Poste, i sindacati preannunciano un autunno caldo

Milano, 16.9.2016
 
Dopo la formale apertura di un nuovo conflitto di lavoro, conseguente alla lunga fase di aspra vertenzialità culminata con lo sciopero generale regionale del 23 maggio ed i 3 mesi di astensione dalle prestazioni straordinarie ed aggiuntive, l’incontro con il sindacato lombardo si è concluso negativamente. Nessuno dei problemi oggetto della vertenza ha trovato risposte e soluzioni da parte dell’azienda.
“La riorganizzazione del recapito e della logistica prosegue unilateralmente con enormi disagi per i dipendenti e per i cittadini che si vedono recapitare la corrispondenza con insopportabili ritardi – afferma Maurizio Cappello, neosegretario generale Cisl Poste Lombardia -. Così come i servizi e le attività negli uffici postali vengono svolte fra mille difficoltà dovute alla carenza di personale, alle procedure farraginose ed obsolete, alle pressioni incessanti ed indebite di ogni sorta e tipo”. “In entrambe le divisioni permangono irrisolti i problemi di sicurezza e tutela della salute per l’inadeguatezza e mancata messa a norma dei locali ed ambienti di lavoro”, aggiunge. Inoltre, l’incontro nazionale con l’ad di Poste del 15 settembre, sollecitato dai sindacati, è stato inconcludente ed insufficiente per la totale mancanza di risposte sulla riorganizzazione del recapito, sulle problematiche della sportelleria e sullo scadimento delle relazioni industriali a tutti i livelli. “Non è stata data alcuna risposta – spiega Cappello – all’evidenza della reale situazione di pesante criticità in cui versano tutti i servizi dell’azienda, ben rappresentata dalle reiterate proteste di cittadini, imprese, enti ed associazioni”. Un disagio evidenziato dalle molteplici iniziative di mobilitazione svolte su tutto il territorio nazionale negli ultimi mesi.
Si preannuncia dunque un autunno di forte conflittualità all’interno di Poste Italiane – conclude il neosegretario generale Cisl Poste Lombardia –  con l’obiettivo di riportare qualità, efficienza e sviluppo, salvaguardando i livelli occupazionali e la socialità dei servizi offerti dall’Azienda che deve restare a maggioranza pubblica e non totalmente privatizzata, in balia di investitori che hanno come obiettivo il solo profitto a qualsiasi costo”.