Fattore Famiglia Lombardo, la posizione Cisl alla 1a Commissione

Milano, 3.2.2017
 
Da alcune settimane è iniziato l’iter di approvazione del progetto di legge regionale che intende introdurre il Fattore Famiglia Lombardo, un indicatore sintetico per la valutazione della situazione reddituale, che tenga conto della composizione del nucleo famigliare per determinare l’accesso a prestazioni erogate dagli enti del sistema regionale.
Nel corso dell’audizione in 1a Commissione, mercoledì 1° febbraio, la Cisl Lombardia ha esposto la  propria posizione, sottolineando che il Fattore Famiglia può rappresentare un utile strumento che definisce una premialità, ai fini della individuazione delle modalità di accesso e di compartecipazione alle prestazioni sociali, socio sanitarie e sanitarie erogate in Lombardia, a partire da un indice di valutazione che tiene in relazione le capacità economiche della famiglia con la sua composizione. “Riteniamo  positivo che si ponga particolare attenzione alle famiglie, nella definizione delle politiche pubbliche in tema di sicurezza sociale, tenuto conto della composizione, del numero dei figli, oltre che della presenza di disabili e non autosufficienti – sottolinea Paola Gilardoni, segretario regionale Cisl Lombardia con delega al Welfare -. Questo non solo per contrastare fenomeni di deprivazione socio economica, ma per prevenire eventuali condizioni di fragilità”. “E’ opportuno che il progetto di legge ben definisca le aree di utilizzo dell’indicatore, ovvero le prestazioni a cui potrà applicarsi, e sia adeguatamente finanziato – aggiunge  -. Oltre alle prestazioni di natura sociale e socio sanitaria riteniamo opportuno prevedere in modo specifico anche quelle sanitarie, a partire dal sistema di compartecipazione alla spesa-ticket”. 
I recenti rapporti sui redditi e condizioni di vita in Italia confermano purtroppo il perdurare di una situazione di difficoltà economica per molte famiglie nel nostro Paese. Gli effetti della crisi economica ed occupazionale non solo hanno prodotto maggiori disuguaglianze ed ampliato la platea dei soggetti a rischio di vulnerabilità, ma hanno anche modificato le condizioni di rischio.
Quasi il 20% delle persone sono a rischio di povertà e complessivamente la popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale, risulta pari al 28,7% (Istat 2016). Si aggrava il rischio di povertà o esclusione sociale anche per coloro che vivono prevalentemente di reddito da lavoro, per le famiglie numerose e per i giovani. “Al fine di assicurare omogeneità di accesso e trattamento a parità di medesime condizioni delle famiglie – conclude Gilardoni – sarà opportuno che l’indicatore economico possa valere anche per la definizione di eventuali compartecipazioni anche per le prestazioni erogate dai Comuni/ambiti, definite da Regione Lombardia, su finanziamenti europei, nazionali o regionali”.