Cinema e lavoro nel 1986

Milano,
4.11.2011

 

Il
1986 è l’anno nel quale arrivano dall’Urss i film "scongelati" da Gorbaciov. Tra questi due assumono una particolare importanza: Pentimento, ultimo film  di Tenghiz
Abuladze
che arriva a Cannes due anni dopo la sua realizzazione conquistando il premio speciale della giuria, e Thema,
realizzato nel 1979 da Gleb Panfilov che vince a Berlino. Nel primo, forte denuncia della
dittatura, si richiamano anche i campi di lavoro dei deportati. Altri film da ricordare usciti nell’anno sono il francese A
mezzanotte circa
di Bertrand Tavernier, Sacrificio,  l’ultimo film del regista sovietico ma oramai attivo in occidente Andrej
Tarkovskij
, e La famiglia, del nostro Ettore
Scola
. Il film di Scola è un film sulla borghesia ma anche sui cambiamenti innescati dal tempo che passa. Il 1986 è anche l’anno
nel quale esordisce tra contestazioni e querele Giuseppe Tornatore con Il
camorrista.

Ma
veniamo al tema del lavoro e dell’economia per cercare qualche traccia nei film usciti in questo anno. Partiamo dagli Stati Uniti che,
da sempre, sono i principali invasori del nostro mercato audiovisivo.

Dagli Usa arriva il
bel film Tin Men – Due imbroglioni con signora di Barry
Levinson
. Si tratta di un film sul cinismo di una società basata sulla concorrenza ad ogni costo usando anche i mezzi illeciti
pur di vendere qualsiasi prodotto.

Arriva anche il remake de "Lo spaccone" girato
da Martin Scorsese con il titolo Il colore dei
soldi
. Si tratta di un film sul gioco e sul denaro simboli di una società dove ogni malizia è da mettere in atto pur di arrivare
allo scopo.

Un
operaio specializzato dotato di inventiva, incompreso nel suo lavoro e che non tollera il consumismo della società americana è il protagonista
della metafora ecologica Mosquito Coast del regista Peter
Weir
. Il nostro acquista un intero villaggio nella costa honduregna alla ricerca di un utopico paradiso con risultati tragici.

 

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Anche
Ron Howard in Gung Ho affronta le differenze
e gli scontri culturali narrando la vicenda del salvataggio di una fabbrica di automobili in una città americana da parte dei giapponesi.
Film interessante per i temi affrontati quello di Howard a partire da quelli relativi all’attaccamento all’azienda, alla precisione
sul lavoro fino agli scontri salariali.

Una commedia minore come Offresi
amore teneramente
di Evelyn Purcell racconta di una barista alle prese con la monotonia
del lavoro e l’emarginazione mentre in Widsom di Emilio
Estevez
un ragazzo appena uscito di prigione e disoccupato diventa una specie di Robin Hood colpendo le banche per aiutare gli
agricoltori colpiti dalle ipoteche.

Tra le produzioni che hanno avuto poco successo
qui da noi si scopre anche il ritratto di un sindacalista dei minatori ucciso da sicari mandati dal suo stesso sindacato. Si tratta
del film L’esecuzione… una storia vera di John
Mackenzie
. Chiudiamo questa carrellata sul cinema statunitense dell’anno con due commedie un po’ strampalate che parlano della
corruzione sindacale tra le guardie giurate (Pazzi da legare di Mark
L. Lester
) o di un industriale padrone di una catena di aziende di abbigliamento che si iscrive all’università (A
scuola con papà
di Alan Metter).

Un breve cenno al dramma
argentino Miss Mary di María Luisa Bemberg,
ritratto di una borghesia agraria alle prese col peronismo. Ancora furti bancari nella storia di un inventore licenziato dall’azienda
tranviaria che mette in pratica la sua genialità diventando rapinatore con sistemi teleguidati. Si tratta di una specie di elogio del
furto in un film australiano passato alla settimana della critica a Venezia: Malcolm di
Nadia Tass.

 

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Arriva
dalla Finlandia il terzo film di Aki Kaurismäki: Ombre nel paradiso. Protagonisti un camionista della
nettezza urbana e la cassiera di un supermercato alle prese con le difficoltà del lavoro e della vita.

Dall’Olanda invece
un film sulla incomunicabilità avente come protagonista gli incontri in una sperduta stazioncina ferroviaria. Il film in questione
è Lo scambista di Jos Stelling. Protagonisti lo scambista del titolo, una bella donna che vi scende
una sera ed il postino.

 

 

 

 

 

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Un
paio di film importanti arrivano invece dalla Germania. Con 40 m² di Germania

Il
regista Tevfik Baser ci fa penetrare il mondo degli immigrati turchi costretti a vivere
in appartamenti di poche decine di metri quadrati. Un film sulla emarginazione in fabbrica e fuori e sulla condizione della donna nella
cultura del paese di origine. A proposito di donne va ricordata la figura di Rosa Luxemburg
alla quale Margarethe Von Trotta dedica un film. Oltre che donna era di origini ebraiche
e straniera quindi ancor più a rischio di discriminazione. Eppure fu una delle figure più importanti del movimento operaio e socialista
del primo novecento.

La
cinematografia francese invece ci consegna una saga contadina con Jean de Florette e Manon delle sorgenti di Claude Berri. Un melodramma
che si sofferma anche su una precisa descrizione psicologica della realtà agreste caratterizzata anche dalla violenza. Tra i protagonisti
Gerard Depardieu che interpreta anche Due fuggitivi e mezzo per la regia di Francis
Veber
; un film che vede un disoccupato disperato tentare una rapina per curare la figlia. Insomma, le rapine da parte delle persone
in difficoltà diventano un leit-motiv nell’anno.

 

 

 

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E
veniamo in Italia dove in verità vi è ben poco da segnalare di specifico sul tema del lavoro se non il lavoro femminile nell’azienda
agricola di Speriamo sia femmina di Mario Monicelli.
E’ questo uno dei film più significativi dell’anno con una denuncia forte dell’egoismo maschile.

Del lavoro delle donne
(o meglio di una donna delle pulizie) parla anche il film di Francesco Maselli Storia
d’amore
che si caratterizza per la bella interpretazione di Valeria Golino.

Tra le coproduzioni
da segnalare Il volo di Thodoros 
Anghelopulos
con Mastroianni nelle vesti di un apicoltore. La figura di un industriale (apparentemente da spennare…) è uno
dei protagonisti di Regalo di Natale di Pupi Avati.