Mia madre

Milano, 29.4.2015
 
Mia madre, dell’oramai regista-culto Nanni Moretti è anzitutto il racconto semi autobiografico del rapporto tra il regista (qui interpretato da Margherita Buy) e la madre scomparsa quattro anni fa. Anche per questa ragione il film diventa una confessione non solo sulla propria vita ma anche sul suo “mestiere”. La trama è semplice: una regista piuttosto confusa sia nel lavoro che nella vita si trova alle prese con gli ultimi giorni di vita della propria madre, assistita amorevolmente dal fratello (lo stesso Moretti) che lascia il lavoro per starle vicino. Lei sta girando un film che dovrebbe raccontare le proteste degli operai alle prese con la ristrutturazione aziendale da parte di una multinazionale americana. Ed è proprio il tentativo di raccontare la realtà attraverso il cinema quello che diventa fasullo di fronte ad una persona cara che ci sta lasciando. E’ falso l’attore principale che si ritiene superiore mentre è un mediocre come falsa è la messa in scena della vicenda dove le uniche vere realtà sono quelle che invece fanno arrabbiare la regista come nel caso delle giovani comparse. Il pregio del film sta quindi sia nel saper raccontare una morte in modo non retorico che nella riflessione che questa morte innesca in merito al bilancio di una vita. Una vita spesa a voler raccontare la realtà (seppure in modo intellettualistico) e scoprire che tutto è stato finzione mentre il mondo andava da un’altra parte.