro dovrebbe attestarsi al 2,9% nell’ottobre 2023, in calo rispetto al 4,3% di settembre.

Disuguaglianze di reddito tra la popolazione

L’aumento dei prezzi dei beni primari correlato al livello dei salari influisce naturalmente sul potere d’acquisto e quindi sul reddito delle famiglie.

Secondo un altro studio di Eurostat, dedicato alle disuguaglianze di reddito tra la popolazione, nel 2022 il reddito disponibile medio annuo pro capite nell’Ue era pari a 18.706 standard di potere d’acquisto (spa) per abitante. Il reddito disponibile equivalente mediano, espresso in spa, tiene conto della distribuzione del reddito nonché della dimensione e della composizione del nucleo familiare, spiega Eurostat.

Notevoli le differenze a livello nazionale. I Paesi dell’Ue con il reddito disponibile mediano più elevato nel 2022 sono stati Lussemburgo (33.214 spa), Paesi Bassi (25.437 spa), Austria (25.119 spa), Belgio (24.142 spa), Danimarca (23.244 spa) e Germania (23.197 spa). Al contrario, Bulgaria (9.671 spa), Slovacchia (9.826 spa), Romania (10.033 spa), Ungheria (10.217 spa) e Grecia (10.841 spa) hanno riportato i valori più bassi.

Per quanto riguarda la distribuzione del reddito, invece, è utilizzato il coefficiente di Gini che misura la distanza tra distribuzione equa e distribuzione reale, con valore 0 a un reddito distribuito in modo totalmente equo e valore 100 al massimo squilibrio tra la popolazione.

Nel 2022, tale coefficiente era mediamente del 29,6 per l’Ue, con 11 Stati membri al di sopra della media. Le più elevate disparità di reddito sono state registrate in Bulgaria (38,4), Lituania (36,2) e Lettonia (34,3). Un gruppo di Stati membri, con coefficiente superiore alla media europea e compreso tra 31 e 33,9, comprendeva Malta, Grecia, Estonia, Spagna, Portogallo, Romania e Italia. In Croazia, Germania, Cipro, Lussemburgo e Francia, i coefficienti erano vicini alla media dell’Ue, mentre all’estremità opposta il reddito era distribuito più equamente in Slovacchia, Slovenia, Repubblica Ceca e Belgio, con coefficienti inferiori a 25.