Giovedì
06 Ottobre 2010
dalle ore 20 – Cinema Rondinella, viale Matteotti 425, Sesto
San Giovanni (Mi)
Ore 20. Per
la sezione Labour.short, proiezione di No smoking company, di Edo Tagliavini.
NO
SMOKING COMPANY (Italia,
2006 – 16 minuti)
Premio del pubblico e menzione speciale al Corto festival di Imola; Visioni Italiane, Roma Film Festival, Linea d’ombra,
Mosaico Film Festival, Maremetraggio. Il signor Ma è un giovane manager cinese, chiamato a licenziare tutti i dirigenti sopra i 45
anni di un’azienda italiana acquistata dalla multinazionale Whang. Il suo motto è: “mutarsi da ospite in padrone di casa”. Assediato
dal caldo e dall’ironia dei colleghi, il placido Marcello aspetta il suo turno a tu per tu con lo spietato manager. Sta per partire
la sfida tra vecchio e nuovo mondo, dove anche il fumo ha la sua importanza.
Ore 20.15. Per la sezione Labour.doc, proiezione
di La svolta Sloi. La fabbrica degli invisibili, di Luca Bergamaschi.
SLOI. LA FABBRICA DEGLI INVISIBILI (Italia, 2009 – 54 minuti)
Sloi ripercorre le tappe della storia della fabbrica
Sloi di Trento, dalla sua nascita negli anni del fascismo fino alla sua chiusura nel 1978 in seguito all’esplosione di un incendio
che avrebbe potuto contaminare l’intera città. La Sloi nasce come fabbrica di guerra nel 1940 per la produzione di piombo tetraetile,
il liquido da miscelare come antidetonante alla benzina. La Sloi è una grande opportunità per una città che si sta trasformando da
rurale a industriale: crea lavoro e benessere. Ma il piombo tetraetile è una sostanza altamente nociva, che provoca sintomi simili
a quelli dell’alcolismo, i quali innescano un processo fatale che dalla follia conduce alla morte. La Sloi con le sue migliaia di intossicati
e decine di morti è stata il simbolo di un sistema economico che, ancora oggi, in infiniti luoghi del mondo, baratta la vita con il
denaro…
“SLOI. LA FABBRICA DEGLI INVISIBILI”
Ore
21.15. Per la sezione Labour.doc,
proiezione di Il sangue verde, di Andrea Segre.
IL
SANGUE VERDE (Italia, 2010
– 57 minuti)
Gennaio 2010, Rosarno,
Calabria. Le manifestazioni di rabbia degli immigrati mettono a nudo le condizioni di degrado e ingiustizia in cui vivono quotidianamente
migliaia di braccianti africani, sfruttati da un’economia fortemente influenzata dal potere mafioso della ‘Ndrangheta. Per un momento
l’Italia si accorge di loro, ne ha paura, reagisce con violenza, e in poche ore Rosarno viene “sgomberata” e il problema “risolto”.
Ma i volti e le storie dei protagonisti degli scontri di Rosarno dicono che non è così. Scovarle e dare loro voce è oggi forse l’unica
via per restituire al Paese la propria memoria: quella di quei di giorni di violenza e quella del proprio recente quanto rimosso passato
di miseria rurale.