Milano, 17.6.2016
Qualcuno ricorda Alì ha gli occhi azzurri, un film sull’adolescenza in bilico tra due culture. Ora il regista Claudio Giovannesi, si occupa di carcere con la storia di Dafne nel film Fiore. La nostra protagonista si trova in riformatorio avendo rubato un telefonino ed accumulato alcuni precedenti penali ma soprattutto è una ragazza molto sensibile con una famiglia piuttosto disgraziata dal momento che la madre non si interessa di lei ed il padre, che invece la ama, è una persona inadeguata anch’egli ex detenuto. Poi all’interno del carcere minorile la nostra trova l’anima gemella con la speranza di una nuova vita. Un film sulla privazione dell’amore oltre che della libertà nel sistema carcerario, girato con sensibilità con una protagonista esordiente (Daphne Scoccia) che fa ben sperare e sa rendere molto bene la figura della protagonista che barcolla tra l’aggressività ed i momenti di disperazione. Un film che ricorda pellicole quali Senza tetto né legge della Varda o le opere dei fratelli Dardenne ma girato forse con un taglio documentaristico maggiore che mette in scena protagonisti che vivono solo di sguardi, brevi conversazioni attraverso le sbarre e lettere clandestine.