Euronote ottobre 2023 | Quale politica estera europea?

Confusione ed eurocentrismo indeboliscono il ruolo internazionale dell’Ue

L’improvviso riacutizzarsi, in forme senza precedenti, del conflitto israelo-palestinese ha colto di sorpresa l’intera comunità internazionale. Resta grave però l’ipocrisia generale nel trascurare un drammatico contenzioso che da oltre un secolo ha più volte mostrato come i periodi di apparente calma siano semplicemente fasi di preparazione a un nuovo scontro. Nella generale carenza di volontà politica a cercare una difficilissima ma necessaria soluzione, quasi come se si sperasse che un conflitto di tale complessità si risolvesse da solo, si può individuare molta responsabilità del nuovo aggravamento della situazione. Il panico derivante dall’emergenza e dall’emotività del momento ha portato a reazioni scomposte e confuse da più parti, coinvolgendo anche alcuni membri delle istituzioni europee.

Così, ad esempio, il giorno successivo al brutale attacco organizzato da Hamas in territorio israeliano, il commissario europeo per l’Allargamento e la politica di vicinato, Olivér Várhelyi, aveva annunciato la sospensione immediata degli aiuti europei ai palestinesi, di «tutti i pagamenti, tutti i progetti messi sotto revisione, tutte le nuove proposte di budget, incluse quelle per il 2023 rinviate fino a nuovo avviso», con una «valutazione globale dell’intero portafoglio». Poche ore dopo un altro commissario europeo, Janez Lenarcic responsabile della Gestione delle crisi, era intervenuto precisando che «gli aiuti umanitari dell’Ue ai palestinesi bisognosi continueranno fino a quando sarà necessario», perché «pur condannando fermamente l’attacco terroristico di Hamas, è indispensabile proteggere i civili e rispettare il diritto internazionale umanitario». Di fronte a reazioni e posizioni così diverse espresse da membri dello stesso collegio dell’Ue, è poi giunto un comunicato ufficiale della Commissione europea che ha annunciato una «revisione» dell’assistenza ai palestinesi ma non la sua sospensione.

Riesame dell’assistenza finanziaria alla Palestina

A seguito degli attacchi terroristici perpetrati da Hamas contro Israele, la Commissione europea ha infatti deciso «l’avvio di un riesame urgente dell’assistenza dell’Ue alla Palestina». L’iniziativa, spiega la Commissione, «ha l’obiettivo di garantire che nessun finanziamento dell’Ue consenta indirettamente a alcuna organizzazione terroristica di perpetrare attacchi contro Israele». Inoltre, «alla luce delle mutate circostanze sul campo», la Commissione valuterà se «sia necessario adeguare i programmi di sostegno alla popolazione e all’Autorità palestinese», cosa che avverrà in coordinamento con gli Stati membri e i partner «per decidere gli eventuali interventi di follow-up che si rendessero necessari». In ogni caso, precisa l’esecutivo dell’Ue, «dal momento che non erano previsti pagamenti, non vi sarà alcuna sospensione degli stessi», mentre il riesame «non riguarda l’assistenza umanitaria fornita nell’ambito della protezione civile e delle operazioni di aiuto umanitario europee (Echo)».

Videoconferenza informale dei ministri degli Esteri

Data l’urgenza della situazione, poi, il 10 ottobre si è svolta una videoconferenza informale dei ministri degli Affari esteri dell’Ue, i quali hanno «condannato i recenti attacchi, chiesto la protezione dei civili e la moderazione, il rilascio degli ostaggi, il permesso dell’accesso a cibo, acqua e medicinali a Gaza in linea con il diritto umanitario internazionale e aprendo corridoi umanitari». I ministri dell’Ue hanno sottolineato l’importanza di rafforzare la cooperazione con gli attori regionali e internazionali al fine di rilanciare il processo di pace in Medio Oriente.

La comunità internazionale, ha dichiarato l’Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, Josep Borrell, «deve sfruttare questo momento critico – che potrebbe essere un momento di risveglio – per impegnarsi nuovamente sul problema della Palestina e di Israele». In merito a come proseguire la cooperazione dell’Ue con l’Autorità palestinese e sostenere il popolo palestinese, il Consiglio Affari esteri ha affermato di considerare Hamas un’organizzazione terroristica, sottolineando però che «l’Autorità palestinese è un’altra cosa, è il nostro partner. Non trattiamo con Hamas ma, sì, sosteniamo, trattiamo e collaboriamo con l’Autorità palestinese. E non tutto il popolo palestinese è terrorista. Quindi una punizione collettiva contro tutti i palestinesi sarebbe ingiusta e improduttiva. Sarà contro i nostri interessi e l’interesse della pace». I ministri degli Stati membri hanno quindi convenuto che l’Ue «continuerà a impegnarsi con tutte le parti e a mantenere il sostegno finanziario e politico alla regione», assicurando inoltre che il suo «impegno a lungo termine per una soluzione politica basata su due Stati sopravviva a questi tragici eventi».

Il “giardino” e la “giungla” dell’Alto rappresentante

Ma non pochi dubbi desta l’efficacia dell’azione diplomatica dell’Ue nella ricerca di soluzioni ai conflitti internazionali, come purtroppo dimostra la guerra tra Russia e Ucraina con un’Ue totalmente assente in qualsiasi tentativo di mediazione. La scarsa fiducia nel ruolo dell’Ue come soggetto politico importante nella risoluzione delle controversie internazionali deriva anche da alcune posizioni prese dal suo Alto rappresentante per gli Affari esteri, che dovrebbe indicare la linea europea e non la sua personale. È di circa un anno fa, ad esempio, l’affermazione di Josep Borrell presso l’Accademia diplomatica europea di Bruges, in Belgio, secondo il quale «l’Europa è un giardino» dove «tutto funziona». «È la migliore combinazione di libertà politica, prosperità economica e coesione sociale che l’umanità è stata in grado di costruire» aveva detto l’Alto rappresentante dell’Ue, aggiungendo: «Il resto del mondo non è esattamente un giardino. La maggior parte del resto del mondo è una giungla, e la giungla potrebbe invadere il giardino». Una visione geopolitica che aveva destato molte critiche e non poco sconcerto a livello internazionale, alle quali Borrell aveva risposto: «Alcuni hanno interpretato erroneamente la metafora come “eurocentrismo coloniale”. Mi dispiace se alcuni si sono sentiti offesi. Il mio riferimento alla “giungla” non ha alcuna connotazione razzista, culturale o geografica. Purtroppo la “giungla” è ovunque».

Presupposti pessimi per un’azione diplomatica europea riconosciuta a livello internazionale.