Milano, 2.2.2017
Si era mossa tutta la “provincia che conta”, tra sindacati e istituzioni, per salvare la Genius di Grassobbio, satellite della Faac, e l’operazione sembrava riuscita: il “solito” cavaliere bianco, titolare della Metalpres di Torino, era uscito dall’ombra e caricato sul suo cavallo azienda e 12 lavoratori, dei 55 che erano solo poco tempo prima, rappresentanti comunque di una forza lavoro decimata, di quando la fabbrica bergamasca faceva parte di un gruppo di proprietà dell’Arcidiocesi di Bologna. Il caso era diventato anche motivo di dispute politiche, nell’estate del 2015, quando con l’annuncio della chiusura dello stabilimento di Grassobbio per il trasferimento dell’attività nell’Europa dell’Est, erano divampate le polemiche nei confronti della proprietà.
Dopo numerose crisi di produzione e reiterate intenzioni di chiusura, il gruppo Faac nell’autunno del 2015 raggiunse comunque l’accordo con la Metalpres di Torino. Così, anche se la produzione cambiò radicalmente, orientandosi su motori elettrici di piccole dimensioni, e l’investimento fu di oltre 1 milione di euro, in parecchi manifestarono perplessità ed incertezza sulle prospettive occupazionali.
Insicurezze, dubbi e tensioni sono durati 14 mesi, dall’inizio dell’attività alla fine, cioè ieri. Cala quindi il sipario sulla Motori Grassobbio, che ha annunciato la messa in liquidazione dell’azienda, l’imminente cessazione dell’attività e il licenziamento di tutti i dipendenti.
“Abbiamo appreso la notizia oggi in un incontro con l’azienda – dice Giancarlo Carminati, segretario della Fim Cisl di Bergamo -. Dunque il cavaliere bianco dopo poco più di un anno manda tutti a casa. Tra l’altro, i lavoratori ancora attendono il pagamento del saldo dello stipendio di novembre, gli interi importi di quelli di dicembre e gennaio oltre che la tredicesima mensilità”.
Oggi le prime due ore di sciopero, mentre lunedì è fissato incontro con l’azienda per discutere il piano di rientro.