New Rose Hotel

Milano, 13.1.2015
 
REGIA: Abel Ferrara SCENEGGIATURA: Abel Ferrara, Christ Zois FOTOGRAFIA: Ken Kelsch  MONTAGGIO: Jim Mol, Anthony Redman MUSICHE: Schooly-D INTERPRETI: Christopher Walken, Willem Dafoe, Asia Argento, Annabella Sciorra, Yoshitaka Amano, Gretchen Mol, John Lurie, Andrew Fiscella, Kimmy Suzuki   PRODUZIONE: Edward R. Pressman Film Corporation, Quadra Entertainment  DISTRIBUZIONE: BIM – COLUMBIA Tristar Films Italia – Millenium (1999) – DURATA: 98 Min
 
Le società multinazionali controllano il mondo. La guerra che si combatte è quella dello spionaggio industriale, il mercato nero è delle spie, dove circolano somme di denaro fortissime. La Osaka vuole mettere al proprio servizio Hiroshi, grande uomo di scienza che sta lavorando alla manipolazione di alcuni virus fondamentali. Fox e X ricevono questo incarico. Per portare a termine il colpo, i due amici convincono Sandii, una giovane di facili costumi conosciuta in un locale, affinché seduca Hiroshi, lo convinca a lasciare la famiglia e a seguirla. Spostandosi tra Vienna e Marrakech, Sandii esegue il compito, poi incontra X che le chiede come è stato e le dice che la vuole sposare. Fox è convinto che tutto vada per il meglio, ma X gli dice che le cose si mettono molto male. Scoppia un’epidemia, Hiroshi muore, Sandii scompare, i loro soldi sono svaniti dal conto. I due amici capiscono: Sandii li ha venduti alla concorrente Mas. Fow preso dal panico si butta dalla balaustra dell’albergo. X è innamorato di Sandii, e pensa di dirle: se veramente lo desideri, ce ne andiamo via.
 
In un mondo dove le  società multinazionali controllano il mondo ed i governi sono semplicemente costretti a sottostare  Ferrara, inserisce una vicenda  di spionaggio industriale  ma in realtà mette in scena il vuoto di un mondo che si basa sull’illusione. Tema dichiarato del film è l’amicizia, l’avidità ed il tradimento in una sacra rappresentazione come nei suoi film precedenti, anche se qui presentati in un modo più caotico.
 
LA CRITICA
 
Il nuovo film di Ferrara, gronda fascino e ambiguità in ogni inquadratura: Walken, Satana in bianco, guida (o meglio crede di guidare) il balletto delle anime: Dafoe, angelo perduto, viene travolto dall’ambigua sensualità di Asia Argento, che ha bei vestiti ma accessori cheap. Per una volta, però, il fascino delle immagini non basta a completare il film. In “New Rose Hotel” sembrano mancare una tesi, un’idea, una chiusura narrativa (a parte il “trucco” della ripresa finale di spezzoni e flash, quasi a costruire una teoria della visione). Sembra mancare “the edge”, “la scintilla” evocata da Walken: la virtù di colpire nel segno.(Film Tv)
 
“Il terzetto degli interpreti, anche se costretto a pronunciare battute impossibili, si muove con bravura e l’impaginazione è fascinosa. A seconda della fascia d’età (anche mentale) dello spettatore, vincerà l’irritazione o l’ammirazione”. (‘la Repubblica’)
 
Ferrara firma ogni singola scena di ‘New Rose Hotel’, inseguendo un proprio gusto visionario e respingente”. (l’Unità’)
 
“Cose belle: Walken guittissimo e luciferino, con un bastone alla ‘Signora di Shangai’. Asia Argento conturbante e tatuata, ma pericolosamente incline al culto di sé”. (‘Il Messaggero’)
 
“Per Ferrara questa ragazza, che nel racconto di Gibson ha soltanto 14 anni, è una accalappiatrice, una sorta di fusione tra Louise Brooks e Betty Boop. L’incontro fra Abel e Asia Argento era scritto nel destino freak di entrambi”. (‘Ciak’)
 

 

Low budget, visivamente ricercato e sperimentale (facendo di necessità virtù, Ferrara crea loop visivi alternando senza sosta video e pellicola), “New Rose” è un film sbilanciato e imperfetto, ma interessante. Nella sua imperfezione risiede la sua bellezza ipnotica. Una storia d’amore disperata sopra tutto; poi, spionaggio (industriale) e un sapore di “futuro (più che) possibile”, confinante con la contemporaneità (i questi due qui tratti risiede la filiazione cyberpunk). Sul lato audio, la colonna sonora musicale di Schooly D è così azzeccata da farci addirittura dimenticare la voce della Argento. Non è poco.(Luca Aimeri)