Milano, 9.5.2016
Il 9 maggio 1950, con la “Dichiarazione di Schuman”, allora ministro degli esteri francese, prese il via il percorso che ha portato alla nascita dell’Unione Europea, di quella Europa che in passato ha realizzato grandi conquiste per i suoi cittadini alimentando sogni e speranze di una futura Europa politica e sociale, e che oggi vive invece, una complessa stagione di tensioni e di crescenti spinte nazionaliste.
E’ in questo contesto, in cui è più semplice pensare di non avere le motivazioni per celebrare l’Europa di oggi, che invece dobbiamo far sentire la nostra voce ed impegnarci a trasferire il messaggio che un altro futuro europeo è possibile.
Nella sua dichiarazione, Robert Schuman affermava che “L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto.”
E’ proprio questa solidarietà che oggi sembra venir meno.
E’ proprio su questa solidarietà che nel suo discorso del 6 maggio, in occasione della consegna del premio Carlo Magno, Papa Francesco ha richiamato l’Europa a inserire negli insegnamenti scolastici la cultura del dialogo e della negoziazione nella gestione dei conflitti.
…”Con la mente e con il cuore, con speranza e senza vane nostalgie, come un figlio che ritrova nella madre Europa le sue radici di vita e di fede, sogno un nuovo umanesimo europeo, «un costante cammino di umanizzazione», cui servono «memoria, coraggio, sana e umana utopia». Sogno un’Europa giovane, capace di essere ancora madre: una madre che abbia vita, perché rispetta la vita e offre speranze di vita. Sogno un’Europa che si prende cura del bambino, che soccorre come un fratello il povero e chi arriva in cerca di accoglienza perché non ha più nulla e chiede riparo. Sogno un’Europa che ascolta e valorizza le persone malate e anziane, perché non siano ridotte a improduttivi oggetti di scarto. Sogno un’Europa, in cui essere migrante non è delitto, bensì un invito ad un maggior impegno con la dignità di tutto l’essere umano. Sogno un’Europa dove i giovani respirano l’aria pulita dell’onestà, amano la bellezza della cultura e di una vita semplice, non inquinata dagli infiniti bisogni del consumismo; dove sposarsi e avere figli sono una responsabilità e una gioia grande, non un problema dato dalla mancanza di un lavoro sufficientemente stabile. Sogno un’Europa delle famiglie, con politiche veramente effettive, incentrate sui volti più che sui numeri, sulle nascite dei figli più che sull’aumento dei beni. Sogno un’Europa che promuove e tutela i diritti di ciascuno, senza dimenticare i doveri verso tutti. Sogno un’Europa di cui non si possa dire che il suo impegno per i diritti umani è stato la sua ultima utopia.
….”
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