Milano, 31.7.2014

Mentre prosegue la mobilitazione dei lavoratori, in assemblea permanente dall’8 luglio scorso, anche la 4a commissione regionale Attività produttive si unisce al sindacato per riattivare il confronto con la Guala Closures, che ha avviato la procedura di mobilità per i 142 lavoratori di Torre d’Isola (Pv) perché vuole trasferire la produzione di tappi d’alluminio in altri stabilimenti e in Polonia. Al termine dell’incontro coi sindacati tenutosi oggi in Regione, presenti anche il sindaco di Pavia e l’assessore provinciale alle Attività produttive, la 4a commissione si è impegnata ad attivarsi per la ripresa immediata del confronto con l’azienda e a chiedere il ritiro dei licenziamenti. La trattativa sindacale sulla chiusura, al momento, è tutta in salita, a causa dell’indisponibilità della multinazionale a valutare strade alternative ai licenziamenti. “Siamo di fronte all’ennesimo caso di ordinaria irresponsabilità – afferma Nicola Alberta, segretario generale Fim Lombardia -. Non è accettabile che la libertà d’impresa violi il fondamentale diritto al lavoro e la necessità che la comunità locale preservi il proprio patrimonio industriale. Nel caso specifico, poi, è ancora più grave che l’amministratore delegato di Guala Clossures sia anche il presidente della Confindustria di Alessandria. Non è possibile che le aziende che scelgono di delocalizzare possano andarsene avvelenando i pozzi: devono predisporre un piano sociale e industriale alternativo”. “Siamo soddisfatti – aggiunge Alberta – che la 4a commissione si sia impegnata ad attivarsi con l’azienda perché ritiri la procedura, studi l’ipotesi di prodotti alternativi o, in subordine, consenta l’ingresso di nuovi investitori. Ma bisogna agire al più presto”. Operativa in tutto il mondo, la Guala Closures è presente in Italia con cinque stabilimenti e ha la sede centrale a Spinetta, in provincia di Alessandria. L’inaspettata chiusura dello stabilimento di Torre d’Isola è stato un fulmine a ciel sereno. Secondo i vertici della multinazionale la redditività dell’impianto, pari al 2,5%, non è soddisfacente per le attese del gruppo. Di tutt’altra opinione i sindacati. “Non è affatto un’azienda in crisi, che non ha mercato – afferma Alberta -. E’ un’azienda che deve affrontare alcune criticità, ma in una logica di sviluppo, non di chiusura o delocalizzazione”. La procedura di mobilità si concluderà il 23 settembre. I sindacati stanno valutando l’intensificazione delle iniziative di lotta e di pressione e il coinvolgimento crescente di tutti i livelli istituzionali.