Napoleon

Regia e Sceneggiatura: Abel Gance Fotografia Jules Kruger, Joseph-Louis Mundviller (per le sequenze di Brienne e della Corsica), Léonce-Henri Burel, Nikolai Toporkoff Montaggio Marguerite Beaugé, Abel Gance Scenografia Pierre Schildknecht (responsabile), Alexandre Benois (bozzetti), Gerges Jacouty, Vladimir Meinhardt, Pimenoff, Effetti speciali:  Walter Percy Day, Edward Scholl, Eugen Schüfftan (per un breve periodo), Nicolas Wilche, Paul Minine, Segundo de Chomón Interpreti: Gina Manés, Albert Dieudonné, Vladimir Roudenko, Gina Manés Produzione: Consortium Westi (Ciné-France-Films), Films Wangeroff, Pathé Consortium, Film Abel Gance, Société Générale de FilmsDurata: 207 min (prima versione francese) / 474 min (versione divisa in due parti) / 180 min (versione tedesca e statunitense) / 129 min (versione inglese) / 330 min circa (varie versioni ricostruite negli anni 70)

Il film narra la prima parte della vita di Napoleone Bonaparte, dal 1781 quando dodicenne frequenta il collegio militare, passando per il 1789 quando partecipa, da ragazzo, alla presa della bastiglia, il 1792 quando era quasi diventato colonnello dell’esercito, fino al 1796 quando diventò generale, e fece la Campagna d’Italia.

La vicenda di Napoleone è sempre stata al centro dell’interesse del regista che girò ben 4 film sul personaggio. L’opera del 1927 si caratterizza sia per le varie versioni, data la sua lunghezza, ma anche per alcune sequenza che prevedevano l’impiego di tre proiettori su tre schermi. Un film quindi tecnicamente all’avanguardia per quegli anni e pieno d’inventiva e creatività. Eizenstein riconobbe in  Gance il merito di averlo stimolato ad occuparsi di  montaggio.

LA CRITICA

Il film venne presentato il 7 aprile del 1927 all’Opéra di Parigi. Se da più parti si levarono forti critiche contro la tesi politica che lo animava (la Rivoluzione Francese, riletta da Gance in chiave critica, era rappresentata sotto forma di disordine e d’anarchia), unanime fu invece l’elogio per la perfezione tecnica al servizio di un’alta qualità spettacolare. Una qualità che Gance aveva fortemente cercato, come indica una nota a margine della prima sceneggiatura: “Faire du spectateur un acteur, le mêler à l’action, l’emporter dans le rythme des images”. A tal fine Gance ricorse all’impiego e persino all’invenzione di apposite tecniche di ripresa: il grandangolo Branchyscope, la lente iridescente Wollensak, un ‘ascensore di ripresa’ direttamente ispirato dalla struttura della ghigliottina, il ‘pendolo parallelogrammico’ per sbilanciare i movimenti di macchina. Alle nuove tecnologie s’accompagnò l’audacia nel loro uso: per l’iniziale episodio d’infanzia Gance fece montare la macchina da presa su una slitta, nella scena al Club des Cordeliers la sospese a fili metallici per farla scorrere sopra la testa delle comparse che cantavano l’inno francese. Delle invenzioni in fase di montaggio sono perfetti esempi lo splendido incipit del film, con la battaglia a palle di neve, e la sequenza della ‘doppia tempesta’: nel montaggio parallelo, la tempesta che deve affrontare Bonaparte in fuga dalla Corsica si alterna all’altra tempesta, questa di carattere politico, che i Girondini combattono contro la Convenzione.

Ma l’elemento di maggior attrazione spettacolare fu (ed è ancora oggi) la sperimentazione della polivisione o ‘triplo schermo’: le scene girate con tre macchine da presa sincronizzate e orientate al fine di ottenere tre immagini giustapposte venivano poi proiettate su tre schermi affiancati. Gance realizzò con questa tecnica solo l’episodio della campagna d’Italia, ma in fase di montaggio impiegò il nuovo sistema anche per la sequenza della ‘doppia tempesta’. Il triplo schermo permetteva due tipologie d’impiego: le tre immagini potevano raccordarsi sugli schermi (immagine a mosaico) o essere impiegate separatamente (su ogni schermo venivano proiettate scene diverse). La sequenza della campagna d’Italia, unico trittico oggi sopravvissuto, permette di ammirare le capacità espressive e spettacolari della polivisione: sui tre schermi vediamo ora un’immagine ‘unica’ dell’esercito napoleonico schierato e pronto a combattere, ora il primo piano di Bonaparte a cavallo che occupa la posizione centrale, mentre nei due schermi laterali scorrono le immagini dell’esercito in marcia. Napoléon vu par Abel Gance, film-limite che nella sua visione ‘parossistica’ coniuga lo sperimentalismo più radicale (in particolare la lezione del cubismo) con la grande vocazione narrativa,rappresenta un caso estremo nel campo della filologia cinematografica..( Davide Pozzi – Enciclopedia del cinema Treccani)

Napoleon aveva richiesto 4 anni di lavoro, tre dei quali di riprese. Prima di scrivere la sceneggiatura Abel Gance aveva letto quasi più di 100 libri su Bonaparte […] Furono impiegati duecento tecnici di tutti i tipi […] per certe scene furono impiegate fino a 6.000 comparse […] Durante gli inseguimenti a cavallo girati in Corsica si lamentarono due morti per cadute da cavallo […] La fine delle riprese in Corsica coincise con le elezioni e l’entusiasmo di tutti era tale che il partito bonapartista trionfò a svantaggio di quello repubblicano […] Per la scena della tempesta si dovette ricostruire il Mediterraneo in studio. L’avvio delle riprese anziché essere ordinato con il classico ordine (“Motore”) veniva dato di volta in volta con un colpo di pistola, muggiti di sirena o segnali luminosi.

[…] Il regista agiva sui loro nervi come un direttore d’orchestra su quelli dei suoi orchestrali… Quando salì per un momento in cattedra per dare molto semplicemente con la voce dolce e velata alcune spiegazioni tecniche fu salutato da un grido di ammirazione col quale questi esseri domati si davano interamente ad un capo. E’ guardando la messa in scena di questa piccola rivoluzione che si capisce quella grande. Se Abel Gance avesse avuto ai suoi ordini diecimila comparse, inebriate di storia e con l’animo stordito dall’ebbrezza di obbedire, avrebbe potuto a sua volta lanciarle all’assalto di qualsiasi ostacolo, far loro invadere Palazzo Bourbon o l’Eliseo e farsi proclamare dittatore.

[…] Non c’è in Napoleon scena che non ci dia l’impressione di essere il clou del film, non c’è inquadratura che sia carica di emozione, non c’è attore che non dia il meglio di sé. Abel Gance, a dispetto degli anni, rimane il più giovane dei nostri autori.  (François Truffaut)5