Favorire la cultura del cibo, una sfida anche sociale

Milano, 30.6.2015
 
La storia del genere umano, la cultura dei popoli, è costruita intorno al cibo, al nutrirsi. Dal “non mangiare” della Genesi al “prendete e mangiate” di Gesù, si rincorrono insegnamenti che sono nutrimento dell’anima oltre che del corpo. Di cibo, alimentazione e cultura si è discusso ieri a Cascina Triulza, nel corso del convegno organizzato dalla Fnp Lombardia “La cultura del cibo”, cui sono intervenuti Giancarlo Zanella, giornalista Rai, Mons. Giorgio Picu, dell’Opera Romana pellegrinaggi, Paolo Senna, della Biblioteca Università Cattolica del Sacro Cuore, Alessandro Perego, direttore Osservatori Politecnico di Milano, Magda Antonioli, direttore del Master del turismo Università Bocconi di Milano. “Anche la letteratura, sostentamento per l’anima, si alimenta di cibo: non c’è storia, libro, memoria, senza riferimento al cibo . Il cibo è cultura, la qualità dell’alimentazione è frutto delle differenti culture”, ha sottolineato Anna Tombini, segretaria regionale Fnp Lombardia, presentando la mattinata. Promuovere una cultura del cibo significa evitare lo spreco, frutto sia di comportamenti poco virtuosi da parte delle famiglie, ma soprattutto dell’incapacità della filiera agroalimentare di gestire le eccedenze di produzione. “Ogni anno in Italia si producono 6 milioni tonnellate di cibo in eccedenza, pari a 13 miliardi euro – ha sottolineato Alessandro Perego -. In buona parte le cause hanno una loro razionalità, sono errori di previsione della domanda, non sono facili da evitare. E’ bene però lavorare perché non diventino spreco e questo deve essere un obiettivo collettivo”. In quest’ottica, non funziona un approccio che colpevolizza le aziende, come avviene in Francia. Meglio  l’esperienza italiana, che sta portando avanti un lavoro in sinergia pubblico/privato. Che lo spreco di cibo sia una prassi da evitare, del resto, lo scriveva anche il Manzoni, nei Promessi Sposi. “Manzoni portava l’esempio del pane sprecato come  riflesso della società spagnola che non era capace governare in modo armonico Milano. E ovviamente il messaggio era politico e si rivolgeva agli austriaci che in quella fase dominavano  il nord Italia – ha sottolineato Paolo Senna, critico letterario -. Del resto il cibo in letteratura ha una valenza cruciale, per trasmettere contenuti legati a snodi fondamentali. Quando un autore parla di cibo non lo fa mai solo per  riempire le pagine, ma sempre perché ci deve trasmettere un messaggio importante”. Favorire una cultura del cibo è anche valorizzare il territorio e le tipicità, un obiettivo  che, secondo Magda Antonioli, proprio da Expo2015 può ricevere nuovo slancio. “Sono rimasta colpita del fatto che sia il padiglione della Ue che gli Stati Uniti lanciano il messaggio della difesa delle tradizioni, del territorio, delle tipicità – ha sottolineato – . Queste specificità sono già oggi la nostra filosofia, lo sappiamo ma dobbiamo anche imparare a valorizzarlo all’esterno. Questo è già il nostro presente, non il futuro”.