Euronote – Servono aumenti salariali per la ripresa economica

Milano, 21.2.2017 
  
 
 
 
 
 
 
 
Servono aumenti salariali per la ripresa economica
Una campagna europea della Ces per ottenere salari più elevati in tutta l’Ue
 
«La pazienza dei lavoratori si sta esaurendo. L’Europa ha bisogno di una ripresa per tutti, non solo per chi è già ricco». Con queste motivazioni la Confederazione europea dei sindacati (Ces) ha lanciato una campagna per un aumento dei salari dei lavoratori in tutta Europa e ha indicato il 2017 quale anno degli aumenti salariali. «È giunto il tempo per la nostra ripresa – ha detto il segretario generale della Ces, Luca Visentini, presentando la campagna – Gli utili delle aziende e le retribuzioni dei dirigenti hanno da tempo superato la crisi, ma i salari di impiegati e operai non sono ancora tornati ai livelli pre-crisi. Un operaio su tre sta lottando per far quadrare i conti». Una situazione di fronte alla quale un generale aumento salariale è pienamente giustificato per affrontare le crescenti disuguaglianza e povertà dei lavoratori, e per generare crescita e ripresa per tutti, sostiene la Ces. I sindacati europei ritengono infatti che dare ai lavoratori più soldi da spendere contribuirebbe a sollevare l’intera economia europea molto più efficacemente rispetto alle misure attuali di austerity e di tagli alla spesa pubblica, perché darebbe una spinta sia alle imprese che ai lavoratori. «Siamo impegnati nella ricerca di aumenti salariali per quanto possibile – ha detto la segretaria confederale della Ces, Esther Lynch -. Il mezzo più efficace per raggiungere un aumento di stipendio è attraverso la contrattazione collettiva tra sindacati e datori di lavoro, ma la nostra attenzione sarà rivolta anche verso le proposte di salario minimo in cui la contrattazione collettiva non esiste».

Austerity e svalutazione dei salari
 
La crisi del sistema economico mondiale, iniziata tra il 2008 e il 2009, ha colpito duramente i cittadini europei. Posti di lavoro persi, risparmio praticamente esaurito e una crescita economica diminuita di quasi il 10%. Politici, banchieri e gruppi di affari, osserva la Ces, hanno avuto l’ossessione di ripristinare la competitività europea, ma la loro correzione al sistema è stata quella di tagliare i servizi pubblici e di spremere brutalmente i salari dei lavoratori, la cui posizione contrattuale è stata gravemente indebolita dalla crescente disoccupazione. «La scelta politica è stata di svalutare i salari dal momento che non si poteva svalutare la moneta» sostengono i sindacati europei, così Paesi come Grecia, Portogallo, Spagna e Lettonia sono stati colpiti maggiormente da misure aggressive che hanno però avuto l’effetto di contaminarne altri, come la Francia, l’Italia e il Belgio.
«Per la gioia dei datori di lavoro, questa pratica è diventata la “nuova normalità”. Il mantra secondo cui spremere i salari costituisce un bene per l’economia si è così radicato nella mente dei responsabili politici e dei datori di lavoro che non si vede come le cose possano cambiare» denuncia la campagna della Ces, sottolineando come il risultato sia stato il blocco di fatto della crescita salariale negli ultimi otto anni, con un aumento solo dell’1,6% nel 2016.
 
Motivazioni economiche per gli aumenti salariali
 
«Vi è la necessità di un cambiamento di rotta» sostengono i sindacati europei, e non solo: recentemente anche l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) e la Banca centrale europea (Bce) hanno raccomandato aumenti salariali come iniziativa essenziale per la ripresa dell’economia europea. Citando vari studi economici la Ces ricorda come sia fuorviante a livello economico considerare i salari unicamente come un costo per i datori di lavoro. La spesa dei lavoratori offre infatti alle aziende la domanda per i loro prodotti e servizi, per questo i salari rappresentano un motore per l’attività economica, la crescita e la creazione di posti di lavoro. «Buste paga più magre non determinano più posti di lavoro, è vero il contrario: bassi salari significano un minor numero di posti di lavoro in quanto la domanda di beni e servizi diminuisce; aumenti salariali coordinati, per esempio attraverso la contrattazione collettiva coordinata da parte dei sindacati, aumentano invece la domanda che a sua volta motiva le aziende ad aumentare la produzione e assumere più persone» spiega la Ces in una scheda elaborata per supportare la campagna europea.
È però importante un coordinamento degli aumenti salariali a livello europeo, perché le economie europee sono fortemente interconnesse: un aumento della domanda in Germania, ad esempio, è in grado di supportare l’attività economica e l’occupazione in Olanda e negli altri Paesi che esportano verso la Germania.

Redistribuire: da profitti e capitali ai salari
 
Alla base della campagna dei sindacati europei c’è poi una forte motivazione di lotta alla disuguaglianza. La produttività è in aumento, ma i lavoratori non hanno la loro giusta quota della ricchezza che stanno contribuendo a creare, osserva la Ces: «Negli ultimi 20 anni la produttività è aumentata fino al 30%, ma i salari reali sono cresciuti al massimo del 20%. Ciò significa che i lavoratori hanno perso il 10% a favore del profitto e dei capitali dei proprietari». Profitti che le aziende stanno mettendo nei mercati finanziari, aumentando i rischi di speculazione e riducendo la quantità di denaro per gli investimenti, per i salari e per l’economia reale. «È tempo che i lavoratori ottengano la loro quota equa di crescita. È giunto il momento per un aumento salariale a livello europeo» sostiene la campagna della Confederazione europea dei sindacati.
Come? Esistono diversi percorsi, spiega la Ces: l’Unione europea può e deve fare molto di più. Sono necessarie azioni per creare un ambiente che sostenga i lavoratori nella contrattazione per un aumento di salario. Ciò significa promuovere forti sistemi di contrattazione collettiva, l’estensione dei contratti collettivi, assicurare che la contrattazione settoriale sia adeguatamente supportata, una protezione più forte per i lavoratori temporanei e mobili e salari minimi più alti. «Anziché costare in termini di posti di lavoro, pagare aumenti salariali in tutta Europa aumenterebbe la fiducia, accrescerebbe la domanda economica e porterebbe alla creazione di occupazione. I politici, le imprese e il pubblico in generale devono comprendere questa verità, per questo che abbiamo lanciato la campagna».