Nel futuro dell’Ue serve giustizia sociale

Le critiche dei sindacati europei al discorso di von der Leyen sullo stato dell’Ue

«Le cause dell’attuale emergenza sulla giustizia sociale non sono state affrontate», questo il giudizio espresso dalla Confederazione europea dei sindacati (Ces) in merito al discorso sullo Stato dell’Ue 2023, pronunciato il 13 settembre dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, presso l’aula europarlamentare di Strasburgo. «Accogliamo con favore l’appello della presidente von der Leyen per un Vertice delle parti sociali, l’anno prossimo, per rimettere in carreggiata la visione di Jacques Delors di un’Europa sociale. Si tratta di un segno di fiducia nei confronti dei sindacati e delle imprese che lavorano insieme come parti sociali. I lavoratori e i loro sindacati hanno piani per un accordo equo e siamo pronti a negoziare. Tuttavia, non sono state annunciate soluzioni per i lavoratori che oggi lottano con la crisi del costo della vita o temono di perdere il lavoro» ha dichiarato la segretaria generale della Ces, Esther Lynch. Secondo la rappresentante dei sindacati europei, la grande verità taciuta, ignorata, riguarda le attuali proposte dell’Ue per reintrodurre regole fiscali: «La posta in gioco è molto alta: un ritorno all’austerità costringerà gli Stati membri a fare 45 miliardi di euro di tagli, portando a meno posti di lavoro, salari più bassi, servizi sottofinanziati e meno investimenti nelle transizioni verde e digitale». Inoltre, Lynch ha osservato come la presidente della Commissione abbia sottolineato la volontà dell’Ue di deregolamentare le piccole e medie imprese europee, prevedendo un controllo della competitività da parte di «un Consiglio opaco, che non è democratico. Ciò comporta il rischio di rendere più difficili i progressi sui diritti del lavoro, sulla sicurezza dei lavoratori e sull’ambiente».

Agevolazioni alle imprese europee
Tra le varie questioni affrontate dalla presidente della Commissione europea nel suo discorso sullo Stato dell’Ue, per quanto concerne l’ambito economico ha individuato «tre grandi sfide per l’industria europea: la carenza di manodopera e di competenze, l’inflazione e la necessità di agevolare l’attività economica per le imprese». Le piccole imprese, ha osservato von der Leyen, «non hanno la capacità di gestire una struttura amministrativa complessa e sono frenate dalla lunghezza delle procedure. Di conseguenza spesso producono meno nel tempo a disposizione, perdendo importanti opportunità di crescita». Così, l’Ue intende nominare un rappresentante europeo per le piccole e medie imprese (Pmi), che riporti le loro istanze, mentre per ogni nuovo atto legislativo si procederà a «un controllo della competitività a opera di un comitato indipendente».
Poi, ha annunciato la presidente della Commissione, in ottobre saranno presentate «le prime proposte legislative per ridurre del 25% gli obblighi di comunicazione a livello europeo», con l’intenzione di cooperare con gli Stati membri perché anche a livello nazionale si giunga a una riduzione del 25%. Perché, ha affermato von der Leyen, «è ora di agevolare le imprese in Europa» ma, risponde la Ces, salvaguardando sempre i diritti del lavoro, la sicurezza dei lavoratori e l’ambiente.
Imprese europee che, secondo la presidente della Commissione, hanno anche bisogno di accedere alle tecnologie «per innovare, svilupparsi e produrre», motivo per cui è stata lanciata la piattaforma per le tecnologie strategiche Step (Strategic Technologies for Europe Platform) con l’obiettivo di «incrementare, mobilitare e orientare i fondi dell’Ue per investire in qualsiasi tipo di prodotto: dalla microelettronica all’informatica quantistica fino all’intelligenza artificiale, dalle biotecnologie alle tecnologie pulite».
Al fine poi di salvaguardare la competitività europea, spesso minacciata da «strozzature concrete lungo le catene di approvvigionamento globali, anche a causa delle politiche deliberate di altri Paesi», oltre a lavorare con i vari partner internazionali per rafforzare la sicurezza economica, la presidente della Commissione ha comunicato di aver chiesto all’ex presidente della Bce ed ex capo del governo italiano, Mario Draghi, «di preparare una relazione sul futuro della competitività europea. Perché l’Europa farà tutto il necessario, costi quel che costi, per mantenere il suo vantaggio competitivo».

Rilanciare il ruolo delle parti sociali europee
Sul mercato del lavoro von del Leyen ha sottolineato come, dopo il disastro creato dalla crisi pandemica, l’Ue abbia agito per «salvaguardare 40 milioni di posti di lavoro» attraverso la creazione di uno Strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un’emergenza (Sure). Successivamente con l’iniziativa NextGenerationEU si è cercato di ridare slancio all’economia e ora «l’Europa si appresta a raggiungere la piena occupazione».
Ma, ha osservato, «anziché milioni di persone che cercano lavoro, oggi ci sono milioni di posti di lavoro per cui si cercano persone», con livelli record di carenze di manodopera e di competenze, come dichiarato dal 74% delle Pmi europee. Allo stesso tempo, ha aggiunto, «milioni di genitori (per lo più madri), faticano a conciliare lavoro e famiglia, data l’assenza di strutture per l’infanzia», mentre «otto milioni di giovani non studiano, non frequentano corsi di formazione e non lavorano». Una situazione che «costituisce anche una delle strozzature più significative per la competitività dell’Ue» e che evidenzia la necessità di «migliorare l’accesso al mercato del lavoro» e di «rispondere ai profondi cambiamenti in campo tecnologico, sociale e demografico».
Cosa che può avvenire solo in collaborazione con le parti sociali, che «devono tornare ad essere il fulcro del nostro futuro» ha detto la presidente della Commissione, annunciando per il prossimo anno un nuovo Vertice a Val Duchesse (Belgio) delle parti sociali, «che forgeranno così il futuro dell’Europa». Nello stesso luogo dove quasi 40 anni fa l’incontro convocato dall’allora presidente della Commissione europea, Jacques Delors, diede via al dialogo sociale europeo.