Milano, 15.9.2016
Un documentario di poco più di un’ora quello che Silvio Soldini consegna ai nostri schermi in questi giorni, ma un’opera decisamente meritoria nel raccontare la manualità e la cultura. Il fiume ha sempre ragione è il titolo che nasce da un aforisma di uno dei due un poco timidi personaggi che il regista milanese insegue: due tipografi dei quali il primo lavora ad Osnago utilizzando una stampante di altri tempi, ancora a caratteri mobili, ma tenuta come una reliquia. Alberto, questo il suo nome, ha una casa piena di cimeli importanti dal punto di vista grafico, a partire dai libri naturalmente, senza però dimenticare immagini e manoscritti. Il secondo personaggio è Josef, restauratore svizzero (a Mendrisio nel Canton Ticino) e come l’amico non cede alla moderna tecnologia che ha spersonalizzato totalmente il lavoro perché la manualità è una nuova forma di poesia. Soldini osserva il lavoro quasi in disparte, come se temesse di disturbare una cerimonia ma mette in evidenza i rumori e ne sottolinea i dettagli. Un film che potremmo definire anacronistico ma che ben rende l’arte della perfezione come lo sono le parole fatte poesia.